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 2020  novembre 01 Domenica calendario

Parla il leader delle milizie Usa Three Percenters

Atlanta (Georgia) «Credo che i prossimi 45 giorni saranno imbottiti di violenza. Ma non partirà da noi: ci limitiamo ad addestrarci, ad accumulare munizioni e a sorvegliare».
Trump dice che saranno i gruppi della sinistra radicale antifa ad appiccare l’incendio. La sinistra, invece, teme che sarete voi delle milizie paramilitari di destra a attaccare in caso di vittoria di Biden.
«Noi siamo qui per difendere la Costituzione, soprattutto il Secondo e il Quarto emendamento (quelli che sanciscono la libertà di armarsi e il divieto per lo Stato di ispezionare case e persone salvo casi estremi di grave pericolo, ndr). Se qualcuno viola la Law of the Land, la ribellione diventa un dovere».
Blood Agent, il comandante della Georgia Security Force III%, cioè la milizia paramilitare dei Three Percenters di questo Stato del Sud, nella vita di tutti i giorni si chiama Chris Hill ed è un paffuto 46enne di statura media, mediamente tatuato, capelli radi e barba rossiccia, con un lavoro un po’ noioso (non mi dice altro) a Morrow, un sobborgo di Atlanta. È lì che mi dà appuntamento, davanti a un anonimo complesso di uffici sulla Jonesboro Road. Sale in macchina, andiamo a prendere un caffè in un bar all’aperto. Chi mi ha messo in contatto con lui dice che nel movimento (300 gruppi di Three Percenters nei 50 Stati, per un totale di circa 15-20 mila miliziani) alcuni lo criticano perché parla troppo. Sopratutto proclami aggressivi in rete, visto che con la stampa americana ha rotto i ponti. «Sono stufo», mi spiega, «di farmi dare del razzista violento. Vediamo se voi stranieri riuscite ad essere più obiettivi».
Be’, non coltivate il mito della supremazia dei bianchi?
«No. C’è chi la pensa così, ma quello che conta per noi è la difesa delle nostre libertà. Tra i miei uomini ci sono anche ispanici e afroamericani».
Three Percenters neri?
«Certo. La parte più dura del mio lavoro è il reclutamento: nella mia milizia, 350 uomini, non accetto neonazisti, gente del Ku Klux Klan o che ha militato in gruppi della supremazia bianca. E nemmeno gente che non può detenere armi in seguito a condanne penali».
Non vi considerate neanche la milizia di Trump? Porti un suo bracciale. Il presidente vi ha invitato in tv a «stand back, stand by»: siete pronti all’azione se ve lo chiede?
«Non mischiare tutto: io sono un sostenitore di Trump come la gran parte dei miei uomini, ma non tutti. Te l’ho detto: non siamo un’organizzazione politica, difendiamo dei principi. Esistevamo prima di Trump ed esisteremo dopo. In quel messaggio lui parlava ai Proud Boys che sono diversi: più politica, meno ideali. E accettano anche gente con la fedina penale abbastanza sporca».
Non fate politica? Fate il servizio d’ordine ai comizi dei candidati repubblicani in Georgia. Trump ha chiesto sorveglianza ai seggi martedì, il giorno dell’Election Day. In Michigan le milizie si preparano a presidiarli. E voi?
«Fai confusione di nuovo. Quelli che si muoveranno in Michigan sono gli Oath Keepers. Noi, qui in Georgia, non lo faremo. Tempo e risorse sprecate, a meno che non vengano segnalati casi di abusi. Se ci chiamano, siamo pronti a intervenire. Per il resto, sì, siamo quasi tutti trumpiani e sosteniamo i suoi candidati, ma non le teorie cospirazioniste: quelle dei QAnon, per me, sono stronzate».
Insomma, chi siete? Che differenza c’è tra voi e gli Oath Keepers visto, oltretutto, che il vostro fondatore – siete nati nel 2008 come reazione alla presidenza di Obama – viene da quel movimento?
«Te l’ho detto: siamo gente – soprattutto veterani delle varie armi ed ex poliziotti – che si organizza in modo quasi militare per difendere certi valori. Gli Oath Keepers sono simili solo in apparenza: parlano e marciano come una milizia, ma non hanno un’organizzazione militare».
Tu che esperienza militare hai fatto? E perché sei entrato nei Three Percenters (nome legato alla credenza, erronea, che solo il 3 per cento dei coloni americani si impegnò nella guerra di liberazione dal dominio britannico)?
«Sono stato quattro anni nei marines. Di base a Okinawa, alle Hawaii e poi in Virginia come istruttore. Sono entrato nella milizia nel 2012. Nauseato dalla corruzione del governo: un’America sempre più irriconoscibile».
Obama non l’ha cambiata radicalmente. Non sopportavate un presidente di colore?
«Lui minacciava il nostro diritto di armarci, voleva estendere la sovranità del governo federale, farlo entrare nelle realtà locali: non lo accettiamo, è contro la Law of the Land».
Volete indebolire lo Stato? Tentazioni anarchiche come quelle dei Boogaloo Bois, il movimento, pare, più agitato e pericoloso?
«Ci risiamo: i Boogaloo sono tutt’altra roba, neanche etichettabile politicamente. Non sono una milizia e dentro c’è di tutto, dagli anarchici ai neonazisti. Noi difendiamo le nostre libertà, respingiamo l’invadenza dello Stato. Riconosciamo l’autorità, ma rispettiamo soprattutto quella locale: per noi lo sceriffo è il vero garante della Law of the Land. Cerca di capire: ci son Stati, come New York, che hanno introdotto leggi red flag: vuol dire che basta un vicino di casa sospettoso e due agenti federali dell’Fbi possono venire a casa tua e disarmarti. Anche se non hai commesso alcun crimine. Basta che una vecchina dica di sentirsi minacciata da te».
Be’ se giri con armi da guerra semiautomatiche e un caricatore con 45 proiettili...
«Non spetta al governo decidere quali sono le armi che possono spaventare la gente e che capienza può avere un caricatore. La Costituzione ci dà libertà illimitata di armarci proprio contro il pericolo che il governo diventi tiranno. Per noi è tirannico se non rispetta in pieno il Secondo Emendamento e considera illegali i comportamenti di cittadini che, invece, lo rispettano».
Ci sono interessi collettivi da tutelare. Come nel caso dell’epidemia da coronavirus. Ti vedo allergico alle mascherine. Contestazione ideologica anche la tua?
«All’inizio mi ero spaventato anch’io: avevo dato a mia moglie e ai due ragazzi le maschere antigas che avevo sotto le armi. Poi ho capito che è tutta una montatura: una malattia infettiva un po’ più seria, niente di più. E chi dà quotidianamente l’allarme? La Johns Hopkins. Chi la finanzia? I Rockefeller: sono loro che governano il mondo, vogliono tornare alla globalizzazione».
Schemi semplificati, a volte basati su teorie infondate, quelli di Chris: vicini a quelli dei trumpiani contrari al multiculturalismo e a un mondo senza barriere. Vorrebbero un’America solo cristiana, l’aborto fuorilegge, immigrati solo europei. La sinistra liberal al potere insieme al pc world, cioè l’élite digitale, è uno scenario da incubo.
Con Biden presidente voi e gli altri gruppi continuerete ad addestrarvi e a mostrare le armi (anche per rompere la monotonia della vita post-militare) o vi ribellerete? C’è un rischio d’insurrezione?
«Siamo individualisti, impossibile un coordinamento tra gruppi così diversi. Rispondo per i miei uomini: non siamo violenti, le armi ci servono per difendere le libertà. Ma se vengono violate, la ribellione non è un’opzione: diventa un dovere».