la Repubblica, 3 novembre 2020
Il fenomeno Sassuolo
Erano in tanti a pensare che, una volta scomparso Giorgio Squinzi (ottobre 2019), il Sassuolo sarebbe andato in scadenza come uno yogurt. Ma era tutta gente di fuori, a crederlo. Quelli di Sassuolo l’hanno capito da un pezzo che ormai il club s’è radicato, che dell’universo Mapei è diventato un ramo d’azienda, non più un giocattolino. Poi va da sè che anche qui nessuno s’aspettava l’attuale secondo posto. Roba da fantascienza. Però in estate De Zerbi confidava che «questo sarebbe stato l’anno del raccolto». Sottinteso: dopo due stagioni di consolidamento.
La squadra che domenica ha sbancato Napoli lo ha fatto senza cinque titolari, tre dei quali erano Caputo, Berardi e Djuricic. Come se alla Juve mancassero Ronaldo, Dybala e Morata. Direbbe Arrigo Sacchi che succede così quando il leader della squadra è il gioco. Fu proprio l’ex ct, una sera a cena con l’amico Carnevali, che del Sassuolo è l’ad, a suggerirgli De Zerbi. Secondo alcuni propinandogli, estasiato, i dvd del Foggia dove allenava appunto il tecnico bresciano. Era il 2016.
De Zerbi è arrivato due anni dopo, quando finalmente c’è stata la possibilità di rifondare il gruppo. Ma l’irresistibile ascesa neroverde non è solo tecnica. Sassuolo è il regno delle ceramiche ed ha appena 42 mila abitanti. Circa 7500 dei quali erano gli abbonati, l’anno scorso, prima del Covid, a una squadra che gioca a Reggio Emilia, oltre 30 km di distanza, dove nel 2013 all’asta fallimentare Squinzi si comprò lo stadio per 3.7 milioni. Semplificando, perché ovviamente ce ne sono anche da fuori, è come se un sassolese su sei avesse la tessera. Ma non è tutto. In regione quello del Sassuolo è diventato il vivaio più ambito. Quando a Bologna lamentano gli angusti confini del proprio bacino territoriale non hanno torto, perché è vero che a Modena non si tifa Bologna, anzi. Né a Ferrara, né a Reggio. Ogni comune ha saldo il suo pennone.
Eppure il Sassuolo, che non è nemmeno capoluogo di provincia, ha preso il volo (anche sui social dove i follower si sono moltiplicati di dieci volte rispetto al numero dei sostenitori). E fra i tanti segreti c’è l’ambizione di Giorgio Squinzi, che prese il club ripescato dai Dilettanti dov’era finito nel 2003 per saldare un debito d’amicizia verso questa terra che tanto gli aveva dato. «Mai smettere di pedalare» era il suo motto, mandato a memoria dai figli, visto che adesso tocca a loro.
L’ultimo regalo del patron è stato il nuovo centro sportivo da 12 milioni costruito a Sassuolo. Maxime Lopez, 167 centimetri d’ordine ed efficienza, lanciato a Marsiglia da Rudi Garcia, francesino che ha segnato il 2-0 al Napoli, si candida a diventare il faro della squadra. «È qui da neanche due settimane – così De Zerbi giorni fa – ma sembrano dieci anni».
Scovare talenti e cedere bene, vedi Sensi all’Inter o Demiral alla Juve, per citarne due. Ma l’idea non è quella di fare trading e oggi l’Europa non è più tabù. Resistere alle grandi che bussavano per Locatelli e Boga non era automatico. Ma Sassuolo non vuole, semplicemente, partecipare. L’obiettivo che s’è dato da tempo è quello di primeggiare.