La Stampa, 8 novembre 2020
Il vaginavirus di Lotito
Il virologo Claudio Lotito, per illustrare la sua personale tesi sulla contagiosità del Corona Virus, chiede aiuto al Claudio Lotito ginecologo. Forte della sua esperienza clinica, quest’ultimo spiega come nella vagina di ogni donna che popoli la terra ci siano batteri, anche se non tutti si trasformano in patogeni. Tale vertiginoso parallelismo probabilmente è retaggio di un remoto Claudio Lotito presunto sciupafemmine compulsivo, di sicuro originato dal Claudio Lotito marmittone, che ai tempi gloriosi della naja ostentava la gonorrea con l’orgoglio di una ferita in battaglia.
È chiaro che solo ricorrendo nella scomposizione in personalità multiple si possa cercare un sia pur labile nesso nell’arzigogolato processo cognitivo che ha portato Claudio Lotito, questa volta nella più legittima veste di presidente della Lazio, a evocare la flora batterica vaginale in un’intervista, quando il il tema era un problema di tamponi e di giocatori positivi al Covid 19.
Forse quello di Claudio Lotito medievale predicatore, che evoca l’immonda putredine dell’organo femminile, è stato un impellente riaffiorare dell’atavico terrore maschile per la vagina dentata, che come è a tutti noto, è pure la porta dell’inferno.