La Stampa, 6 novembre 2020
Intervista a Erica Jong
«Oh mio Dio! Ma davvero?». Quando leggo a Erica Jong gli exit poll sul voto femminile nelle presidenziali di martedì, invariato o calato rispetto al 2016, non riesce a contenere una reazione emotiva: «Perché restiamo troppo ignoranti. Non siamo abbastanza informate sui nostri interessi, e su chi li cura».
Come giudica queste elezioni?
«Non sappiamo ancora il risultato e spero che Biden vinca, però pensavo che la maggioranza fosse stanca di Trump, le sue bugie, la mancanza di empatia per le persone, la gestione fallimentare del Covid. Mi aspettavo una valanga contro di lui, ma avevo torto. È chiaro che a molte persone piace ancora».
Lo hanno votato almeno 68 milioni di americani. Perché?
«Non lo so. Credo sia un folle, e non avrei mai pensato che qualcuno potesse votarlo, ma mi ero sbagliata. Soprattutto mi aspettavo una valanga di donne contro di lui».
Perché non c’è stata?
«Forse la pandemia, la preoccupazione del contagio, anche se l’affluenza è stata molto alta e questo è un segnale positivo».
Perché le donne avrebbero dovuto bocciarlo?
«È misogino, lo ha dimostrato pubblicamente. Odia le donne».
Nel 2016 Hillary aveva battuto Trump solo del 13% nel voto femminile, e la percentuale è rimasta invariata con Biden. Perché?
«Ignoranza. Non capisco perché una donna possa votarlo, visto che il suo odio verso di noi è così ovvio».
Forse hanno altre priorità, tipo essere pro-life?
«Non credo che l’aborto sia stato così determinante. Abbiamo una base elettorale femminile ignorante, nel senso che non legge, non si informa sulle posizioni dei candidati, e ciò è tragico».
Il vantaggio di Trump fra le donne bianche è salito dal 9 al 12%.
«Mio Dio! Io voto come le donne nere, perché loro sono più attente e interessate».
Ma anche il vantaggio dei democratici tra le donne nere è sceso, dal 90% di Hillary all’83% di Biden. Come mai?
«Perché viviamo ancora in una società sessista, e alcune donne sono sessiste contro i loro stessi interessi. È tragico».
Cosa intende?
«Siamo responsabili della salute di famiglie, genitori, figli. È un grande servizio, ma ci penalizza. Viviamo al centro di una pandemia e siamo predisposte a gestire le questioni sanitarie, però dovremmo informarci dei nostri interessi e chi li tutela».
Questo non avrebbe dovuto spingervi a votare Biden?
«È triste, ma molte donne non sono abbastanza informate».
Su cosa?
«Chi sta dallo loro parte ed è vicino al femminismo».
Perché sono ancora costrette ad occuparsi delle famiglie, o non hanno tempo?
«È molto deludente. Dopo una generazione di femminismo, dovremmo essere più preparate. Devo uscire fuori e tornare a lavorare».
«Più informazione e istruzione».
Perché c’è questa netta differenza tra il voto di nere e bianche?
«Le nere sono sempre più informate, perché le elezioni per loro sono questione di vita o di morte. Vedono il futuro e sanno che dipende da chi vince. Invece le bianche sono spesso indifferenti».
Perché sono privilegiate e le loro vite non dipendono dal voto?
«Purtroppo è ancora così».
Perché nel 2016 non ci fu una valanga femminile per Hillary?
«Lei è stata diffamata per trent’anni, e quindi era vittima di un pregiudizio personale. Se avesse vinto, avrebbe gestito il Covid molto meglio. Tutti i Paesi con leader donne lo hanno fatto, dalla Nuova Zelanda alla Germania».
Perché?
«In generale i Paesi guidati dalle donne hanno dati di crescita e stabilità migliori, perché noi abbiamo un approccio diverso al potere. Gli uomini puntano a dividere, noi ad unire. Eppure gli Usa non hanno mai avuto un leader donna, come la Gran Bretagna o la Germania».
«Restiamo una società troppo sessista, e serve ancora molto lavoro di istruzione e informazione per cambiarla».