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 2020  novembre 07 Sabato calendario

La Cina abbassa sotto il 5% il target di crescita media

La Cina ridimensiona i propri obiettivi di crescita del Pil nel medio periodo: senza indicare un numero preciso, il presidente Xi Jinping ha lasciato intendere che il nuovo target sarà inferiore al 5%, ben al di sotto del trend degli ultimi 30 anni. Un tasso di sviluppo moderato, quindi, che sarebbe coerente con l’ambizioso traguardo di raddoppiare il Pil del Paese entro il 2035, fissato proprio da Xi la scorsa settimana, nel suo intervento al Comitato centrale del Partito comunista. Nel tracciare le linee guida per il futuro della nazione, il regime si è anche impegnato a portare il Pil pro-capite al livello di un «Paese a medio sviluppo».
La Cina sarà l’unica grande economia a evitare la recessione nell’anno della pandemia, partita proprio da Wuhan. Per il 2020, l’Fmi prevede una crescita dell’1,9%, seguita da un’accelerazione all’8,2% nel 2021, sulla quale pesa però l’incognita della seconda ondata di contagi, che frenerà la ripresa in Europa e Stati Uniti e quindi indebolirà la domanda globale. Nel 2019, il Pil cinese era aumentato del 6,1%, sempre secondo i dati dell’Fmi.
Il Governo non ha fissato un preciso obiettivo di crescita, ma secondo Reuters i funzionari starebbero considerando un target prossimo al 5%. Ding Shuang, capo economista per la Grande Cina di Standard Chartered a Hong Kong, stima una crescita media del 4,8% nei prossimi 15 anni, sulla base dell’ipotesi che il Pil aumenterà dell’8% nel 2021, per poi assestarsi su una media del 4,5% dal 2022 al 2035. Questo scenario è coerente con il previsto «calo graduale della crescita potenziale della Cina», spiega Ding. «Anche se l’obiettivo indicato non sembra essere vincolante, resta però un riferimento importante per le decisioni di investimento delle aziende e per le politiche di governo».
In occasione del precedente piano quinquennale per l’economia cinese, quello adottato nel 2015, il discorso di Xi al Comitato centrale aveva indicato un target di crescita media di almeno il 6,5%.
Il ridimensionamento è dovuto anche alla necessità di completare il passaggio a un modello di sviluppo più equilibrato e più appropriato a un’economia sempre più matura. Pechino resta comunque ambiziosa. Già nel 2010, il regime si era dato l’obiettivo di raddoppiare il Pil. L’intenzione era di tagliare il traguardo entro il 2020: la guerra dei dazi ingaggiata con gli Stati Uniti di Donald Trump e la pandemia hanno complicato i piani.
Puntare ora a un nuovo raddoppio, partendo da una base più grande, potrebbe essere ancora più difficile, soprattutto per una nazione che deve far fronte a una popolazione che invecchia, a salari in aumento e alla rapida crescita del debito. Secondo Nomura Holdings, «sebbene sia probabile una crescita media del 5-6% tra il 2021 e il 2025, un tasso superiore al 5% nel periodo 2026-2035 sembra piuttosto impegnativo».
Le speranze che una Amministrazione Biden possa rimuovere alcuni degli ostacoli alla crescita cinese sono deboli: il confronto tra le due superpotenze ha radici strutturali e verte sulla competizione per l’egemonia tecnologica. Inoltre, l’atteggiamento del Partito democratico nei confronti della Cina, negli ultimi quattro anni, è stato a volte più rigido di quello della Casa Bianca.
Non a caso, il regime di Pechino punta a raggiungere l’autosufficienza nella fabbricazione delle componenti chiave per i campi più innovativi della nuova economia, come l’intelligenza artificiale, le reti di quinta generazione, i veicoli elettrici e a guida autonoma. Qui l’obiettivo è sganciarsi dalla dipendenza dai produttori Usa, una debolezza quando la competizione si surriscalda, e completare la trasformazione della Cina in una superpotenza tecnologica.
Il primo passo verso questo traguardo resta però superare la pandemia. Ieri, la Banca centrale (Pboc) ha fatto sapere che continuerà a garantire liquidità alle aziende fino a quando i fondamentali economici non si saranno stabilizzati. Secondo il vicegovernatore Liu Guoqiang, nei primi 10 mesi di quest’anno, il sistema finanziario ha aiutato le imprese a risparmiare circa 188,7 miliardi di dollari, attraverso il taglio dei tassi di interesse e delle commissioni bancarie e grazie ad altri strumenti di politica monetaria. Le misure in campo dovrebbero consentire altri 38 miliardi di risparmi nei prossimi mesi. Prima dei sogni di egemonia mondiale, ci sono le ferite del Covid-19 da curare, anche in Cina.