Corriere della Sera, 1 novembre 2020
Gli insulti a medici e infermieri
L’ultimo si chiamava Mirko Ragazzon, aveva 60 anni e due figlie. Era diacono nella parrocchia di Sant’Antonio a Brancaccio di Torre del Greco ed era un medico di famiglia. È morto il 24 ottobre nel reparto di rianimazione dell’ospedale del Mare di Napoli. I suoi colleghi, quando è passato il feretro, hanno improvvisato un picchetto d’onore con i camici indosso. È la vittima numero 183, tra i medici, dall’inizio della pandemia. Gli infermieri deceduti finora, invece, sono 44. Gli operatori sanitari che sono stati contagiati da quando si tiene la contabilità del coronavirus sono 42.071. Eppure queste persone sono passate da «eroi» a «collusi», «assassini», «bugiardi», «terroristi», «menagrami».
Una settimana fa, di notte, nel parcheggio dell’ospedale Infermi di Rimini sono state vandalizzate una settantina di auto: finestrini spaccati, specchietti divelti, sportelli rigati. Dall’interno non è stato toccato niente. Andrea Boccanera, responsabile della sicurezza dei lavoratori dell’Ausl, al Resto del Carlino ha detto: «Non è certo il lavoro di un ubriaco o di qualche teppistello, è un attacco mirato contro i sanitari. La gente è sempre più esasperata e nervosa, forse ai loro occhi, con i nostri appelli sui social a rispettare le misure, creiamo allarmismo». I carrozzieri di Rimini e San Marino si sono offerti di riparare le auto gratis, l’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini è andato a ringraziarli.
Venerdì a Padova il presidente della Provincia, Fabio Bui, è stato fischiato quando ha espresso solidarietà per chi lavora in corsia ventiquattr’ore su ventiquattro. E il Mattino ha raccontato gli insulti che ricevono su Facebook medici e infermieri della Terapia intensiva. «La solita propaganda terroristica», «inizia a essere quasi giornaliera la foto della caposala, tra selfie e dichiarazioni varie, tra poco la vedremo da Barbara D’Urso», «ma stanchi di cosa?, fate solo il vostro lavoro come tanti altri», «bugiardi fate terrorismo». Fino al paradosso: «Questo lavoro lo avete scelto voi, gli eroi sono un’altra cosa».
La presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, è particolarmente avvilita dall’aggressività dei toni. Al telefono ci dice: «Non mi aspettavo questa violenza e questa acredine. Fin dai primi mesi abbiamo rifiutato la retorica degli eroi, ne comprendiamo il senso, ma siamo prima di tutto dei professionisti. Questi attacchi sono inaccettabili e la polizia postale dovrebbe intervenire per quel che è di loro competenza: invoco la tolleranza zero con chi insulta e addirittura ci minaccia».