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 2020  novembre 15 Domenica calendario

Il Covid affossa i conti dell’Inps

La seconda ondata dell’epidemia mette sotto pressione anche i conti dell’Inps. Negli ultimi anni, lo Stato si è trovato diverse volte a ripianare il debito della previdenza, quindi i milioni di italiani che percepiscono la pensione e un assegno per il sostegno al reddito non corrono pericoli, ma questo è l’ennesimo segnale che getta un’ombra sulla stabilità futura dell’ente.
L’impennata autunnale del virus costerà all’Istituto almeno altri due miliardi che andranno a peggiorare il rosso già previsto nel bilancio 2020. L’assestamento approvato poco più di un mese fa dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps certificava un esercizio negativo di 26 miliardi e un peggioramento della situazione patrimoniale netta. La gestione economica, dunque, segna ora una perdita di 28 miliardi.
Il lockdown di primavera, la gelata del mercato del lavoro (-600 mila occupati) e la chiusura di decine di migliaia di aziende pesano sul bilancio con 15 miliardi di minor gettito contributivo, e poi ci sono 4 miliardi di maggiori prestazioni pagate direttamente con i soldi dell’Istituto. Come la cassa integrazione ordinaria, che a differenza della cig Covid, del Reddito di cittadinanza e del Rem, non è a carico della fiscalità generale. Viene infatti finanziata dai datori di lavoro e dai lavoratori che ogni mese versano quei contributi che finiscono nei fondi per i trattamenti di integrazione salariale gestiti dall’Inps.
Nonostante i trasferimenti statali stabiliti dai decreti Cura Italia, Rilancio e Agosto, gli effetti di questi provvedimenti, uniti alla stretta sulle imprese dovuta agli ultimi due Dpcm e alle ordinanze del ministero della Salute, comportano per l’Istituto una spesa che sale da 4 a 6 miliardi di euro con un buco che, appunto, si allarga di 2 miliardi. Un aggravio che potrebbe aumentare nell’ultimo trimestre, se la zona rossa dovesse arrivare a comprendere tutta Italia, e andrà a riflettersi sul bilancio preventivo del 2021 atteso per la fine di novembre. Nella bozza della manovra, che la prossima settimana approderà in Parlamento, sono stanziati oltre 5 miliardi per gli ammortizzatori sociali attivabili da gennaio a giugno, però verranno coperti dal governo con risorse in deficit.
Il presidente del Consiglio di vigilanza dell’Inps, Guglielmo Loy, non ha aggiornamenti sulle minori entrate riguardanti «la stagnazione occupazionale» e il rinvio dei versamenti, ma si aspetta che il gettito possa calare ancora. «L’occupazione non è cresciuta e il mancato turn over con 2-300 mila persone che andranno in pensione avrà sicuramente un peso», sottolinea.
Il Civ dell’Istituto previdenziale torna a lanciare l’allarme come già aveva fatto in occasione dell’assestamento di bilancio. Loy è preoccupato per la «sostenibilità del sistema» e aggiunge: «Finché il rapporto tra contribuenti e pensionati resta all’1,25 l’equilibrio regge», anche se negli ultimi due anni si è ridotto dello 0,3. Lo chiama «il nostro numero magico e se peggiora, insieme al tasso di occupazione che è al 58%, qualche problema si crea». Perciò Loy pensa che il governo debba «cominciare a riflettere come tenere in piedi i conti, magari con un intervento finanziario che possa mantenere sostenibile il sistema».
Il Consiglio di vigilanza ha invitato l’Istituto a elaborare un piano pluriennale di vendita del «patrimonio immobiliare da reddito», composto da circa 30 mila unità per un valore di 2,5 miliardi di euro. Si tratta principalmente di abitazioni (il 36%), uffici, locali commerciali, negozi, ma anche box, cantine, posti auto e terreni (sono 1.200). La dismissione permetterebbe, ad esempio, di ridurre i costi degli affitti e di garantire la proprietà delle sedi territoriali.