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 2020  novembre 14 Sabato calendario

Diario di scrittura di Morgan

Nell’audiolibro ci sono tutte le tracce della mia «vita-audio» e siccome sono un musicista direi che è qualcosa di abbastanza importante per me, perché è il senso di quello che sono e che ho fatto per 48 anni. Il contenuto è molto articolato perché in questo gigantesco zibaldone sonoro ci sono elementi di ogni natura, dal punto di vista del formato, della provenienza, dello stile e del modo in cui sono organizzati insieme agli altri. Ad esempio ci sono oggetti sonori originali risalenti a quando avevo sei o sette anni, usati proprio nei momenti in cui io parlo di quegli episodi della mia infanzia, e magicamente fanno la comparsa le registrazioni vere, originali, proprio quelle che faceva mio padre da appassionato di nastri e di bobine, una passione per lui come hobby, ma che avendomi trasferito per me rappresenta l’imprinting della mia professionalità, tant’è che si possono ascoltare proprio perché negli anni io ne ho avuto cura e li ho conservati e fatti giungere fino ad oggi perché li ho sempre trasferiti da un supporto all’altro, da bobina a cassetta, da cassetta a DAT, da DAT a Adat, da Adat a multitraccia, finché con la comparsa dell’hard disk recording li ho «digitalizzati», ed eccoli qui giunti al 2020 restaurati e tenuti come gioielli, gioielli sonori, registrati da un bambino di sei anni nel 1978 che voleva fare da grande il cantante e di nascosto dal mondo nella sua cameretta si registrava la voce cantando il rock di Elvis e Little Richards perché da grande voleva fare il rocker.
Stessa cosa per i documenti che ritraggono il rapporto tra me e la mia prima figlia quando viveva quotidianamente la musica che io registravo e producevo a casa notte e giorno e che lei assorbiva con stupore, integrandola in una quotidianità di espressione e creazione. La bambina che a quattro anni nel mezzo della notte si sveglia e anziché piangere si mette a suonare il teremin e poi torna a dormire si ascolta nel capitolo sul sintetizzatore, una registrazione del 2005 che avevo fatto su una telecamera digitale dell’epoca, e come con i nastri di mio padre oggi si può ascoltare perché nel tempo, con ogni cambiamento tecnologico dello standard io ho tradotto quel materiale, curandolo, archiviandolo, facendolo arrivare intonso ad oggi, con tutta la sua magia e la qualità diversa del suono rispetto a quello che oggi siamo abituati ad ascoltare, una grana che ti riporta esattamente a quel momento.
È limitante pensare che il passato sia il vinile e il presente sia il computer, parlo della qualità del suono, perché in mezzo ci sono state mille altre tecnologie di registrazione e ognuna delle quali ha avuto la sua matericità dettata dal corpo fisico su cui il suono veniva registrato, producendo un risultato sempre differente. C’è stato il nastro, tutti i tipi e le misure di nastro, i quattro e gli otto piste a cassetta da un ottavo di pollice, c’è stato l’Adat multitraccia digitale, i primi campionatori con cui si fotografava la realtà acustica a basse frequenze di campionamento, c’è stato il VHS che se usato solo per audio aveva una altissima fedeltà perché era un nastro, ma digitale, non analogico, c’è stato l’Umatic, con cui addirittura si facevano i mastering a grandi livelli di eccellenza (Mike Marsh faceva così i mastering migliori al mondo), il Betamax, c’è stato il minidisk, c’è stato il DAT, c’è stato il mini DV, il CD, il DVD, fino ad arrivare ai primi sistemi di hard disk recording, per giungere al nostro attuale suono, ovvero il digitale audio file, e tutte quelle tecnologie che venivano usate come standard e segnano l’evoluzione della fisica acustica musicale (e di conseguenza la sua estetica) dal 1970 ad oggi sono presenti nell’audiolibro. Questo è ciò che intendo parlando della «vita audio» di un musicista.
La presenza di queste vere tracce sonore fanno di questo lavoro qualcosa che si può chiamare AUDIO-BIOGRAFIA, un racconto in prima persona della mia prospettiva sonora, cioè cosa c’è dentro la testa di uno che fa musica, sia per tutto ciò che è raccolto nel tempo e depositato nella mente, ma soprattutto come funziona il processo in tempo reale della creazione della musica, cioè cosa pensa quando fa musica, come funziona il processo creativo, come fa a generare la musica, cosa che è forse la parte più grande di questo mio lavoro. Il fatto è che un’autobiografia di un musicista per forza deve contenere i suoi pensieri sulla musica e ciò che ho fatto io non è stato altro che materializzarli in vera musica, dare suono ai pensieri, ed è venuto fuori un flusso inaspettato di musica e di sonorità che proprio perché anche raccontate a voce risultano molto comprensibili per l’ascoltatore, che per un momento viene guidato in un viaggio dentro la mia mente, inclusi i sentimenti, non solo i ragionamenti che stanno nella testa.
Questo tipo di forma musicale-letteraria è piuttosto inconsueta, direi che è una cosa che non rintraccio in giro, non credo esistano forme di musica attualmente simili e per questo il suo formato e la sua collocazione nel mondo sono totalmente fuori standard, non avrà una vita facile, immagino, anzi molto probabilmente si scontrerà con la dura realtà dello standard per ciò che riguarda forme, durate, consuetudini timbriche ed equilibri sonori, ma, come ho detto, siamo in un universo interiore, cioè ascoltando questo disco in pratica siete dentro di me, potete guardare ed ascoltare il mondo con i miei occhi e le mie orecchie, di conseguenza è un mondo libero, dove non è obbligatorio rispettare le regole o i dettami prestabiliti e codificati della consuetudine o del conformismo del pop, dove la natura di ciò che musicalmente succede è pura immaginazione, è il desiderio che esista veramente quella idea informale di musica, e però, magicamente, esiste davvero!
Ecco cos’è: un desiderio sonoro. La quintessenza della mia estetica musicale, c’è tutto quello che mi piace, come mi piace, fatto con le mie mani di artigiano della musica, senza costrizioni, senza imposizioni. E quel che è venuto fuori molto spesso ha la forma coerente a ciò che sono abituato ed adattato a fare, mica è «magma sonoro» senza forma, non è un’allucinazione delirante alla Brian Eno, non è una sperimentazione cerebrale alla Philip Glass, e nemmeno un’incazzatura rumorosa alla Robert Fripp, molto spesso è una forma canzone totalmente pop, o una melodia struggente, o un tutorial dove illustro per filo e per segno una composizione musicale come se stessi insegnando ad una masterclass di studenti non specializzati, quindi usando un linguaggio comprensibile e divulgativo. Dunque in oltre 20 ore di realtà sonora sono contenute tracce di svariati oggetti musicali, dalla narrazione nuda, a musiche sinfoniche, canzoni, fiabe sonore, alle voci di mia nipote Dora Ciffo e di Noam Chomsky.