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 2020  novembre 03 Martedì calendario

Periscopio

Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Hegel, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese. Umberto Eco (Maurizio Pilotti). Libertà.
«Adesso la morte mi fa un po’ paura. L’uomo è l’unico animale che sa di dover morire; ma da giovane è convinto di essere immortale. A ottant’anni però comincia ad avere qualche dubbio. Francesco Guccini, cantautore (Aldo Cazzullo). Corsera.

Non si potrà uscire di casa se non per portare il cane e fare la pipì, vietato recarsi al bar che ha abbassato le saracinesche, non parliamo dei ristoranti e delle pizzerie che costituivano un modesto svago ma sempre meglio di vedere sul piccolo schermo le faccine di Lilli Gruber, tifosa acefala della sinistra conformista. Vittorio Feltri. Libero.

Io sto abbastanza bene, ma volevo dirvi una cosa importante: non sottovalutate questo virus che è davvero molto contagioso. Mettete sempre la mascherina Ffp2, proteggetevi, lavatevi le mani, usate l’igienicizzante e state sempre a distanza. Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs. Adnkronos.

Per diversi di noi frati il Covid 19 ha costituto l’ora del ritorno al Padre. Ormai ci hanno lasciato, per questo, una cinquantina di frati; degli ultimi deceduti, più di qualcuno aveva meno di cinquant’anni. Roberto Genuin, ministro generale dei frati minori cappuccini (Tommaso Montesano). Libero.

Le lettere lasciate da Veronica Lazar ai figli sono un diario-testamento che rivela cose ultime e insieme raccomanda: prendete i broccoli che ho cucinato per voi, sono nel freezer. «Non preoccuparti, Alexandra: non sono piccanti». Concita De Gregorio. la Repubblica.

La propaganda goscista accumulava svarioni, ebbrezze, spropositi, fesserie e fanatismi. E tutti, per di più, virati al grigio, banaloidi, fiacchi e premasticati, attraverso i decenni, dal Pc tagliattiano. A commento d’ogni singola immagine (in genere tizi zazzeruti à la Ce-Ce-Ghevarà e altri tizi che imbracciano mitra o impugnano pistole) figurano invariabilmente didascalie in langue de boisstaliniana, una lingua che non è fatta per parlare ma per abbaiare, minacciare e maledire. Diego Gabutti, Informazione corretta.com.

C’è stato un tempo in cui sembrava che la voce di Bob Dylan fosse una spiegazione dell’America. Ma oggi il paese è etnicamente, culturalmente e politicamente troppo frammentato. Ci sono molte Americhe e Dylan è una delle tante. Alessandro Carrera (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Lo schema della Bignardi, da Le invasioni barbariche a L’era glaciale, fino a L’assedio, non cambia: intervista narcolettica in un clima da salottino buono, senza una mezza domanda scomoda se l’ospite, come quasi sempre capita, appartiene alla cricca dei compagni. Gianluca Veneziani. Libero.

Jas Gawronski è alto, dritto, abbronzato e senza un filo di capelli bianchi per un’astuzia della natura che gli ha regalato fin da giovane un’elegante calvizie mirabilmente incorporata al personaggio e fonte di fascino. «Sei anche nato a Vienna, per non farti mancare un tocco asburgico», dico, sedendo all’ombra della terrazza fiorita. «Battesimo a Semmering, il kurort viennese», dice Jas e indica nello studio, aldilà della vetrata, la foto in bianco e nero di un prelato. «È il cardinale d’Austria che mi battezzò nel 1936». Chi di noi è stato mai battezzato da un cardinale? Questo è Gawronski. «Di quante lingue sei impastato?», gli chiedo. «Oltre l’italiano, francese, inglese, polacco e russo», dice e, quasi per darmi la prova, sbotta perentorio in polacco, alzando la voce. Una signora entra con acqua fresca e caffè. Scambia con Jas due battute slave e scompare. Jas Gawronski, giornalista (Giancarlo Perna). Libero.

A Milano, essendo ogni cosa regolata, la vitalità tende subito a essere sregolata. È, allo stesso tempo, la città del lavoro e del sogno. Il panorama anonimo è perfetto per le passioni strazianti. A pensarci bene, è il luogo ideale per le canzoni struggenti e l’innamoramento. Chi vive a Napoli, sente già l’amore sprigionarsi dall’intera metropoli. Chi vive a Milano, deve amare follemente per scaldarsi. Lo sguardo fantastico, visionario, allucinatorio, a Milano nasce dalla necessità di non precipitare nella depressione. Il mondo alternativo del glamour e della moda non poteva che crearsi lì. A Roma sembra invece consentito tutto: e perciò, non succede mai nulla. Roma è già così colorata, che non c’è bisogno di accendere un bel niente. Edoardo Albinati, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post Italia.

Mi appoggiai sulle idee Rawls quando pubblicai nel 1982 La società giusta. Un libro che fece esplodere un casino infernale nella sinistra italiana. Dicevo cose abbastanza ovvie, ma non per il Pci. La mia tesi era che la sinistra dovesse guadagnarsi il consenso in una società aperta in cui l’eguaglianza non è appiattimento ma equità, che poi vuol dire capacità di correggere le condizioni di partenza di chi sta peggio.Il sottinteso era: puoi lottare per una società migliore non per una società perfetta. Il libro fu discusso al Gramsci di Bologna, c’erano tra gli altri Ingrao e Tortorella. Fui in pratica processato. Salvatore Veca, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Ero un adolescente triste. Mi sentivo solo e perso in un mondo grigio che non capivo. Invece di andare a scuola, la mattina mi dirigevo verso la spiaggia. E restavo lì, durante la stagione invernale, nascosto tra gli stabilimenti balneari di Viareggio. Quel Natale del 1957 fui ritirato da scuola. Mio padre mi spedì a bottega da un corniciaio che era a pochi passi dal suo negozio di barbiere. Trascorsi circa un anno in quel negozio. Lino Mannocci, pittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Mia nonna si alzava all’alba e lavorava fino a sera. Forte di fede, pregava. Che giorno fu, forse di festa, o a una fiera, che quel ragazzo con i capelli e la barba fulvi la vide, e la seguì con gli occhi? Ferdinando, anche lui dall’Appennino parmigiano, anarchico e poi socialista, un figlio del popolo nel tumulto del secolo che sgorgava, impetuoso. Due fedi opposte, ma una speranza grande in comune. Dal primo giorno. Mi immagino quei due insieme tra la folla che li sfiora a Parma, in un imbrunire di domenica. Forse di marzo, la primavera appena nell’aria. Poi, per sempre. Radici forti, la vita da costruire come un muro di pietra ben fondato. Tu, papà, nelle foto, quanto le somigli. Negli occhi: la stessa energia quieta, e il bagliore di orgoglio di chi ha un onore. Quanto le somigli nei tratti generosi, da emiliano. Marina Corradi, Lettere a mio padre Egisto (Gazzetta di Parma).

I dubbi di chi crede mi aiutano a credere in Dio. Roberto Gervaso.