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 2020  novembre 11 Mercoledì calendario

Biografia di Giovanni Castellucci

Giovanni Castellucci, l’ex amministratore delegato di Atlantia e Autostrade dimessosi il 17 settembre 2019, oltre un anno dopo la caduta del Ponte Morandi, è un ingegnere meccanico nato ad Ancona nel 1959 e laureato all’Università di Firenze con un master in Business administration alla Bocconi. Prima di approdare nel gruppo Autostrade nel giugno 2001 ha formato la sua esperienza presso la società di consulenza Boston Consulting group, e poi solo per un anno e mezzo è diventato amministratore delegato della Barilla, nel momento in cui la società di Parma conobbe una forte espansione negli Stati Uniti e prima che incappasse nella sfortunata acquisizione della tedesca Kamps.
In Autostrade entra con la carica di direttore generale quando amministratore delegato era già Vito Gamberale, il manager molisano, anch’esso ingegnere meccanico, chiamato dalla Tim alla fine degli anni ’90 per gestire la fase della privatizzazione di Autostrade.
Castellucci fin dal suo arrivo viene messo a seguire la riscrittura della Concessione con Anas che era stata firmata nel 1998 proprio ai fini della privatizzazione della società, voluta dall’allora governo Prodi con Carlo Azeglio Ciampi ministro del Tesoro. Per attrarre investitori verso l’asset autostradale la scadenza della Concessione viene prolungata dal 2018 al 2038 in cambio della realizzazione di alcuni importanti investimenti, tra cui il più complesso era la Variante di Valico. Ma ben presto ci si rende conto che il termine della fine lavori al 2003 per la Variante era irrealistico poiché non si è considerato che gli interventi previsti erano a uno stadio preliminare di fattibilità e quindi c’era bisogno di molto tempo per fare le conferenze di servizio e rendere tali interventi cantierabili. Dunque la Convenzione viene rivista nel 2002 con il contributo diretto di Castellucci e firmata nel 2004, allungando il termine per la realizzazione degli investimenti al 2009, con l’introduzione di un legame tra aumento delle tariffe e nuovi investimenti realizzati. La Variante di Valico, però, non si conclude neanche nel 2009: bisognerà aspettare il 2013 quando lo stesso Castellucci, da plenipotenziario del gruppo, la inaugurerà al cospetto del governo Renzi.
Le altre opere previste al momento del rinnovo del 2004 erano la Gronda di Genova, la 4° corsia della Milano-Bergamo, la 3° corsia dell’Adriatica, la 3° corsia della Milano-Como. Alcune di queste opere, come la Gronda, sono ancora oggi solo in fase progettuale.
Nel 2003 Castellucci è sempre al fianco di Vito Gamberale quando i Benetton, forti della nuova stabilità regolatoria, annunciano il lancio dell’Opa su Autostrade nella quale scaricano 7-8 miliardi di debiti. Indebitamento che peserà sui rapporti patrimoniali della società e sulla spesa per interessi ma che permette al gruppo di Ponzano Veneto di rientrare completamente dell’investimento di 2,5 miliardi di euro effettuato nel 1999 per acquistare la società. Debiti che comunque peseranno anche nel fallito tentativo di partecipare alle privatizzazioni francesi, fortemente voluto da Gamberale ma perso sul filo di lana.
Dal mancato sbarco in Francia in poi comincia a consumarsi il progressivo allontanamento di Edizione Holding, la cassaforte della famiglia Benetton affidata a Gilberto e al fido Gianni Mion, da Gamberale. La famiglia punta alla sua sostituzione con il numero due, Castellucci. Lo si vede concretamente quanto nel 2005 Autostrade per l’Italia (Aspi) viene scorporata dalla holding Atlantia: Gamberale in quel frangente resta ad di Atlantia e presidente di Aspi ma la guida operativa di Autostrade finisce proprio nelle mani di Castellucci.
La frattura diventa insanabile nella primavera 2006, quando Prodi vince per la seconda volta le elezioni contro Berlusconi e si avvia a formare il suo secondo governo. Proprio in quei giorni concitati i Benetton hanno la buona idea di annunciare la fusione di Autostrade con il gruppo spagnolo Abertis, operazione che è in sostanza una vendita a favore degli spagnoli. Gamberale ne viene a conoscenza solo un giorno prima, porta la proposta al cda che approva, ma il giorno dopo cambia idea e comincia a remare contro l’operazione che avrebbe anche comportato il sacrificio di centinaia di persone. La sua uscita determina l’ascesa completa di Castellucci, appoggiato da Mion: sodalizio che porta in poco tempo il manager di Ancona anche alla guida di Atlantia.
Da lì in poi la gestione del primo gruppo autostradale italiano diventa più finanziaria e meno industriale. Si fa cassa in Italia per investire anche in concessioni all’estero e poi negli Aeroporti di Roma. Dopo l’uscita di Gamberale vengono vendute alcune tratte importanti come la Savona-Torino, la Tem, la Pedemontana, le autostrade abruzzesi e anche la Livorno-Civitavecchia: circa 860 km di austostrade cedute, mentre sotto la gestione di Gamberale i km acquisiti erano stati 730km. Certo i numeri di Atlantia ne risentono positivamente: nel decennio 2010-2019 il margine operativo lordo della società quotata in Borsa sale da 2,2 miliardi a 5,7 miliardi, realizzando 14 miliardi di investimenti e distribuendo agli azionisti 6,2 miliardi di dividendi. Nel 2017 viene addirittura concluso il matrimonio con Abertis: questa volta è la società italiana ad acquisire ma l’ingegneria finanziaria è spinta tanto che il prestito di Atlantia per l’acquisto viene garantito dai flussi di cassa di Aspi e la governance è tutta sbilanciata a favore degli spagnoli. 
La carriera di Castellucci in Autostrade non si conclude con la caduta del Ponte Morandi nell’agosto 2018, rimarrà in carica ancora un anno su richiesta di Gilberto Benetton, il quale però viene a mancare nell’autunno 2018. Alla guida di Edizione viene richiamato Mion il quale decide di sostituire Castellucci con un suo fedelissimo, Carlo Bertazzo. La buonuscita di 13 milioni riconosciuta a Castellucci al momento della sua uscita fa discutere, tanto che il cda di Atlantia del 13 dicembre 2019 ne annuncia la sospensione, a causa di nuovi elementi emersi durante le indagini sul crollo del Ponte Morandi.
Riguardo alla sciagura Castellucci ha sempre sostenuto di aver effettuato tutte le manutenzioni in linea con quanto previsto dai regolamenti e che tutte le perizie in possesso della società garantivano che il viadotto era in buone condizioni. Ma la magistratura vuole vederci chiaro e da oggi Castellucci è agli arresti domiciliari per un filone di inchiesta della procura di Genova che riguarda la mancata sostituzione di barriere fonoassorbenti, che secondo l’accusa non vennero cambiate “per evitare le ingenti spese che avrebbe comportato”.