Tuttolibri, 14 novembre 2020
22QQAFZ13 Il consigliere di Enrico VIII
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Wolf Hall e Anna Bolena, una questione di famiglia, i primi due romanzi di Hilary Mantel sulle vicende del regno di Enrico VIII, trovano il loro coronamento, andando così a formare un’ambiziosa trilogia, con Lo specchio e la luce, il romanzo che è da poco approdato nelle nostre librerie. Ne è di nuovo protagonista assoluto Thomas Cromwell, che in Italia è una figura nota soltanto agli storici e sconosciuta ai più; mentre è una figura abbastanza famigliare quella di Enrico VIII (più che altro per via delle sei mogli).
In Inghilterra Enrico VIII è visto con simpatia. C’è addirittura una nota canzonetta che lo celebra presentandolo come un pittoresco omaccione, un mangione e bevitore grande e grosso, collezionista di amanti e di mogli. Thomas Cromwell è invece visto come una figura negativa, un uomo spietato, responsabile della morte di Tommaso Moro, un protestante implacabile contro la Chiesa Cattolica e i «papisti» inglesi. Hilary Mantel ci racconta invece un’altra storia e in questo terzo romanzo accompagna Cromwell attraverso i suoi trionfi nei quattro anni successivi all’esecuzione di Anna Bolena, fino alla sua caduta in disgrazia e alla sua decapitazione.
Lo specchio e la luce non è un romanzo storico, come ad esempio I promessi sposi. Nel romanzo storico i protagonisti e le figure principali sono personaggi di finzione (Renzo, Lucia, Don Abbondio) le cui vicende si muovono in un contesto storico determinato, mentre i personaggi storici (il Cardinale Borromeo) restano sullo sfondo e non vengono rivisitati dallo scrittore in chiave romanzesca. Nella trilogia di Hilary Mantel i protagonisti e i personaggi principali sono invece figure storiche di grande rilievo, uomini e donne realmente esistiti, Enrico VIII, Anna Bolena, Jane Seymour. E, soprattutto, Thomas Cromwell.
In Lo specchio e la luce Hilary Mantel entra nella mente del suo protagonista in modo ancora più partecipe di quanto non abbia fatto nei due romanzi precedenti. Cromwell, ha appena fatto finire sul patibolo Anna Bolena e una mezza dozzina di nobili a lei vicini. Per cui una parte dell’aristocrazia spera che ora sarà possibile dare rilievo a Maria, la figlia di Enrico e della prima moglie Caterina d’Aragona. «Tutti papisti», dice con disprezzo tra sé e sé Cromwell. E favorisce lo sposalizio del re con Jane Seymour, che darà a Enrico un erede e morirà poco dopo il parto. A quel punto Cromwell si ingegna a trovare una nuova moglie al sovrano, la quarta; e porta a compimento la sua politica militare, sociale e religiosa: il ritrovato controllo del Nord, le leggi a favore dei poveri, la «creazione» della Grande Bibbia in lingua inglese che ogni chiesa d’Inghilterra doveva possedere.
La «sua» Bibbia fu pubblicata nel 1538, anno in cui vediamo Cromwell individuare chi dovrà essere la nuova moglie di Enrico VIII. La scelta cadde sulla principessa tedesca Anna di Clèves, in quanto il matrimonio doveva servire a stabilire buoni rapporti con i principati tedeschi. Fu un fallimento. Si racconta che Enrico la trovasse brutta, fisicamente «appassita»; ma nel romanzo, con ragione, è lei a giudicare brutto il re, vecchio, grasso (180 chili con un giro vita di 140 centimetri), con le gambe piene di ulcere. Si sposarono a gennaio, il matrimonio fu dichiarato nullo il 9 luglio 1540. Cromwell fu decapitato venti giorni dopo.
Le pagine finali del romanzo riportano i suoi pensieri e le sue riflessioni negli ultimi giorni della sua vita, fino a quando è sul patibolo, fino a quando la scure gli piomba su collo – e anche qualche secondo dopo. Compito del romanziere, ha dichiarato Hilary Mantel, è calarsi nei personaggi storici per poter dire al lettore: «Voi non conoscete quest’uomo, ma state per incontrarlo». Chi avrà letto la trilogia potrà dire di aver conosciuto bene Thomas Cromwell, il figlio di un fabbro, subito disprezzato per le sue origini e poi odiato per il suo potere dai nobili della Corte, un uomo dalla memoria prodigiosa e dalla fede inossidabile, un principe di Machiavelli in carne e ossa, un uomo capace di soffrire, amare e odiare in silenzio, sapendo che «il lupo che vive nell’uomo» vive dentro di lui. Caduto in disgrazia, accetta il suo destino, perché sa che «in questo mondo non c’è misericordia, ma soltanto una bizzarra giustizia»: crimini ce ne sono stati, pensa, è giusto che vengano puniti, ma lui sarà condannato per crimini che non ha commesso.
La scrittura di Hilary Mantel, asciutta e brillante, impreziosita da lampi di humour e cammei di intensità poetica, conduce il lettore nelle vicende tormentate del regno di Enrico VIII e nell’animo di Cromwell con la maestria del grande narratore, che áncora il lettore alla pagina, che lo trascina dentro la storia.