La Lettura, 15 novembre 2020
Animali con il radar nell’orecchio
Come mostra la visualizzazione, le capacità uditive di animali molto simili, come la foca e l’otaria, possono essere assai diverse, mentre le frequenze dei suoni più acuti percepiti da due specie così dissimili come l’elefante e il passero sono quasi identiche.
L’orecchio è molto spesso al servizio della comunicazione tra i due sessi o comunque fra individui della stessa specie all’interno di una famiglia o di un branco. Esiste pertanto una corrispondenza fra le frequenze dei suoni prodotti da un animale e quelle percepite dai suoi organi uditivi. Questi stessi suoni, invece, possono essere fuori della portata di altri animali. Da qui, una speranza di sfuggire ai predatori: «Parla, ma in modo da non farti sentire». Ma non è sempre possibile: lo squittio del topo, di cui il nostro orecchio percepisce solo la frazione meno acuta, è del tutto alla portata dell’orecchio di un gatto.
Oltre che alla comunicazione fra simili, l’udito serve dunque a riconoscere la presenza nell’ambiente di possibili prede, o di predatori. Questo può spiegare la presenza di orecchi funzionanti anche in specie che non producono suoni, ma devono comunque fare i conti con gli altri animali presenti nell’ambiente, com’è il caso di alcuni pesci (forse molti, ma non tutti), che sono davvero muti, come nell’opinione popolare.
L’udito può poi servire per realizzare una mappa degli oggetti circostanti, che permette di muoversi e di agire anche in assenza di luce. Questa possibilità, sfruttata da molti pipistrelli e dai delfini, consiste nell’emissione di suoni a frequenza elevata da parte dell’animale, mentre il suo orecchio finissimo registra l’eco rimandata dagli oggetti circostanti. Questo meccanismo di ecolocalizzazione è usato anche da qualche uccello, come il guaciaro del Sudamerica.
La capacità di udire non è condivisa da tutti gli animali: ne beneficiano i vertebrati e una parte degli insetti. Nel moscerino della frutta, i movimenti dell’aria prodotti dal movimento ritmico delle ali del maschio sono raccolti da un organo di senso situato sulle antenne della femmina; i grilli, invece, hanno membrane uditive simili ai nostri timpani, ma queste non stanno ai lati della testa, bensì sulle tibie delle zampe anteriori.