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 2020  novembre 09 Lunedì calendario

Seicento neologismi nel Devoto Oli

Naturalmente lockdown, c’era da aspettarselo, così come spillover e infodemia. Ogni volta che esce la nuova edizione di un vocabolario, in primo piano finiscono i neologismi, le parole in ingresso. Ma un vocabolario vive di molti cambiamenti: delle parole che abbandoniamo ("bagnaiolo” per esempio, in disuso, rispetto a bagnino), di definizioni che si aggiungono. Frugando tra le pagine della nuova edizione digitale del Devoto Oli, uscito da una decina di giorni, leggiamo accanto all’aggettivo “sconveniente”, l’esempio: “è sconveniente comportarsi così”. Frase che sostituisce il precedente “è sconveniente che una ragazza si comporti così”. Sembra un dettaglio, immerso in 115mila voci, 300mila definizioni e 45mila locuzioni, in realtà è un indizio di come un vocabolario sia fatto anche da una riscrittura silenziosa quasi artigianale, che lima le parole, pronta a sostituire espressioni del passato che magari oggi suonano come spigoli che possono ferire le nostre sensibilità contemporanee. Per restare alle questioni di genere, altro esempio: “capriccioso” prima accostato a una “signorina capricciosa”, ora sostituito da un più neutro “bambino capriccioso” o “ragazza capricciosa”. «Signorina è una parola invecchiata che appartiene a un’altra stagione, quando la condizione di una donna non sposata era discriminante» spiega il linguista Luca Serianni che insieme a Maurizio Trifone da vent’anni cura l’aggiornamento del Devoto Oli, testo (in origine di Giacomo Devoto e Giancarlo Oli) che venne pubblicato per la prima volta a Firenze da Le Monnier nel 1967 e che oggi è targato Mondadori Education. «In questi anni – prosegue Serianni – abbiamo prestato particolare attenzione a una serie di cambiamenti sociali e culturali: dalle questioni di genere, alle discriminazioni razziali, dalle tematiche ambientali, all’impatto della tecnologia sulle nostre vite ». Il vocabolario ha una manutenzione complessa, oltre all’immissione dei neologismi – 600 nel nuovo Devoto Oli, da droplet a e-bike, poke, ramen... – c’è un lavoro di ricuciture e tagli meno appariscente ma che, come spiega Biancamaria Gismondi, caporedattrice della redazione lessicografica, è «fondamentale. Da lì possiamo per esempio vedere come negli ultimi dieci anni sia cambiato il lemma “famiglia” che ha subito tante modifiche: abbiamo aggiunto nella definizione “di norma” a indicare che all’origine può non esserci necessariamente un vincolo matrimoniale, abbiamo eliminato il concetto di famiglia uguale “prendere moglie” retaggio di un tempo in cui l’uomo era il capofamiglia, abbiamo aggiunto locuzioni per spiegare che ci sono: famiglie di fatto, arcobaleno, ricomposte...». Un altro aggiornamento delle definizioni riguarda termini come “negro” o “razza”. Basta pensare a come venivano usati negli anni Cinquanta e come sono stati revisionati oggi dopo stagioni di lotte, battaglie per i diritti civili e scoperte scientifiche. «Il nostro impegno è di rappresentare la lingua nel modo più completo e politicamente corretto, se ci guardiamo alle spalle mi vengono in mente le prime volte che abbiamo inserito nel vocabolario il femminile di alcune professioni come ministra, sindaca – riprende Gismondi – ricordo le proteste. E su questo, non c’è unanimità nemmeno tra le donne, c’è ancora chi sostiene di preferire il maschile intendendolo come neutro. Ci sono poi mestieri che non avevano un femminile perché le donne non li facevano: posso dire che nel prossimo DO, aggiungeremo il femminile di carpentiere». Il Devoto Oli ha inserito tre rubriche, una di questa si chiama “Questioni di stile” dove spiega in maniera più articolata il dibattito che circonda una certa parola: si dice assessore e assessora? Le altre due rubriche sono “Per dirlo in italiano” dove vengono proposte alternative agli anglicismi e “Parole minate” sull’uso corretto di alcuni termini ("acme” è femminile o maschile?). Quanto alle parole eliminate possono essere arcaismi di scarsa rilevanza, dalla nuova edizione spariscono, fra gli altri, “addoparsi” (collocarsi dietro o dopo) o “adustezza” (asciuttezza, magrezza, aridità). Oppure parole legate a mestieri non più esistenti o che sono stati sostituiti da varianti: è il caso di “lanino” (operaio addetto alla lavorazione della lana oppure appaltatore della filatura della lana nel contado) o di “mascheraio”.
«Il nostro sforzo – riprende Serianni – è semplificare le definizioni». Così “trota” ha cessato di essere un “pesce dulciacquicolo” di vent’anni fa, per diventare “un pesce d’acqua dolce”. Lo stesso sforzo che si ritrova nel Devoto Oli junior, diventato un piccolo fenomeno editoriale dal momento che ad ogni inizio dell’anno scolastico torna a capeggiare le classifiche: «Il segreto – spiega Gismondi – è nella riscrittura: cerchiamo di parlare la stessa lingua dei lettori».