Come stai?
«La domanda “Come stai?” ha due possibilità di risposta: la prima è conformista e come risposta richiede un “Bene, grazie” ma non vuole dire nulla, è una formalità. Altrimenti, se devo rispondere davvero, bisogna aprire un vaso di Pandora. E forse non è il caso».
Spero sempre che qualcuno risponda davvero alla domanda…
«Allora, diciamo che ho avuto dei momenti peggiori per cui ringrazio il cielo perché sono fisicamente messo bene, la malinconia, in un livello da zero a cento, è direi a sessanta e la creatività a centodieci».
Beh, in un periodo orrendo come questo niente male.
«I periodi orribili in realtà son buoni creativamente perché tutte le tristezze vengono assorbite».
Forse oggi è facile essere più depressi del solito.
«La depressione va bene! Meglio essere depressi che schizoidi».
Molti sono impauriti.
«Molti sono ipocondriaci: ti dicono “mettiti la mascherina se mi stai vicino!”».
Questo di certo non succede con il tuo amico Vittorio Sgarbi.
«Lui è un temerario, si butterebbe anche nel fuoco: ma è vero che l’hanno di nuovo portato via dal Parlamento a forza? Ma perché?».
Perché non vuole mettere la mascherina.
«Credo che quello sia un modo per denunciare tutte le scelte del governo che lui non condivide. Pensa se una scena del genere la vedessimo in un quadro del 600: una scena epica! È la bellezza dell’immagine quella che lui cerca».
Una ribellione estetica ancor prima che etica. Sua sorella Elisabetta invece è l’opposto.
«Non credere: la polemica che fa Vittorio è esternalizzata, quella di Elisabetta invece è interiorizzata ma c’è. Hanno entrambi una cultura profonda e un modo intelligente e non convenzionale di conoscere il mondo. Sono molto poco prevedibili, e sono ipercinetici mentalmente».
Lui ti ha anche proposto come sindaco di Milano.
«Vittorio mi ritiene degno di questo ruolo e io gliene sono grato ma in realtà anche in questo caso intende sollevare un tema: vorrebbe che in questi ruoli ci fosse un artista o qualcuno che deleghi le scelte di carattere estetico/urbanistico agli artisti. Questo perché non solo non ci sono artisti al governo ma perché il governo non aiuta gli artisti».
Cosa bisognerebbe fare?
«Alzare il livello culturale delle persone che in questi anni è stato abbassato anche a causa di una televisione di qualità scadente, in primis Mediaset a cui però la Rai ha fatto seguito: tutta la proposta culturale è stata cancellata, è rimasto solo l’intrattenimento».
Il ministro Franceschini ha invitato le emittenti televisive a promuovere la cultura nei loro palinsesti…
«L’invito non basta, un politico dovrebbe fare un decreto, una legge o quanto è necessario per rendere concreta l’idea».
Nell’audiolibro c’è un momento molto bello quando metti in musica un dialogo televisivo tra Noam Chomsky e Michel Foucault del 1971.
«Era un dibattito su “Giustizia e potere”. Ecco, in televisione io vorrei vedere cose così. Negli anni 70 c’erano. Basti pensare all’incontro tra Mario Monicelli e Nanni Moretti moderato da Alberto Arbasino o Giorgio Manganelli che parla di Pinocchio, lo scontro tra Gassman e Carmelo Bene. E invece, niente!».
Perché, visto l’appello, non proponi tu una trasmissione?
«Da anni dico che c’è un patrimonio italiano straordinario di cui non si parla che è il nostro cantautorato storico, un tema che ho molto a cuore e su cui credo di avere una certa competenza. Inoltre ho esperienza televisiva e musicale: sarei ben lieto di far conoscere questi mondi».
Il tuo audiolibro è già questa cosa: racconti, spieghi, suoni…
«Questo audiolibro è la cosa più bella che ho fatto. Mi sono impegnato moltissimo per realizzarlo. Non esiste niente del genere. La percentuale di musica originale è enorme».
Potrebbe essere un tuo nuovo album.
«Anche di più: tutta la musica è inedita. Alcune sono cover, altre canzoni nuove, scritte apposta. E poi suoni, improvvisazioni, cose dal mio repertorio e ricreate con nuovi arrangiamenti. O fatte con altri come Luci a San Siro con Vecchioni».
Che mi dici del sottotitolo “Io, l’amore, la musica, gli stronzi e dio”?
«Era il titolo del mio libro per Einaudi e infatti all’inizio l’idea era quella di farne un audiolibro. Ma quando sono andato in studio ha preso una forma diversa, è diventato tutt’altro ma era giusto mantenere il filo che lo legava perché questi rimangono i cinque elementi del mio mondo».
Chi sono gli stronzi?
«Nell’audiolibro c’è un lungo elenco. Con il Covid la percentuale è aumentata, la gente diventa Satana. Il demonio per me è l’assenza della vita, della gioia, della luce, del sapere e ovviamente dell’amore. Chi non ama o non riesce ad essere amato è il diavolo. Perché al diavolo non piace niente, dice solo: “Brutto, brutto, schifo”. E quindi non mi affascina».
E poi parli di te: il personaggio che la gente crede di conoscere anche se non è così, un tema che molti artisti sentono: penso a De Gregori che soffre molto di questa dicotomia.
«Ma nessuno dice di De Gregori che è un mascalzone o un tossico. Al massimo dicono che ha il cappello da cowboy! Nessuno l’ha mai sfrattato. Prova a metterti nei panni di uno che tutti i giorni in cui apre un giornale trova scritto che non è un buon padre o è una cattiva guida per i giovani e via così… La gente pensa che io sia cattivo. In realtà io sono buono. De Gregori, che è un grandissimo artista, non ha di sicuro questo problema. Io rischio la galera tutti i giorni...».
Qual è il motivo di questo grande fraintendimento?
«Parlo troppo, mi sporco le mani, faccio paura. E non paga. Il gesto che ho fatto a Sanremo non aveva dietro un motivo economico o altri secondi fini che non fossero quelli di smascherare il vero “cattivo”. Invece la gente ha pensato: “Guarda Morgan quanto è fuori di testa!”. Per fortuna c’è Amadeus che ha sempre mostrato una grande intelligenza. Cosa è stato in realtà? Spettacolo. Senza una parolaccia, senza gesti violenti: un momento di verità. E alla verità non siamo più abituati. Ma prima o poi uscirà la mia canzone con il testo completo: non sarà situazionismo ma “morganismo”».
E Bugo dov’è?
«In quanto “buco” è imploso, non sappiamo dove trovarlo. Forse è dentro di noi: tutti quanti abbiamo un buco dentro. Un buco nero».
Nell’audiolibro parli spesso di tua figlia Anna Lou. L’ho appena vista in “Baby” e trovo che sia molto brava.
«È bravissima. Una cosa fantastica è che adesso, quando vado in giro con lei, i ragazzi dicono: “Guarda, è quella di Baby!” e nessuno fa caso a me».
Poi da Chomsky e Foucault passi a “Oh mia bela Madunina”.
«Nel capitolo su Milano ne faccio un’esegesi perché la sua storia non è ovvia: è la prima canzone del repertorio milanese di Giovanni D’Anzi, stanco che ai concerti gli chiedessero sempre quelle napoletane. Al contrario di quello che molti pensano è una canzone sull’accoglienza, tanto che nel finale dice: “Venite a Milano, vi stringeremo la mano perché tutto il mondo è paese ma Milan l’è un gran Milan».
Morgan si alza, si mette al piano e canta. Finisce così.