Corriere della Sera, 2 novembre 2020
Elisa Di Francisca aspetta un figlio
«Qualche tempo fa ho fatto un sogno. Tenevo per mano una bimba davanti a una vetrata affacciata sul mare. Sulla spiaggia, Ivan ed Ettore che giocavano con la sabbia». Se l’inconscio è il ripostiglio dei nostri pensieri, inconfessati e non, Elisa Di Francisca si è regalata uno squarcio di futuro: nel maggio 2021 sarà di nuovo mamma, il piccolo Ettore (3 anni) avrà un fratellino (a questo punto, speriamo che sia femmina: «E se non lo fosse verrà comunque accolto a braccia aperte e ci darà un’ottima scusa per fare il terzo figlio!»), addio Olimpiade di Tokyo posticipata dalla pandemia, arrivederci scherma.
Il celebre egoismo della campionessa – di tutte le campionesse: metto da parte me stessa in nome del risultato sportivo —, sconfitto dalla voglia di vita. A 38 anni (li compirà il 13 dicembre), Di Francisca inseguiva la terza olimpiade da regina di Londra 2012 (due ori nel fioretto, individuale e a squadre) e argento di Rio 2016, avrebbe puntato al podio da mamma, era tra i papabili per il ruolo di portabandiera dell’Italia, nella scia di Federica Pellegrini che ci rappresentò in Brasile. E invece, Elisa? «Invece, di fronte all’incertezza di un’Olimpiade ancora in bilico, ho deciso di aggrapparmi al valore che mi hanno trasmesso i miei genitori, la famiglia, e di credere in un mondo migliore». Avvertiti come da prassi istituzionale il presidente del Coni Giovanni Malagò («Non se lo immaginava») e quello della Federazione scherma Giorgio Scarso («Entrambi hanno avuto una reazione che me li ha fatti stimare ancora di più: mi hanno capita come donna, benché per loro io sia innanzitutto un’atleta e la possibilità di una medaglia in più in Giappone contasse molto per tutti e due»), possiamo parlare di questa bellissima sorpresa che terremota la pedana: è ufficialmente aperta la corsa alla successione. «Ho sempre desiderato una famiglia numerosa. Appena partorito Ettore, non vedevo l’ora di rimanere di nuovo incinta. Ma avevo ricominciato con il fioretto, avevo deciso di arrivare fino a Tokyo: con mio marito Ivan si era detto di aspettare. Con il rinvio dei Giochi, lo scorso marzo in pieno lockdown, ero caduta in una specie di oblio mentale. Ero divisa tra la voglia di fermarmi e la promessa che avevo fatto di continuare, con tutti i sacrifici che avrebbe comportato». Mesi combattuta, scissa tra sogni e paure. «Sono uscita dalle incertezze e ho detto basta: smetto la pillola, voglio una creatura. La pancia ancora non si vede, per abituare Ettore all’idea di un fratellino gli abbiamo regalato un bambolotto. L’ha chiamato Gino...».
Fare un figlio in piena pandemia: ci vuole più amore, coraggio o incoscienza Elisa? «Un pizzico di tutti e tre. In un momento così difficile, nuova vita significa cambiamento, rinascita. Servirebbero meno liti da parte della politica: ci vuole più speranza per immaginarsi un’Italia guarita in un pianeta più sano. Sono felice di essere uscita dall’empasse e aver preso la mia strada. Non sarei più riuscita a convivere con il malessere. L’Olimpiade non dipende da me, un figlio sì. E con i figli bisogna stare: escludo, da maggio ad agosto, una rincorsa record e forsennata a Tokyo. Allatterò, crescerò i miei bambini, i Giochi li guarderò alla televisione senza rimpianti. Ho scelto un bambino, non ho scelto me. Indietro non si torna».
Giacomo, papà di Elisa e suo più grande tifoso, a questo punto si consola con la nipote Zoe, promessa della scherma azzurra: «L’aspetta a Los Angeles 2028!» ride la futura mamma. Marchio dop Di Francisca, garanzia di qualità.