Sì, insomma, lo sfigato del gruppo». Loser vincente, con Sara si erano presentati anche versione caprese, lei pomodoro e lui mozzarella, per poi finire su una pizza “come ironico omaggio all’Italia”. Guillermo Mariotto li aveva stroncati. «Basta con questo circo, due pagliaccetti in pista».
Viaggiatore, ambasciatore della cultura coreana («che tragedia non potersi muovere, vorrei tanto fare la pulizia del viso in una di quelle magnifiche Spa»), senza tabù e senza vergogna, nel sabato di Rai 1 porta sé stesso.
Costantino, che dice Milly Carlucci?
«Milly è più aperta di come appare, ha viaggiato tanto, ha partecipato ai primi gay pride della storia. Quando l’ho incontrata la prima volta le ho detto: “Faccio il programma solo se posso fare quello che voglio e travestirmi”. Si è rivelata visionaria. Poi le discussioni sono quelle che sono, ho preso in giro la giuria perché non coglieva i riferimenti alla Londra underground o alla moda di Galliano».
Vuol dire che giocando fa cultura?
«Nel mio piccolo porto elementi di cultura pop internazionale. Ballando dà dimostrazione di grande apertura, a differenza della tv italiana, autarchica. L’ho detto subito: non sarò la Maya Plisetskaya dello show, farò intrattenimento. In un periodo così duro far sorridere il pubblico è un gran risultato. Sui social infermieri e malati mi scrivono “grazie”. Mi ha sorpreso, non mi sono mai visto come una persona utile».
Confessi: vorrebbe vincere?
«Scherza? Non bisogna vincere Ballando. Il vincitore deve fare sei balletti, io più di due non riesco».
Le risse con Guillermo Mariotto sono vere o è un gioco della parti?
«Non so se Guillermo sia convinto o sia preso da raptus psichedelici, Carolyn Smith invece sembrerebbe crederci. Sono venti anni che questo programma è così e deve essere così, ma la tv dovrebbe adattarsi ai tempi. Ballando è intrattenimento. È bello essere curiosi e la danza fa bene. Carolyn è di Glasgow, città di 600mila abitanti che sforna più artisti di tutta Italia. Vorrei chiederle un aiuto perché danzare mi mette di buonumore e ho il terrore che il giorno in cui finirà Ballando cadrò in depressione. Spero che mi aiuti a trovare un dance trainer».
“Ballando” è nazionalpopolare: cercava nuovo pubblico?
«L’ultima edizione di Pechino express era andata bene, ho trovato tifosi. Divido molto, qui tifano per me perché sono massacrato dalla giuria. Poi c’è chi vorrebbe che mi esibissi come Bolle ma non ho il fisico. Il mio percorsino l’ho fatto, ma c’ero rimasto male per le critiche: nel bene o nel male, un 10% di umanità ce l’ho anch’io».
Ammetterà, è un ballerino stravagante.
«Vestito da margherita ho fatto un balletto che simboleggiava la rinascita dell’economia dopo il Covid. Avevo fatto tutti i miei passetti di slow boogie e mi hanno stroncato: “Non hai ballato”».
Coppia preferita tra i concorrenti?
«Daniele Scardina e Anastasia Kuzmina. Lui è il più simpatico e il più lontano da me, ma mi ha accolto subito».
Cosa progetta?
«Tra gli autori televisivi c’è molto cinismo, sottovalutano il pubblico. Ho tante idee, spero che si esca dalla crisi e dal sovranismo culturale. Mi auguro che l’economia ricominci a girare. Gianni Boncompagni diceva che la televisione si fa con i soldi, vorrei fare programmi dal respiro internazionale».
Come sta vivendo la pandemia?
«Con paura. Ma mi fa più paura la società chiusa: la gente spaventata ha reazioni inconsulte e diventa complottista. Ho tre amici malati e mia nipote, che era stata contagiata, me l’ha detto quando è guarita per non farmi preoccupare. Mi viene l’ansia per le persone a cui voglio bene, non per me. Ne ho passate talmente tante. Da ragazzino mi sono preso un batterio in ospedale; un frate pregava, la mia famiglia piangeva. Pensavano tutti che morissi, sono ancora qua».