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 2020  novembre 08 Domenica calendario

Intervista a James Fox (giornalista e biografo)

James Fox è un giornalista e biografo inglese. Ha scritto White Mischief, The Langhorne Sisters, Life - Keith Richards e, più recentemente, Look Again - David Bailey. Il suo lavoro è accolto con gran successo dalla critica in tutto il mondo.
Nella biografia di David Bailey sembra sia lui a raccontare la sua storia, perché il libro è punteggiato da interviste con altre persone della sua vita?
«Voglio sempre avvicinarmi al soggetto e Bailey non è molto introspettivo. Ho registrato interviste con lui e le sue ex fidanzate, guidate da me, e questo infrange le solite regole dell’autobiografia, ma era l’unico modo in cui si sarebbe rivelato. Devi scavare nelle vecchie storie, farle uscire. Quando invece ho finito di scrivere il libro di Keith, ci siamo seduti, lo abbiamo letto, ed è qui che è entrata in gioco la sua musicalità. Abbiamo anche riso».
Chi scrive veramente questi libri, David Bailey e Keith Richards o lei?
«Ho scritto ogni riga di entrambe quelle autobiografie, basandomi sui loro discorsi e sulla mia ricerca».
Perché Bailey insiste sulla sua educazione nell’East End di Londra?
«La sua ex moglie Catherine Deneuve me lo raccontava in modo divertente. Lui lo usa come una difesa dietro la quale si nasconde. Come un cockney sfacciato può essere sciovinista e lunatico quanto gli piace, usare tutte le parolacce che vuole e farla franca. L’East End lascia un’impronta forte. Si capisce molto di Bailey da quel mondo brutale da cui proviene».
In «Look Again» dice che non amava i suoi genitori.
«Odiava suo padre, diceva che non sarebbe mai andato al suo funerale. La modella Penelope Tree- che all’epoca aveva una relazione con lui da sei anni - ricorda che il padre dopo tanto tempo venne a trovarlo perché stava morendo e aveva bisogno di soldi. Bailey ne rimase sconvolto per giorni».
Era innamorato di queste belle donne?
«Era molto legato a loro. Erano le sue muse. Ha cambiato il suo stile fotografico grazie a queste persone. Non so dell’amore. Non avrebbe mai risposto a questa domanda».
Nel caso di Catherine Deneuve ha davvero detto che non è il suo tipo di donna perché è piccola e non abbastanza magra ?
«Sì. E anche che aveva le gambe troppo corte...Ma si sono sposati! Davvero bizzarro».
Viene dall’East End di Londra, ma conosce e fotografa la Regina. È quello che in francese si chiamerebbe un habitué di quel mondo?
«Come dice lui, negli Anni 60 erano solo un centinaio di persone e si conoscevano tutti. E Bailey li fotografava. Se era un habitué, lo era alle sue condizioni. Fa persino battute cockney alla regina e la fa ridere in una foto, perché indica in modo sfacciato i suoi diamanti e le chiede se sono veri. Nessuno le aveva mai fatto una domanda così».
Dalle interviste che ha fatto alle sue donne, quale ha influenzato di più la sua vita?
«Jean Shrimpton. Con lei ha sfondato ed è riuscito a imporsi agli editori, a fare quelle foto pre-grunge di lei per strada avvolta in un impermeabile. Ma Penelope Tree è stato forse il suo grande amore. Un rapporto difficile, ma un’ottima collaborazione artistica».
Cosa ci dice della biografia di Keith Richards ?
«L’ingrediente magico della narrazione di Keith è che, nonostante la sua fama, ha l’umiltà e il timore reverenziale di un vero artista per la musica e i musicisti che lo hanno preceduto, le persone da cui ha imparato, come Scotty Moore, il chitarrista di Elvis».
Si considera un giornalista, uno scrittore o un biografo?
«La mia vita viene dal giornalismo; tutte le idee nascono da lì, dai viaggi e parlando con le persone. Ma sono anche uno scrittore e un biografo, non c’è davvero alcuna differenza».
Fra Jean Shrimpton, Penelope Tree e Catherine Deneuve, chi le è piaciuto di più intervistare?
«Sono affascinato dalla Deneuve, straordinaria. Grande attrice. L’aspettavo nel foyer dell’hotel, lei non poteva vedermi. Mentre camminava sul pavè, si fermò, tirò fuori la borsa, si truccò’, la rimise a posto ed entrò in albergo. All’improvviso mi sono sentito in un film degli Anni ’60 di Eric Rohmer. Penelope Tree è la più divertente. Ha un gran senso dell’umorismo e ha sempre tenuto testa a Bailey. È una vecchia amica, le voglio bene».
Ha in mente un nuovo personaggio?
«Un affascinante personaggio femminile».
Con questi due libri ha ricostruito ciò che stava accadendo in quel momento a Londra e New York, i Beatles, i Rolling Stones, la Pop Art...?
«È quello che ho cercato di fare, usando i due protagonisti come veicoli per raccontare la storia dei tempi. All’epoca queste persone creavano l’immagine del mondo, dalla moda alla bellezza, dallo stile a ciò che era sexy o meno. Non è più così. Sul Sunday Times, dove lavoravo, era emozionante vedere chi c’era in pagina, quali fotografi, quale era la foto. Vivevamo in quel piccolo mondo di bolle. Mentre ora non sai dove guardare, se non sul tuo telefonino». 
(traduzione di Carla Reschia)