Il Messaggero, 1 novembre 2020
Come fare spazio in casa
Non lo avete fatto durante il primo lockdown? Pensateci adesso, mentre si avvicina il secondo. Fate ordine, eliminate il superfluo, riorganizzate l’armadio, gli spazi, la vita, e possibilmente anche la scrivania per lo smart working. Come farlo ce lo insegna sempre Marie Kondo, inserita dalla rivista Time tra le cento persone più influenti del pianeta, con il suo ultimo libro Lavorare con gioia che in Italia esce il 5 novembre per Vallardi e in America è già un bestseller. È una vera e propria guida per affrontare al meglio quella sfera della nostra realtà quotidiana, il lavoro, a cui dedichiamo gran parte del nostro tempo, scritta in collaborazione con Scott Sonenshein, esperto di organizzazione del lavoro e professore di management. Dopo il Magico potere del riordino, in cui ci ha mostrato come riordinare le nostre case, e 6 lezioni di felicità, che hanno venduto oltre 10 milioni di copie, la guru giapponese dell’armonia porta la sua magia nel mondo del lavoro.
L’OSSESSIONE
La pratica che permette di eliminare il superfluo per riorganizzare il guardaroba e a seguire la nostra esistenza, in inglese si chiama decluttering, fare spazio, e consiste nel processo fisico e mentale che ci permette di rimuovere tutti quei capi che non utilizziamo più o che non abbiamo mai indossato. Per molti lo shopping è un’ossessione: una ricerca francese (Duroy, 2014) riconosce lo shopaholism, cioè lo shopping compulsivo, come un vero e proprio disturbo comportamentale. Per altri l’acquisto compulsivo è una tendenza dettata dalla moda fast, che spinge molti a comprare abbigliamento economico e di bassa qualità a un prezzo accessibile.
La pratica del fare ordine è diventata anche un docu-reality su Netflix, Metodo Kondo, dove l’esperta racconta le sue esperienze a domicilio e insegna a liberarsi del superfluo con un approccio zen: tutto ciò che non irradia gioia e felicità va scartato. Si parte dai vestiti, poi i libri, i documenti, utensili vari e per ultimi ricordi e foto, osservando lo stato d’animo che generano. Sempre secondo il Metodo Kondo, tutto ciò che viene scartato deve essere salutato e ringraziato per il tempo trascorso assieme, in un rituale tra il magico e il profano. Secondo uno studio del 2017 effettuato sugli studenti della Ohio State University, liberarci dagli oggetti che non usiamo più porta ad uno stato di tranquillità. Siamo legati ad alcuni capi o oggetti perché hanno un valore identitario importante: eliminare pezzi del nostro passato, e riorganizzare quello che possediamo, ci porterebbe dunque alla consapevolezza di avere il controllo sulla nostra vita.
Liberarsi dal superfluo però non è semplice, e farlo da soli è molto complesso. Sulla scia di Marie Kondo negli ultimi anni sono nate anche in Italia nuove figure professionali. Giulia Torelli (sui social network @RockandFiocc), ha 33 anni, è nata e cresciuta a Parma, ed è la guru italiana del decluttering. Da qualche anno ha deciso di trasformare questa pratica nel suo lavoro. «A tempo perso sistemavo gli armadi delle mie amiche, mi divertiva e mi rilassava. Poi ho capito che, con una buona comunicazione, avrei potuto trasformarlo in un vero e proprio lavoro», spiega. «Mi chiamano le persone che vogliono riorganizzare gli spazi che hanno in casa e scartare le cose che non hanno il coraggio di eliminare autonomamente. È un lavoro prima di tutto psicologico, perché i miei clienti sanno già cosa non vogliono tenere, ma da soli e più difficile prendere una decisione».
IL SERVIZIO
Con il lockdown molte persone si sono trovate costrette a riorganizzare i propri spazi, per comodità o per occupare il tempo. Giulia ha avuto un boom di richieste e ha iniziato a prestare il proprio servizio anche in videochiamata: «Le clienti che richiedono consulenza video sono spesso ragazze universitarie o neolaureate. Appoggiano il telefono su un punto fisso davanti all’armadio e insieme capiamo cosa vogliono tenere e cosa no, parliamo anche di stile, valutiamo insieme cosa manca nel loro armadio e do loro consigli d’acquisto». Poi ci sono le clienti tra i trenta e i quarant’anni che lavorano, e che richiedono invece il servizio a domicilio. «Sono donne che non hanno tempo e voglia di sistemare la casa o di fare il cambio stagione da sole. Altre volte hanno appena traslocato e devono organizzare gli spazi in modo intelligente».
Il preventivo varia a seconda della modalità di intervento. «Settanta euro all’ora in videochiamata, per un decluttering che dura generalmente due ore. Per gli interventi dal vivo ho bisogno di più tempo, almeno sei ore, e offro un pacchetto da 400 euro. Quanti armadi faccio? Almeno cinque a settimana».
Insomma, se il coraggio di scartare non lo si trova da soli, meglio affidarsi a un professionista che ci aiuti in questo percorso, permettendogli di accedere alla nostra sfera più privata, con il rischio di fare ritrovamenti insoliti. «Nei cassetti si trova di tutto: vibratori, manette, scontrini da nascondere. Una volta tra i calzini ho trovato una sciabola di ferro», racconta Giulia. Da uno studio realizzato da Movinga è emerso che l’80% dei capi d’abbigliamento acquistati dagli italiani non vengono poi utilizzati. «La verità è che potremmo sopravvivere benissimo con due t-shirt, quattro paia di pantaloni, due maglioni, un cappotto, un piumino e poche altre cose. Insomma, una trentina di capi in totale».