La Stampa, 5 novembre 2020
Biografia di Jill Biden
Se c’è stato un momento in cui si è capito definitivamente che tipo di First Lady potrebbe essere Jill Biden è stato il 18 agosto 2020, nell’aula 232 del liceo Brandywine, dove un tempo insegnava Inglese.
Tra le fila ordinate di banchi vuoti, le spalle alla lavagna, la professoressa Biden, ha parlato di politica senza parlare di politica, ha tenuto un comizio senza urlare slogan, ha parlato di amore, di suo marito Joe, di famiglia, dell’importanza di prendersi cura uno dell’altro, e della necessità di sostenere gli insegnanti. Alla fine Joe è saltato fuori per abbracciarla e darle un bacio. Quel 18 agosto Jill ha bucato gli schermi e i cuori, tanto che i commentatori Usa hanno definito l’intervento «commovente», e Jill «la migliore arma di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca».
Eppure, questa donna forte e mite, già Second Lady d’America dal 2009 al 2017, ci ha messo un po’ a farsi convincere a prendere un congedo dall’insegnamento per entrare in campagna. Lo ha fatto solo la scorsa primavera, e in pochi mesi è diventata la nemesi di Melania Trump, mostrando il volto intimo e determinato della donna americana. «Jill Biden non è certo un trofeo su uno scaffale» ha scritto Vanessa Friedman sul New York Times: a differenza di Melania «non userà gli abiti firmati e il glamour come scudo contro il mondo».
Una volta deciso che era ora di scendere in campo accanto a Joe, Jill non si è più fermata. Nelle settimane precedenti i caucus dell’Iowa è apparsa persino in più eventi elettorali rispetto al marito. Dava a chiunque il suo indirizzo email nel caso volessero farle domande e nelle apparizioni congiunte, parlava dopo Joe. Durante le primarie del Super Tuesday del 3 marzo ha bloccato fisicamente un manifestante che voleva assalire il marito. Ancora un gesto che, dopo 42 anni di matrimonio, mostra quanto la professoressa Biden sia da sempre e ancora la prima sostenitrice di Joe, impegnata – anche fisicamente – a difendere la sua visione e proteggere la sua famiglia, senza mettere mai in un angolo la sua identità. «Jill - ha detto l’ex senatore Ted Kaufman – è come il capo consigliere di Joe, l’ultima a lasciare la stanza». Non lasciò la stanza nemmeno quando Jill, nata Jacobs, appena divorziata dal primo marito, decise di uscire con quel vedovo, in completo e mocassini, («Io, che ero abituata a ragazzi in zoccoli e pantaloni a zampa»), di 9 anni più vecchio e padre di due ragazzi sopravvissuti a un incidente stradale che uccise la prima moglie e una figlia: «Insieme si può tutto». La famiglia al centro, da proteggere e amare, che sia Joe, accidentalmente anche il candidato presidente, o i nonni italiani, tanto amati e molto utili per provare a convincere la comunità italo-americana. «Amavo andare a trovare i miei nonni. Ancora oggi il profumo del pane italiano riporta alla mia mente l’incredibile calore e l’amore che provavo, ogni volta che stavo con loro». Jill è convinta che i valori ereditati dalla sua famiglia saranno decisivi per aiutare il marito a vincere le presidenziali e ricostruire l’anima dell’America. Lei, che di cognome avrebbe fatto Giacoppa se il nonno Gaetano non lo avesse cambiato in Jacobs dopo essere sbarcato a Ellis Island dalla Sicilia. Lei, che «con l’aiuto dei Dem di origine italiana o che vivono in Italia e in tutto il mondo possiamo costruire un’America migliore».
Amore, famiglia, intimità. Sono queste le priorità della professoressa, almeno quelle elettorali. E se Biden è l’antitesi di Trump, Jill è quella di Melania. Il paragone è fin troppo facile. La coppia presidenziale ha fatto dell’algido distacco una cifra, Jill e Joe hanno fatto entrare gli americani nel loro tinello. In quell’aula 232, l’ex vicepresidente, mentre la abbracciava, si è voltato verso gli spettatori: «La verità è che Jill è la persona più forte che conosco».