la Repubblica, 14 novembre 2020
Le Sardine un anno dopo
Non hanno più l’acqua delle piazze in cui nuotare, l’ultima gli è stata tolta dalle ordinanze anti-Covid proprio oggi a Bologna, giorno del compleanno. Non sono diventate un partito, come molti pensavano. Rimangono fuori dal Pd, in contrasto coi 5 Stelle, nuotano nel fondale dopo essere state sulla cresta dell’onda, a un passo dall’incontrare il premier Conte. Esistono e resistono. E vogliono diventare laboratorio di una nuova sinistra allargata. Un anno dopo, le Sardine.
«Abbiamo dato una casa al popolo di sinistra smarrito, fatto alzare i rassegnati dal divano, ora vogliamo aiutare a ricostruire una casa del centro sinistra. Non possiamo più stare stretti, certo non staremo certo muti». Mattia Santori non ha perso il sorriso che buca in tv e l’ambizione, indossa la tuta perché dopo il lavoro alla rivista Energia-Rie, continua ad allenare i bambini, «ora c’è la fila sui campi di atletica». Ha compiuto 33 anni, riavvolge il nastro. La piazza del 14 novembre 2019 riempita coi suoi tre amici da birretta al bar: 15mila, tre volte tanto i leghisti alla convention accanto, lo slogan “Bologna non si Lega”. Cacciarono Salvini, fecero vincere Bonaccini. E diventarono fenomeno politico che ha fatto il giro del mondo. Almeno 50 flash mob ittici da Milano a New York, da Cagliari ad Helsinki, i centomila a Roma il 15 dicembre, il congresso al centro sociale Spin Time, in uno stabile occupato. A gennaio il Concertone dei 40mila a Bologna, con Afterhours e il rapper Marracash, il rush finale delle Regionali: più numerosi a Bibbiano, dove Salvini chiuse la campagna elettorale, il tuffo dadaista al Papeete Beach. Il movimento è al culmine, viene travolto, tra gaffe, fuoriuscite, attacchi. È un salto lungo dall’Emilia all’Italia, «e noi eravamo impreparati». La sbornia mediatica fa inciampare i leader fai-da-te: la foto con Benetton, l’apparizione ad Amici, l’uscita sull’Erasmus al Sud. Ingenuità ed errori, mentre cambia il mondo e pure il “nemico": il virus toglie la presenza a un movimento che ha portato i corpi fuori dal web e riportato il corpo elettorale (di sinistra) nelle urne. Vicinissimi ad essere ascoltati a Palazzo Chigi e a strutturarsi come movimento nazionale a Scampia. Il lockdown blocca tutto. Sardine in scatola, sebbene non ferme: 2500 pasti consegnati a Napoli, 300mila euro raccolti per l’ospedale di Sassari, 5mila mascherine ai senzatetto di Milano. «L’errore madornale è stato non aver riconosciuto prima che la pandemia avrebbe cambiato i rapporti umani, abbiamo pensato di poter andare avanti lo stesso. E questo ci ha sderenato: difficile costruire un processo di legittimazione su Zoom – ragiona Mattia Santori – Altro errore, del movimento: credere che l’anti-salvinismo bastasse a ricostruire una nuova fase. E mio: aver accettato troppo a lungo di fare da parafulmine». La rete ora conta 200 coordinatori, un direttivo di 15: il confronto è nelle assemblee online. In 300mila seguono la pagina “Seimila Sardine”, attivisti da mappare nel reale, però. Scatterà l’iscrizione all’associazione “6000 Sardine”, a breve part e il tesseramento. La conta per sapere quanto si conta ancora, a riflettori spenti e piazze inagibili. «La battaglia più complessa è quella priva di un nemico identificabile. Il rischio è di un tutti contro tutti. Eppure continuo a pensare che il nemico siamo noi stessi nel momento in cui rinunciamo ad avere speranza» s’interroga Andrea Garreffa, tra i trentenni bolognesi che fecero l’impresa. «Il nostro Dna è mettere davanti la collettività al proprio interesse, credere nella non violenza e nella cura della comunità». Roberto Morotti, l’ingegnere, ora dà solo una mano, Giulia Trappoloni, fisioterapista, cura progetti locali. Jasmine Cristallo, voce delle Sardine al Sud, si batte per Gino Strada in Calabria. Nel suo orizzonte le lotte contro le disuguaglianze, «lotte di sinistra». Insiste: «La pandemia ha aperto il vaso di Pandora: dalla sanità al collasso al lavoro nero, dai tagli alla scuola ai cambiamenti climatici. Siamo chiamati a rispondere ad emergenze dove non sono previsti tempi supplementari». La risacca preoccupa Mattia Santori: «Provo la stessa sensazione dei giorni che precedettero l’arrivo di Salvini in Emilia, mi sento inerme davanti a una società che torna a disgregarsi. Con la responsabilità di dover fare qualcosa». La Fase Due è tutta interna. «Non sentite parlare di noi perché stiamo mettendo radici, ora possiamo solo crescere. È una sfida ancora più politica quella che ci attende dove non ti puoi più accontentare di una rivoluzione individuale, tante piccole azioni non bastano al cambiamento. La nostra forza propulsiva era la dimensione collettiva, ora siamo parte della frammentazione del mondo in un sistema dove l’area progressista è diventata bandiera della conservazione. Se alla difesa dei diritti non associ l’evoluzione del rapporto sociale non inciderai mai su un sistema ingiusto». L’interlocutore è il Pd: «L’antidoto al populismo non è solo riempire le piazze, ma cambiare il modo di fare politica nel centro sinistra. Zingaretti ha dimostrato nei fatti un’apertura». Ma non basta, nella Bologna chiamata al dopo sindaco nel 2021 hanno appena lanciato una bordata alla dirigenza locale in nome delle primarie. I 5 Stelle? «Ci attaccano pur dicendo che non contiamo niente». Lo scontro più duro con Di Maio, al loro No al Referendum. Ribadisce Santori: «Non faremo un partito, non cerchiamo candidature, possibile che se non sei un soggetto elettorale non conti? Fedez ora come ora fa più politica di Salvini. Abbiamo innovato un modello, continueremo a farlo: la scuola di politica, le seimila piantine vendute in piazza per i teatri chiusi che rifaremo». Giulia Gianfelici, 31 anni, pedagogista di Civitanova Marche dove soffia forte la destra, è voce resistente: «Essere Sardina oggi significa portare avanti un’idea di comunità che sa accogliere. Ci credo, ancora».