Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  novembre 11 Mercoledì calendario

Eduardo Scarpetta, il nuovo erede. Intervista

SELEZIONAXX

Il giovane Eduardo Scarpetta (27 anni) è figlio di Mario Scarpetta, a sua volta figlio di Eduardo Scarpetta, figlio di Vincenzo Scarpetta, figlio del patriarca Eduardo Scarpetta. Non è facile districarsi in questo affollamento di Eduardo Scarpetta: un nome che si ripete nella storia della famiglia. «E anche io manterrò con i miei figli, quando verranno, la continuità», avverte l’ultimo rampollo di una grande stirpe di attori-autori teatrali e cinematografici che adesso, nel film Qui rido io diretto da Mario Martone, di prossima uscita, impersona il bisnonno Vincenzo, a fianco di Toni Servillo nel ruolo del capostipite Eduardo.
Suo nonno Eduardo, però, faceva il farmacista.
«Si è sottratto al mondo dello spettacolo e ho una mia teoria. Chiamò suo figlio Mario per distinguersi, come a dire: con me finisce la dinastia. E invece, poi, mio padre ha fatto l’attore e io pure».
Che effetto fa essere l’erede di una doppia famiglia, perché agli Scarpetta sono strettamente legati i De Filippo.
«Il cognome non è una colpa. È brutto quando te lo fanno pesare e a me è capitato. Quando frequentavo il Centro sperimentale di cinematografia, un’insegnante mi disse: tu che porti questo cognome non puoi pensare di non lavorare come tutti gli altri. Dava per scontato che volessi differenziarmi dai compagni. Rimasi male, non mi davo le arie. Sono ben consapevole dei personaggi da cui discendo, ma paragonarmi al mio trisavolo non ha senso».
Un trisavolo eccezionale anche nella vita privata: ha avuto ben 9 figli, di cui solo 3 riconosciuti. Tra quelli naturali, Eduardo, Titina, Peppino De Filippo, figli di Luisa, a sua volta nipote di Rosa De Filippo, moglie ufficiale del grande Scarpetta.
«Era uno sciupafemmine e forse di figli in giro ce ne saranno anche altri».
Addirittura?
«Un giorno, mentre studiavo a Roma, venni avvicinato da una signora dell’amministrazione. Era di una cittadina in provincia di Frosinone, mi raccontò che suo marito di cognome faceva Scarpetta: molti anni prima un suo antenato, quando era ancora in fasce, era stato lasciato in una cesta fuori da un convento. Dentro la cesta, c’era un biglietto con su scritto: questo bambino deve chiamarsi Eduardo Scarpetta. Il mio trisavolo andava in tournée con la sua compagnia: era un uomo di potere e, magari in camerino, chissà quante giovani attrici avrà ingravidato. Comunque amava molto la moglie, che lo sopportava».

Come ha iniziato la sua carriera, all’ombra di cotanta progenie?
«A 9 anni, in un minuscolo ruolo accanto a mio padre nella commedia Feliciello e Feliciella di Eduardo Scarpetta, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita. Mi divertivo come un pazzo e lì ho capito che quella era la mia strada. Ho cominciato a frequentare le sale sin da piccolo, seguendo gli spettacoli dei miei genitori: stavo dietro le quinte e ridevo felice. Purtroppo papà è morto troppo presto. Tante cose avrebbe potuto insegnarmi, dato che lui ha imparato il mestiere d’attore con Eduardo De Filippo: la scuola migliore».
Tra il repertorio del commediografo Scarpetta e quello dell’altrettanto grande Eduardo, quale preferisce interpretare?
«Dipende. Del mio trisavolo, capolavori come Miseria e nobiltà, ‘O scarfalietto. Di De Filippo, Il sindaco del rione Sanità e ovviamente “Filumena Marturano”, che ho avuto il piacere di interpretare, nel ruolo di uno dei figli di Filumena, con la regia di Liliana Cavani».
Si sente più simile alla scuola dell’uno o dell’altro?
«Una fonte d’ispirazione è De Filippo, non solo come attore, ma anche come autore perché ha scritto sempre storie legate a personaggi che incontrava nella vita. Comunque vorrei allontanarmi da entrambi, per scoprire altre carte, andare altrove. Ma, per onorare il trisavolo, ho in programma un grande omaggio: insieme a Edoardo Sorgente, Francesco Saponaro e Vincenzo Nemolato, progettiamo una serie di commedie scarpettiane da mettere in scena da qui al 2025 quando, per i 100 anni dalla sua morte, faremo una lunga maratona».
Si è mai sentito un privilegiato?
«Ho cominciato facendo la gavetta vera con umiltà, com’è giusto che sia. Il mio unico privilegio è la mia carta d’identità: che ci posso fare?».