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 2020  novembre 12 Giovedì calendario

Intervista a Federica Pellegrini

Dalle lacrime alla vasca. L’acqua è di Federica: «Ma non piangerò più su Instagram. Invece più cresco più non smetto di emozionarmi quando nuoto». A 32 anni, Pellegrini affronta l’ultima traversata verso la sua quinta Olimpiade. La più tempestosa: «Se questi Giochi si vogliono fare, il Comitato olimpico internazionale dovrebbe fornire il vaccino a tutti gli atleti. Credo sia l’unica strada percorribile. Naturalmente se il vaccino ci sarà e verrà garantito prima alle fasce più deboli della popolazione». Positiva al Covid proprio alla ripresa degli allenamenti verso Tokyo, dopo due settimane di stop è tornata in corsia a Budapest per l’International Swimming League 2020, la Champions League del nuoto. La sua squadra, gli Aqua Centurions, è stata eliminata. Le sue prove (200 stile libero, 200 dorso e staffette) sono state tutt’altro che deludenti: «Ma alla fine ero da buttare via».
Budapest 2017, vinse l’oro nei 200 sl battendo l’imbattuta Katie Ledecky. Che effetto le ha fatto tornarci?
«Bello, ormai la conosco bene questa vasca. Sono supercontenta delle mie prestazioni, con una sola settimana di allenamento dopo due ferma, sono venuta qui senza pensieri. Ho cercato di salvare il salvabile, non mi aspettavo neanche di essere competitiva. Mi hanno detto che ho fatto un mezzo miracolo. Ma c’era da aiutare la squadra e questo mi ha fatto guarire più in fretta, era una questione anche simbolica esserci».
Ma ha avuto risposte personali.
«Sono rimasta molto sorpresa dal 2’05” a dorso, visto che non giocavo neanche in casa con la mia gara».
Emozionata?
«Tesissima come una 15enne. È sempre come la prima volta, vorrei riuscire a stare tranquilla, invece non riesco a capire come più vado avanti con l’età e più sento tutto».
Bilancio della Isl?
«Bel format con la volontà di ricreare spettacolo intorno al nuoto che di per sé non lo è, non essendo uno sport di contatto. Peccato che noi non abbiamo potuto giocarci le nostre carte: a parte io arrivata tardi, c’è stata una forte presa di posizione per non far venire singoli atleti. Con gli anni ci dobbiamo sempre più confrontare con realtà diverse da quelle puramente sportive».
Come sta vivendo questo momento storico?
«In Italia la situazione generale è tragica a cercare di essere ottimisti perché questa pandemia sta facendo tanti morti ancora. È un dramma già visto. Mi addolora che si riviva ancora quello che abbiamo vissuto a marzo».
Se ci fosse un altro lockdown generale, cosa farebbe?
«Onestamente non lo so, non so come reagirei. Io mi sono prefissata come obiettivo di arrivare ad agosto. Qualsiasi cosa capiti nel mezzo dell’anno, a meno che proprio domani non ci dicano che le Olimpiadi vengono annullate e allora lì cambierebbe tutto, vado avanti verso la mia meta».
Tra tante incertezze.
«Temo che quest’inverno verrà cancellato tutto, così come è già successo per tutti i meeting di novembre tra cui Genova dove sarei dovuta andare a fine mese. Ci sarebbero gli Assoluti a metà dicembre ma, con tanti atleti che hanno avuto il virus e i contagi che continuano ad aumentare in Italia, non so se sia il caso di mettere mille persone dentro una vasca chiusa».
Quali sono i suoi programmi?
«Torno a Verona domani, continuerò ad allenarmi come se tutto fosse confermato. Ma dal punto di vista psicologico per un atleta avere la stagione scadenzata da vari test per mettersi periodicamente alla prova è una cosa fondamentale. Invece pian piano si sta sgretolando di nuovo tutto. Io ho avuto paura anche per mia madre, immunodepressa, infettata con me e ora negativa. Senza aver la minima intenzione di mancare di rispetto a chi sta perdendo parenti o ha familiari in terapia intensiva, parlo per noi sportivi italiani: tutto questo è piuttosto destabilizzante».
E i Giochi sono tra nove mesi.
«Ripeto, prima le fasce a rischio: poi secondo me il vaccino, se ci sarà, sarà indispensabile per riuscire a fare le Olimpiadi. Avendo vissuto questo format di bolla a Budapest che ha funzionato, pochi atleti e personale, tamponi, distanziamento e regole tra cui il non poter uscire dall’albergo per più di 90 minuti rimanendo sull’Isola Margherita pena squalifica, mi sembra impossibile portare a una grandezza da Olimpiade un controllo simile. Non so cosa aspettarmi, perché da una parte vorrebbe vincere l’ottimismo per cercare la motivazione di allenarsi ogni giorno come se non ci fossero ostacoli, dall’altra però c’è un terribile déjà-vu».
Criticata per l’annuncio in lacrime della positività.
«Non piangerò mai più su Instagram, dove bisogna essere finti e falsi. Non era paura del virus: ho avuto dolori muscolari i primi giorni: base del collo, schiena, gambe. Febbre mai sopra i 37,8, gusto e olfatto persi. Piangevo all’idea di dovermi di nuovo fermare».
Elisa Di Francisca rinuncia a Tokyo per una seconda maternità, se lo aspettava?
«Devo dire che lei, come Tania Cagnotto, da mamme erano già un po’ indecise dall’inizio, quindi capisco bene che vivendo di nuovo questa incertezza si sia detta che non voleva di nuovo perdere del tempo su una decisione come quella di un secondo figlio. Da donna ha fatto bene».
Lei ci pensa a un figlio?
«Ci penserò quando ci dicono se faremo o no le Olimpiadi. La fantasia me la sono fatta un sacco di volte di diventare mamma, ma io sono una che quando prende una decisione cerco di portarla avanti. Mi sono data fino ad agosto di tempo, poi deciderò altro».
Idee?
«Da buona nordica ci metto un po’ ad aprirmi, ma negli anni mi sento sempre più libera. L’ho sperimentato anche in questa edizione di Italia’s Got Talent: finalmente me stessa. So anche perché. Crescendo ho avuto persone e cose che mi hanno bloccato nel percorso, poi c’è stata una svolta che mi ha liberata. Ma del nuoto non mi libero, ho progetti che prescindono dall’ambiente classico e tra questi c’è la Isl, magari rimango come coach. Non so ancora come, ma la mia storia d’amore col nuoto non finisce».