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 2020  novembre 09 Lunedì calendario

La Biblioteca Vaticana si blinda contro gli hacker

I rischi non sono da sottovalutare. Considerando soprattutto che ogni mese i sofisticati server della Biblioteca Vaticana segnalano un centinaio di warning’, che equivalgono ad avvertimenti. I tecnici li analizzano, spesso si tratta di avvisi inconsistenti, falsi allarmi, altre volte, invece, riguardano pericoli da disinnescare ma finora mai troppo seri. Tuttavia il patrimonio digitalizzato di uno dei serbatoi culturali più preziosi al mondo la Biblioteca Apostolica potrebbe essere preso di mira dagli hacker. 
Per questo giorno e notte sono attivi potenti server con il compito di preservare e tutelare la parte documentale finora archiviata. Un lavoro delicato al quale ha collaborato anche Darktrace, una società fondata dai matematici dell’università di Cambridge, tra i primi a sviluppare un sistema di Intelligenza Artificiale per la sicurezza informatica. 
Il monumentale progetto per la digitalizzazione dei manoscritti è stato avviato otto anni fa con l’obiettivo di rendere fruibile agli studiosi di tutto il mondo documenti secolari difficilmente consultabili. «Di attacchi hacker veri e propri fortunatamente non ne abbiamo ancora avuti e speriamo che in futuro non avvengano, ma di segnalazioni ne abbiamo in continuazione. Circa 100 allarmi al mese» afferma Manlio Miceli, responsabile della struttura informatica della Biblioteca Apostolica. I pericoli di un possibile cyber attacco sono molteplici, dalla distruzione del patrimonio digitale alla sottrazione dei file dei documenti digitalizzati, sui quali c’è un copyright e il divieto di riproduzione. 
Per ora degli 80 mila tra manoscritti, incunaboli, disegni, codici miniati, partiture musicali circa un quarto – 20 mila – sono già stati riprodotti in forma digitale e sono visibili alla consultazione online, con una risoluzione talmente alta che consente l’osservazione anche di particolari minimi. «Riusciamo a riprodurre un manoscritto al giorno su ogni scanner. Tenendo presente che gli scanner che abbiamo a disposizione sono nove, viaggiamo con una buona media, nonostante sia difficile dire quando potremo terminare questo lavoro immane. Tutto dipende, naturalmente, anche dai finanziamenti. Finora tutto si è basato su donazioni spesso straniere che speriamo possano continuare» ha aggiunto Miceli. 
Proprio per proteggere meglio la parte digitalizzata è stato deciso di non trasferirla su cloud, come normalmente avviene, perché meno difendibile. Molto meglio conservare questi tesori storici dentro dei server.