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 2020  novembre 04 Mercoledì calendario

Periscopio

Visto da vicino il totalitarismo è immondo. Scervella gli uomini più efficacemente che una droga. Hèlie de Saint Marc, ufficiale francese della Legione straniera, Mèmoires. Perrin, 1995.
Il tempo insegue l’uomo e questi, scappando, senza saperlo, gli corre incontro. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento. Supernova, 2003.

Il governo Conte continua a insistere sul suo metodo: prende una decisione chiaramente insufficiente, aspetta di vedere se produce effetti. Quando i numeri ne certificano il fallimento, inizia a pensare alla stretta successiva, fa circolare le bozze per testare la reazione, poi adotta un nuovo provvedimento. Questo approccio, fin dall’inizio della pandemia, non ha mai (ma prorio mai) prodotto risultati. Il lockdown ha ridotto la velocità del contagio ma il sistema è rimasto fragile come prima: i bandi per assumere 150 tra medici e personale sanitario, per esempio, sono partiti solo adesso. Stefano Feltri. Domani.

Io, a quindici anni, con quattro-cinque amici, nessuno dei quali è più in vita, formavamo un gruppetto che detestava i fascisti perché erano brutti, aspri, vestiti di nero. Era un antifascismo estetico, il nostro, che aveva per idolo Benedetto Croce. Pareva incredibile che, in un’epoca di soffocante conformismo, esistesse a Napoli un tizio non iscritto al partito, senza camicia nera, che scriveva di cose che non erano la solita retorica sugli immancabili destini della Patria. Finita la guerra, quegli amici divennero chi comunista, chi socialista, chi socialdemocratico. Si ideologizzarono. Io no. Mi sono sempre considerato liberale, ma esserlo significava per me non avere un’ideologia. Pensavo le cose, di volta in volta, con la mia testa. Mauro Mellini, avvocato (Gian Carlo Perna). Libero.

La chiesina del convento dove, a Cetona, (Siena) vive Padre Eligio è stata restaurata con cura particolare: ogni sasso dei muri che il tempo aveva sgretolato è stato rimesso al posto suo. Come del resto è stato fatto per tutto il monastero, grande come un villaggio, bello come l’idea del paradiso, ma che fino a cinque anni fa era ridotto a un ammasso di pietre. Ora è rinato, ma non c’è traccia di nuovo: i drogati che lo hanno risollevato dalle fondamenta con l’aiuto di un paio di maestri muratori si sono ispirati alla tecnica dei puzzle, ricollocando i mattoni esattamente dov’erano in origine. Un lavoro, una fatica esagerata che ha incantato anche quelli delle belle arti: «Hanno sgobbato, è vero» dice Padre Eligio «ma in fondo non avevano altro da fare. Sudare fa bene al corpo e all’anima. È una delle medicine fondamentali per guarire dai gusti del buco». Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.

Ho insegnato al Sissi di Trieste per quattro anni e infine al San Raffaele di Milano. Dai moscerini sono passato ai mammiferi. Ho lavorato sui neuroni corticali, facendo nuove e importanti scoperte. Ho scritto per le più importanti riviste scientifiche del mondo. Mi dicono che ci sono andato più volte vicino. Tre Nobel per la biologia sono stati dati in relazione allo sviluppo dei moscerini e agli aspetti che hanno in comune con gli animali superiori. Edoardo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). La Repubblica.

Fernanda Pivano, grande traduttrice e amica di Hemingway, sarebbe stata solo una disoccupata che parlava bene inglese. Se Hemingway è sopravvissuto lo si deve per merito di un «milite ignoto» italiano finito al posto sbagliato nel momento sbagliato mentre cadevano le granate austriache sulle nostre linee. Lui, senza volerlo, lo ha riparato da una scheggia che ha ucciso lui. Tanti storici hanno indagato su questa figura-chiave, decisiva nella carriera dello scrittore, ma rimasta senza identità. Il soldato che muore al posto di Hemingway in Addio alle armi è infatti indicato col nome fittizio di Passini. E niente più. Maurizio Pilotti. Libertà.

Per renderci conto del fenomeno dei grandi intellettuali soggiogati dal comunismo, pensiamo solamente all’ambiente di lingua inglese. Troviamo George Bernard Shaw, Ernest Hemingway. John Boynton Priestley, Herbert George Wells. Poi, ovviamente, c’erano i poeti: Cecil Day Lewis, Stephen Spender, W.H. Auden. Si può tranquillamente affermare che le opinioni politiche di tali persone, tutte stupidamente adoranti il comunismo e l’Urss, non sarebbero oggi riproponibili. Alcune loro affermazioni erano stupide o funeste, altre semplicemente sciocche, ingenue o superficiali. Christopher Hitchens, La vittoria di Orwell. Scheiwiller, 2008.

Il laboratorio sovietico dei veleni da usare contro i nemici della nomenklatura comunista era nato alla Lubianka, sede dei servizi segreti, dove un tempo venivano eseguite le esecuzioni dei dissidenti, spie e comunque di tutti coloro considerati «nemici del popolo» e dove era attivo anche un crematoio per eliminare i corpi di torturati e assassinati. Si è quasi certi che anche la misteriosa morte di Lenin sia stata favorita da un altro «benefattore dell’umanità», Giuseppe Stalin da come lo definiva il Pci, di cui fra poco si celebrerà il centenario della sua fondazione, con un sostanzioso contributo finanziario del governo italiano. Aldo Forbice. La Verità.

Consigli (non ascoltati) per i tg Rai: limitare al massimo le immagini di repertorio (si parla di soldi, e scorre il filmato di monete che escono dalla marchiatura). Molto più efficaci le infografiche o le sintesi di data journalism, meno chiacchiere sui politici e più dettagli sugli effetti delle decisioni politiche; bandire frasi inascoltabili come: «E ora passiamo all’economia». Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli. 2019

Il racconto è una misura che piace agli scrittori, perché hanno il controllo totale della pagina (o perlomeno: credono di averlo) e perché possono sperimentare. Ma non piace ai lettori. Antonio Franchini, editor (Luigi Mascheroni) Il Giornale.

Ti ricordi di don Ignazio? S’era ridotto a vivere in un “basso” a Mergellina. L’ultimo bombardamento gli ha spazzato via tutto. Figurati che nella fretta di scappare lasciò sul comodino perfino i denti finti. Nella domanda di risarcimento aveva scritto: «Pregovi disporre d’urgenza che mi venga assegnata una dentiera, non potendo, in mancanza, fumare la pipa». Giuseppe Marotta, L’oro di Napoli. Rizzoli, 1986.

Se la morte fosse un vivere quieto, / un bel lasciarsi andare, /un’acqua purissima e delicata / o deliberazione di un ventre / io mi sarei già uccisa. / Ma poiché la morte è muraglia, / dolore, ostinazione violenta, / io magicamente resisto. Alda Merini, poetessa.
Il cielo stellato è Dio in abito da sera. Roberto Gervaso.