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 2020  novembre 14 Sabato calendario

Periscopio

Che cosa penso di Salvini? Un ragazzo furbo. Non molto di più. Claudio Velardi. (Giancarlo Perna). Libero.
I fatti miei mi annoiano sempre a morte; preferisco quelli degli altri. Oscar Wilde.

Il 17 agosto compirò 84 anni ma ho ancora voglia di scrivere canzoni. Anche a un’età avanzata come la mia, restiamo tutti ragazzi perché i nostri anni, in confronto all’eternità, sono infinitesimali, una roba di millimetri... La creatività non scade, non ha limiti di tempo. Mogol (Emilia Costantini). Corsera.

Se Mario Missiroli voleva cambiare il significato di un articolo era di una bravura singolare, spostava poche virgole e il senso si trasformava completamente. Alberto Ronchey e Pierluigi Battista, Il fattore R. Rizzoli, 2004.

Il fatto ineludibile è che i popoli esistono. Ed è proprio questo che l’Unione europea crede di poter cancellare con le parole scritte dei suoi Trattati. Se gli Stati debbono annegare nel mare indefinito che porta il nome di Europa, cosa faranno i Popoli che fino ad oggi vi ci sono riconosciuti? Le Nazioni non nascono dal nulla. La circoscrizione in territori in cui la percezione del diritto e un Confine è, prima di tutto fisica, geografica, non la si può eliminare affermando che non esiste o, peggio ancora, che è fonte di errore e di conflitto. Ida Magli, Contro l’Europa. Bompiani, 2001.

Per il futuro, Marco Bentivogli parla di «proposte territoriali e popolari» e da ex sindacalista, è stato capo dei metalmeccanici della Cisl spiega che nelle aree dove saltano i legami sociali «arrivano i Compro oro e le slot machine, le persone si chiudono, l’onda populista sale». Quale sarà, quindi, il primo campo di intervento di Base Italia?: «Il lavoro». Massimo Rebotti (Corsera).

Seguono mesi di furiosa propaganda antileghista e antilombarda. Tanto che nel resto d’Italia si dà in pasto alla gente la sensazione che i lombardi, giustamente rappresentati dai politici che si meritano, sono degli untori, irresponsabili e menefreghisti che vanno in giro per il Paese a impestare gli altri poveri concittadini. Devono arrivare le risultanze della prima commissione d’inchiesta, guidata dal non sospettabile di simpatie di destra (e neanche di centro) ex procuratore Gherardo Colombo, uno dei protagonisti del mitico pool Mani Pulite, per azzittire la marea berciante. Purtroppo, i risultati di questa inchiesta sui morti alla Baggina (che invece dei cattivi leghisti e berlusconiani lombardi mette piuttosto sotto accusa assenteismo e sindacati) giunge solo a luglio inoltrato. Ovvero nella stagione estiva inoltrata, quando gli italiani cominciano a respirare e hanno quindi altro per la testa che informarsi sui giornali di come sono andate le cose. Luigi Amicone. Tempi.

Ma sì: l’inglese è di sinistra, la ricerca della parola italiana è di destra, è reazione, autarchia, fascismo. Balle. Finché uno dice «marketing» amen, sia pure. Ed è vero che l’italiano, come diceva Gianni Brera della squadra Nazionale di calcio, è lingua femmina, e le piace essere corteggiata e magari sedotta dall’inglese e persino dall’arabo, ma per poi dominarlo come da tradizione matriarcale mediterranea, ma qui siamo alla prostituzione babilonese. Che bisogno c’è di dire «mission» con la bocca a culo di passero, «vision», «sentiment», «austerity». Nei licei classici attirano oscenamente i prossimi studenti all’«open day» (giorno a porte aperte) o alla «summer school». Renato Farina. Libero.

I giornalisti statunitensi inviati in Germania si commossero dello stato di prostrazione delle Germania del primo dopoguerra e scrissero degli articoli che determinarono un’ondata di generosità da parte degli Usa. In centinaia di migliaia i Care-Pachete (che erano i pacchi di sussistenza per le truppe americane) arrivarono in Germania. Quarant’anni dopo i tedeschi si ricordavano ancora del loro stupore davanti al contenuto di quei pacchi. Brigitte Sauzay, Ler vertige allemand. Olivier Orban, 1985.

Curzio Malaparte descrisse così la disfatta di Caporetto ne La rivolta dei santi maledetti: «Fuggivano gli imboscati, i comandi, le clientele, fuggivano gli adoratori dell’eroismo altrui, i fabbricanti di belle parole, i decorati della zona temperata, i cantinieri, i giornalisti, i napoleoni degli Stati Maggiori, gli organizzatori delle difese arretrate, i monipolizzatori del patriottismo degli angoli morti e delle retrovie, decisi a tutto fuorché al sacrificio». Massimo Fini, Il Ribelle. Marsilio, 2006.

In fin dei conti gli amori e la politica sono, per Cesare Pavese, sullo sfondo. Il vero nucleo della sua vita è la scrittura. È intellettuale raffinatissimo, pioneristico traduttore dall’inglese, infaticabile motore alla Einaudi (dove fonda collane e sceglie autori, dicendo «lavoro come uno schiavo dell’antico Egitto», ma più che una lamentela sembra un vezzo). Va come un treno: tra i libri non si concede ingenuità, né sconti. Ma è una missione logorante, una piccola guerra da scrivania in cui letteralmente si consuma. E una volta arrivato in cima, forse Pavese scopre che non ha più dove andare, se non scendere giù. La solitudine gli diventa insopportabile. Non a caso nel Mestiere di vivere il 18 agosto scrive: «Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più». Perché un vero scrittore, non importa se in lotta con la società letteraria, il proprio tempo, il cuore o se stesso, quando decide che non può scrivere, di fatto smette di vivere. Maurizio Pilotti. Libero.

Il goscismo italiano, oltre alle scarse virtù sue proprie, dalla pratica d’uno squadrismo classicamente (ma nascostamente) mussoliniano all’amore comunista ortodosso per i tiranni, da Stalin a Mao, da Che Guevara a Ho Chi Min, fu, al confronto degli altri goscismi europei, un estremismo particolarmente smorto. Non ebbe un’anima antiautoritaria, né seppe esprimere tecniche di comunicazione efficaci e originali, sempre a differenza del goscismo francese, per esempio, che s’ispirò a dada e al surrealismo. Diego Gabutti, Informazionecorretta.com.

Sulle panchine dei giardini pubblici di New York c’erano, a quell’ora, solo poche persone anziane. Un vecchio stava leggendo un quotidiano jiddish. Un altro si era rimboccato una gamba dei calzoni fino al ginocchio e si scaldava al sole la gamba affetta da reumatismi. Una vecchia lavorava a maglia, con lana ruvida e grigia, una giacchetta. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.

Com’è difficile essere buffoni in un paese di buffoni. C’è sempre qualcuno che lo è più di te. Roberto Gervaso.