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 2020  novembre 14 Sabato calendario

Intervista a Gigi Marzullo

«Non uso i social e non ho neanche la mail. Ho due telefoni Motorola. Sono un po’ all’antica, vorrei essere un uomo all’antica. Quando i miei collaboratori mi dicono di mandare una mail a qualcuno io ho già telefonato e ricevuto risposta, non sono tecnologico. Si può vivere anche così e fino a quando posso contare sulla pazienza di mia moglie Antonella resisto». Gigi Marzullo, 67 anni, re incontrastato della notte di Rai 1 da trent’anni occupata dalle sue rubriche di cinema, libri e interviste tormentone con domande diventate cult ha appena dato alle stampe Si faccia una domanda, 365 interviste intime e surreali (così recita la locandina Rai libri) ai protagonisti del passato e del presente. Per intenderci si passa da Albert Einstein a Cristoforo Colombo, passando per Sofia Loren e Seneca.
Non trovava più nessuno da intervistare?
«In trent’anni ho intervistato qualcosa come 7-8 mila personaggi, ma non è stata la difficoltà di trovarne di nuovi a spingermi a scrivere quanto la curiosità per alcune personalità».
Quando è cominciata l’ossessione per le domande?
«Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia dopo i 40 anni, per fare un regalo ai miei genitori, ma già lavoravo al Mattino di Napoli. Mi sarebbe piaciuto fare lo psichiatra. Forse ero portato. Non voglio fare il fenomeno ma Ford a microfono spento mi chiese perché non avevo fatto lo psichiatra. Ho cominciato nel ’94. Ho aperto la notte di Rai 1. Qualcuno mi prendeva in giro per le domande. "Ha mai pianto per amore?" " La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?" Tutte nate da riflessioni personali. Ho passato notti insonni per amori infelici e anche la canzone di De Crescenzo E’ notte alta e sogno sveglio non è stata scelta per caso. Oggi tutti fanno domande intime, anche troppo. Ma allora non era così».
A proposito di amori, lei si è sposato da poco.
«Mi sono sposato due anni fa ma con Antonella, stavamo insieme da 20 anni. Il matrimonio prima o poi va affrontato, per le convenzioni, per regolarizzare le cose dal punto di vista burocratico, non affettivo. Per noi non è cambiato molto. Avverti un minimo di responsabilità in più. Il percorso di ognuno di noi corre su due binari, il lavoro, gli affetti. E gli anni passano senza che te ne accorgi».
E per lei qual è stato più importante dei binari?
«Forse il lavoro. Ero attratto più che dalla medicina dal mondo dello spettacolo. Provai anche a entrare al centro sperimentale di cinematografia. Quel giorno dovevo fare anche l’esame di Anatomia e non essendo un uomo molto coraggioso ho dato Anatomia. Tornai a Napoli e mi presentai al Mattino per chiedere di collaborare. Poi un conoscente di Avellino che lavorava in Rai mi trovò un lavoretto da annunciatore in radio. Leggevo le pubblicità. Non avevo una lira. Poi il Mattino mi assunse come praticante a Benevento. Ma io volevo vivere a Roma e facevo avanti indietro. A Roma stavo in albergo e posteggiavo l’auto a piazza in Lucina chiedendo ai carabinieri, tutti meridionali come me, di controllare che non me la rubassero».
Quando è subentrato Ciriaco De Mita?
«Biagio Agnes mi propose di fare il programmista regista e infine un articolo 2 che non è un’assunzione. Mi licenziai dal Mattino. De Mita? Gli voglio bene. Sono state scritte cose vere o cose false. Ho fatto una gavetta di otto anni. Se avessi avuto degli aiuti stratosferici non sarei finito a dovermi inventare uno spazio nella notte. Non crede?».
Lei ha avuto ospiti i grandi del cinema mondiale. Come prendono le sue domande tormentone?
«Qualcuno è spiazzato. Richard Gere, Jodie Foster, Julia Roberts si divertivano molto. Woody Allen anche. Gli avevo chiesto dove comprava i suoi occhiali. Salutandomi si è fatto dare l’indirizzo di casa e qualche settimana dopo mi ha mandato i suoi occhiali e le sue lenti. Li ho incorniciati».
Le dispiace di non aver avuto un figlio?
«Mi dispiace molto, almeno credo. Non so come sia successo, ma solo a sessant’anni ho cominciato a pensarci. Certo un figlio è una responsabilità, una fatica. Però se avessi voluto davvero un figlio lo avrei. E’ un pensiero, non un rimorso».
Chi non è riuscito a intervistare?
«Mi piacerebbe intervistare Papa Francesco».
E’ vero che ha scritto un libro del genere Marzullo intervista Marzullo? Quando ha deciso per il look a righe?
«Non ancora, ma è un’idea. Amo le righe, i miei divani sono a righe, la testata del letto è a righe, i muri a righe. Quando ho cominciato a partecipare a Che tempo che fa? ho comprato una camicia a righe, io che sono sempre stato vestito con giacca e cravatta».
Si sente un narcisista?
«Il mio è un narcisismo sano. Diciamo che non mi dispiaccio. Non sono bello né palestrato, ma mi vado bene e qualche volte piaccio anche agli altri. Ma sono timido».
Che cosa c’è nel suo futuro ora che è in pensione?
«Non cambierà nulla. Ho raggiunto un accordo con la Rai e lavorerò per un anno a titolo gratuito. Quindi riprenderanno le mie rubriche e continuerà la collaborazione con Fazio. A una certa età bisogna essere contenti quando ci si sveglia. Io ho paura della morte. Mi scoccia davvero tanto l’idea della morte. Ci penso molto. Ho anche smesso di prendere l’aereo».