ItaliaOggi, 12 novembre 2020
L’aumento dei lavori sedentari
Una delle caratteristiche che meglio definisce la nostra epoca è che, per la prima volta nella storia umana, molta più gente lavora seduta che in piedi. Il «trono» era per i Re e gli alti prelati. Perfino gli scrivani e i contabili stavano in piedi, mentre la gente comune lavorava accovacciata per terra o piegata in due nei campi. Negli Stati Uniti i lavori sedentari sono aumentati dell’83% dal 1950 e, nell’insieme, i posti che richiedono l’attività fisica ora impegnano meno del 20% della forza lavoro del Paese. Nel 1960 erano all’incirca il 50%. Il dato non dovrebbe essere molto diverso in Italia ormai, ma qui manca l’ossessiva raccolta dei dati che consuma l’America del Nord.
Anche in vista dell’evidente opportunità commerciale, si è molto discusso degli effetti nefasti dello stare seduto in questi ultimi anni. L’eccessiva immobilità su una sedia, secondo dati del governo canadese, chi lavora in ufficio passa il 75% del tempo seduto, può indebolire i muscoli della schiena e del tronco, schiacciare i nervi delle natiche e interferire con il flusso di sangue necessario al corpo per mantenere il giusto livello di energia e d’attenzione.
Ricercatori medici hanno trovato «correlazioni», non prove di «causa e effetto», ma semplici relazioni statistiche, tra l’uso delle sedie e patologie che vanno dai dolori alla schiena, le vene varicose e lo stress, ai problemi al diaframma, alla circolazione e persino disturbi alla defecazione. Praticamente è un miracolo che siamo ancora vivi e che l’attesa di vita continui testardamente ad allungarsi…
Quando, nel secolo scorso, l’ufficio ha cominciato la scalata per diventare il principale luogo di lavoro in Occidente, la poltrona del capo, ovviamente, forse, aveva molto del trono classico e i trespoli dei dipendenti dovevano essere scomodi abbastanza per non incoraggiare il sonno. Col tempo, l’idea che il confort generalizzato potesse invece migliorare il rendimento si è radicata e anche le poltrone degli impiegati si sono ammorbidite. Forse anche troppo. La moderna poltrona d’ufficio risale al 1994 e alla famosa «Aeron» della società americana Herman Miller. Il modello, estremamente influente, è arrivato giusto in tempo per il boom «dot com» di quegli anni e quasi non c’era «startup» che non l’avesse. L’ Aeron classica, tuttora in listino a partire da circa 2 mila euro, è a causa del prezzo ancora «dirigenziale», ma è arrivata a vendere un milione di pezzi all’anno nel mondo, dimostrando come la «seduta» possa anche essere una miniera d’oro.
Da allora infatti si sono susseguite le mode relative a come star seduti in ufficio. Per un po’ si consigliava di lavorare in piedi davanti a tavoli alti, poi si è passati ad altre curiose sedie che più o meno mettevano in ginocchio chi le usava. Da qualche tempo va forte una sedia «yoga ball», dove si sta in bilico su una grossa palla gonfia lo sforzo di restarci dovrebbe impegnare muscoli altrimenti inattivi…
Non finisce qui ovviamente, ma malgrado tutto viviamo più a lungo che mai e non c’è una fuga in massa di chi vorrebbe tornare a spezzarsi la schiena nei campi sotto un sole cocente. Che forse anche quello possa far male alla salute?