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 2020  novembre 08 Domenica calendario

Calabria, rimosso Cotticelli commissario a sua insaputa

Nel giorno in cui i contagi toccano un nuovo record con 392 nuovi casi, la Calabria scopre di avere un piano Covid nella migliore delle ipotesi rimasto su carta. E i positivi che ieri sono rimasti ore nelle ambulanze incolonnate di fronte all’ospedale di Catanzaro perché i posti Covid sono esauriti, almeno ufficialmente, non sanno neanche con chi prendersela. Della disastrata sanità calabrese nessuno si è assunto la responsabilità.«Non era compito mio. La gestione dell’emergenza è stata delegata alla Regione», giura l’ormai ex commissario, il generale Saverio Cotticelli, che dopo una clamorosa gaffe televisiva ieri mattina si è presentato al ministero della Salute per dimettersi «tra le lacrime» prima della rimozione anticipata dal premier Conte. Ai microfoni di “Titolo V” di Rai3, il generale ha scoperto che avrebbe dovuto elaborare un piano Covid, dimenticando – peraltro – di averlo già fatto in estate, firmando un programma di riordino della rete ospedaliera e di medicina territoriale rimasto però sulla carta. «Ma toccava ad Arcuri attuarlo», prova a difendersi in corner il generale. In realtà, quando si è accorto dei ritardi, il commissario nazionale ha scavalcato Cotticelli, incaricando di potenziamento e assunzioni direttamente Aziende sanitarie e ospedali.
«Non è colpa nostra, la Regione è stata esautorata», ribatte il presidente facente funzioni Nino Spirlì, in carica dalla morte della governatrice Jole Santelli, a febbraio individuata come soggetto attuatore dell’emergenza, e che in tale veste aveva varato un piano operativo «di concerto con il commissario ad acta». Si parlava di 400 posti fra terapie intensive e semintensive, assunzioni, Covid hotel. Anche quello è rimasto un annuncio, dimostra la cronaca. La Regione però programma iniziative legali contro la collocazione in zona rossa, nonostante la bocciatura arrivata dal Tar Lazio e la promessa di «impugnazione automatica» comunicata dal ministro Boccia.
Nel frattempo i contagi crescono, in due province – Vibo Valentia e Crotone – per alcuni tecnici i dati sono troppo difformi dal resto della regione per essere verosimili, le terapie intensive – denuncia il presidente dei Rianimatori, Domenico Minniti – sono 113 contro le 146 dichiarate. Ma nessuno, né il commissario che grida «all’agguato mediatico», né la Regione, dimentica che il suo Dipartimento Salute ha sempre affiancato Cotticelli, sembra voler rimanere con il cerino in mano.
Il governo corre ai ripari con un Consiglio dei ministri notturno, sceglie come nuovo commissario Giuseppe Zuccatelli, che fino a ieri ha governato gli ospedali di Catanzaro e raccoglie i cocci di una situazione nota, ma che sembra aver tardato ad affrontare. Cotticelli è stato «nominato dal governo precedente e da noi mai confermato» puntualizza Roberto Speranza, mentre dal suo ministero filtra che la sostituzione era già in agenda, come naturale seguito del decreto che conferma e rafforza il commissariamento della sanità calabrese. Sepolta dai debiti ma con un tesoretto – svelano dal ministero – di 700milioni assegnati e mai spesi, con Aziende sanitarie sciolte per mafia e alle spalle un decennio di tagli lineari e blocco delle assunzioni, la Calabria – si è capito – è paziente delicato. Ha bisogno di tecnici, non di prefetti o generali, perché di fronte alla seconda ondata rischia di trovarsi inerme. Se non lo è già.