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 2020  ottobre 31 Sabato calendario

Il paradosso del fuorigioco «esatto»

Il fuorigioco è sempre stato severo con gli attaccanti: un filtro per penalizzare i calciatori «cialtroni» che volevano giocare alle spalle della difesa avversaria. Con l’handicap iniziale dei tre difensori da superare, seppe esaltare l’emozione di un gol «conquistato» dall’attaccante. Nel 1925 fu necessario ridurre l’handicap a due difensori per rialzare il numero dei gol; poi per 65 anni il fuorigioco è rimasto stabile. Anche i gol in fuorigioco di oltre un metro erano accettati in quanto ingiudicabili. Tutto è cambiato dal 1990: la televisione «pretese» nuovi guardalinee per ridurre i gol irregolari concessi o i gol regolari annullati. I guardalinee abbassarono i margini di errore fino a mezzo metro malgrado una velocità maggiore del gioco. Era già un miracolo: si scopriva finalmente che la difficoltà del fuorigioco era dovuta soprattutto all’individuazione del momento preciso del lancio del pallone (fase 1), piuttosto che alla valutazione del contemporaneo superamento della linea di difesa da parte dell’attaccante (fase 2). Oggi la tecnologia sta cercando di migliorare la rilevazione del fuorigioco e si illude di averne determinato l’oggettività. Con un forte investimento si è giunti a un limitato miglioramento grazie alla competenza degli arbitri al monitor. Tante le variabili da considerare e un risultato incerto di oltre 10 centimetri che si potrebbe ridurre solo con ulteriori e discutibili investimenti. I due-tre minuti talvolta necessari per decidere sono la testimonianza della difficoltà di emettere la sentenza. Bisogna cercare soluzioni coraggiose per il calcio raccogliendo i risultati dell’attuale lavoro umano-tecnologico sul fuorigioco, ma non sprecando il lavoro offensivo delle squadre per pochissimi centimetri che in fondo non danno vantaggi reali all’attaccante. Cerchiamo i gol per migliorare il prodotto e poi paradossalmente li cancelliamo. Si tratta di riflettere se privilegiare, nelle decisioni dubbie, il righello o lo spirito. Talora sembra di assistere a una gara di atletica giudicata alla fine con estremo rigore, ma priva dell’allineamento corretto sulla linea di partenza.