Il Messaggero, 11 novembre 2020
L’iniezione la fa il robot. A Shanghai
Vaccinarsi contro il Covid-19 in Cina sarà facile come farsi una fototessera? Nel gigante asiatico, già leader nei sistemi di pagamento elettronico e in quelli di videosorveglianza, nella provincia centrale dello Henan hanno inventato la vaccinazione-automatica. In pratica le persone entrano in una cabina dove viene rilevata la temperatura corporea e si riempie un questionario per poi poggiare su un apposito sostegno il braccio, sul quale un robot pratica l’iniezione e la vaccinazione è fatta. L’intera operazione dura una decina di minuti. E non ha bisogno dell’intervento di alcun operatore sanitario.
L’inoculatore automatico è stato prodotto della Sanofi, che aveva iniziato a lavorare al progetto subito dopo l’esplosione dell’epidemia nella Repubblica popolare all’inizio dell’anno. L’intuizione del colosso farmaceutico francese è stata quella di creare un’apparecchiatura estremamente facile da usare da parte degli utenti e, soprattutto, che non avesse bisogno di infermieri né medici, in grado quindi di sollevare dal fardello delle vaccinazioni di massa un sistema sanitario fragile come quello cinese, in una fase in cui è già sottoposto a forte stress. Sanofi ha scelto la Cina per sperimentarlo, presentandolo all’ultimo Shanghai International Import Expo. Finora è stato impiegato per le vaccinazioni contro l’influenza stagionale, ma Sanofi spera di convincere le autorità di Pechino ad adottare questo sistema per le vaccinazioni anti-Covid in tutta la Cina. «Abbiamo bisogno dell’approvazione del governo», ha confermato un funzionario della multinazionale francese al giornale di Shanghai Sixth Tone.
Pechino ha già iniziato a somministrare ad almeno 60.000 persone in Cina e all’estero i vaccini prodotti dalle aziende di stato Sinovac e Sinopharm, arrivati alla fase 3, l’ultima prima della richiesta di autorizzazione. Nella Repubblica popolare i volontari sono stati soprattutto militari, dipendenti di aziende di stato e anche tanti studenti che, nonostante l’infuriare della pandemia, non hanno voluto rinunciare a proseguire la loro formazione in Europa o negli Stati Uniti.