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 2020  novembre 03 Martedì calendario

QQAN68YDONNE La prostituzione nei secoli

QQAN68YDONNE

L’hanno definito il primo mestiere del mondo. Era naturale per le donne, che vivevano in condizione di sottomissione e anche di schiavitù rispetto all’uomo. Per natura, la donna doveva essere sottomessa. Doveva fare i figli, ma c’era bisogno del suo lavoro anche per divertire gli uomini, almeno, come dice Nietzsche, «quando i guerrieri riposano». Ma un’epoca senza questa loro pregiatissima e insostituibile attività non c’è mai stata.In particolare sembrava nata e inseparabilmente connessa ai bisogni fisiologici del maschio. Già Sant’Agostino ammetteva «quelle» a fin di bene sociale e morale: «Sottrai le prostitute al genere umano e ogni cosa sarà sconvolta, dalle passioni della lussuria». Ci penserà la Chiesa, stabilendo per le squillo regole e pagamento delle tasse, oltre, spesso, ad un nastro giallo o a una sonagliera, che indicava la «mulier vana» (chiamata spesso «puttana» o «signorina». A Ivrea e Castelfranco Veneto c’è stato a lungo il «Palio delle prostitute», una festa dove le ragazze di vita si sfidavano in paese alla corsa. Di esse si occupavano le istituzioni pubbliche, statali o municipali.
Pagare le donne per avere sesso è dunque qualcosa di immutabile e insuperabile, di cui Barbagli ci descrive i mutamenti: nell’Occidente comunale e borghese, mentre il danaro diviene una variabile obbligata, la prostituzione è cresciuta moltissimo; poi le riforme religiose, soprattutto quella protestante, l’hanno frenata, sino alla recente esplosione dell’età industriale, quando nell’Ottocento tocca il suo apice e diviene sex work». Flaubert chiamava la sua epoca «un secolo di puttane».
Le cortigiane sono divenute lavoratrici. Nel Novecento diminuiscono, anche perché la donna acquisisce migliori condizioni di vita e una coscienza più libera con la civiltà. Anche se permane nelle retrovie degli eserciti. La donna diviene libera di gestire, come meglio crede, il suo corpo, come è giusto che faccia. Le leggi condannano, non la prostituzione della donna, pienamente lecita, ma lo sfruttamento di chi sua libera attività esercita.
Ce lo ricorda un noto sociologo dell’Università di Bologna, Marzio Barbagli, in un libro molto esteso che ci ricorda le forme e i modi della prostituzione, una storia scientifica e insieme divertente: «Comprare piacere. Sessualità e amore veniale dal Medioevo ad oggi» (Il Mulino, pp. 672, euro 36).
Barbagli è stato uno dei più stimati sociologi della famiglia della università felsinea. Ma la famiglia e il sesso (quello ammesso e anche lodato e quello a parole proibito) hanno sempre avuto relazioni strette. E l’autore, che è un sociologo della cultura, li collega opportunamente con la «storia di quelle», con il costume, le leggi, il dibattito morale e religioso, in una parola con l’evoluzione della società.
Mostrando la comodità maschilista della convinzione (diffusa in tante civiltà tra reazionari, bigotti e femministe), che la prostituzione non sia solo una violenza di fatto sulle donne povere, ma anche un vizio di tante donne corrotte spinte dalla loro innata dissolutezza. Oggi vendere il proprio corpo non è un reato, ma una scelta libera della donna. Che ne è aiutata dalla diffusione di pillola. La legge infatti non condanna più la prostituzione, che rientra nei diritti della donna, ma lo sfruttamento: come scrive Barbagli, «la progressiva conquista, da parte delle donne dell’eguaglianza anche nella sfera sessuale, della libertà di gestire (e, se vuole, vendere) la propria eguaglianza anche nella sfera sessuale, della libertà di gestire le proprie relazioni amorose».
La doppia morale, durata millenni, dall’uomo che del sesso e della donna che ne era una variabile dipendente faceva ciò che voleva, è stata posta in crisi e oggi la donna si è avviata verso la liberazione della sua morale. Oggi vale quello che aveva capito Ludovico Ariosto: «perché si deve punir donna o biasimarla / se con più di un uomo abbia commesso / quel che l’uomo fa con quante n’ha appetito, / e lodato ne va, nonché impunito?».
Certo oggi il mercato del sesso si è allargato con la prostituzione maschile. Che c’è sempre stata, ma oggi ha assunto tonalità estese e commerciali.