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 2020  ottobre 31 Sabato calendario

Orsi & tori

Prima o poi il Covid finirà. Prima se, a parte la scienza per il vaccino, riusciranno a capirne il modo i governanti di molti Paesi, in primo luogo il governo italiano. Chi non ha deciso il lockdown totale al manifestarsi della pandemia, sta avendo inevitabilmente conseguenze prolungate e ritorni di fiamma. Chi ha attuato il lockdown generale al manifestarsi del contagio e ha messo a frutto il quasi azzeramento dei contagi con provvedimenti strutturati e lo sfruttamento del digitale, oggi vive di fatto con Covid free. È il caso della Cina. L’altro e solo Paese che ha applicato quasi da subito il lockdown totale, cioè l’Italia, ma non ha programmato e attuato provvedimenti strutturati nei due-tre mesi di sostanziale pace virale, ora ne paga duramente le conseguenze. Per la semplice ragione che servirebbe un altro lockdown generale, ma il governo sa che se lo attuasse scoppierebbe la rivoluzione, di cui sono già evidenti per dimensione e gravità le esplosioni di Napoli e di molte altre città. Per il governo sarebbe la fine. Peccato che, a cominciare dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il governo, le regioni e i sindaci si siano adagiati sulla calma virale di luglio, agosto e metà settembre. È ormai evidente che la più grave lacuna sia stata quella di non lanciare un’app di tracciamento efficiente, non solo per l’app di per sé, ma per il contorno da creare intorno all’app: da call center, a risposte dirette dalla stessa app, a una certificazione attraverso l’app di chi risultava contagioso e chi no; chi aveva fatto tutti i tamponi negativi e chi era ancora in attesa dell’esito. Oggi il digitale consente di fare tutto o quasi. Non sono parole: la app cinese funziona così come deve. E la sintesi è che, se uno sta bene, ha sul suo smartphone una sorta di semaforo verde, se non è a posto sul telefonino scatta il rosso. Non si può accettare che in Italia non ci fosse qualcuno capace di imitare la Cina. L’incapacità è nella capacità di organizzare, sommersi da burocrazia e da non consapevolezza degli obiettivi.Se ognuno avesse sul suo cellulare un verde certificato non ci sarebbe stato neppure bisogno di chiudere bar, ristoranti e tutto il resto: con il verde certificato, i sani avrebbero potuto e potrebbero fare una vita normale, con questo colpendo meno l’economia. Ma ormai questa partita è persa. C’è da sperare, appunto, principalmente per la scienza. Ma una volta finita l’emergenza, in che mondo ci si ritroverà? È la domanda a cui hanno risposto scienziati dei dati e dell’intelligenza artificiale come Mario Rasetti, maestro del Big data, e il cinese Kai Fu Lee, ex professore nelle università americane, che gestisce assieme al governo locale 300 società specializzate nella AI, come si sintetizza l’Intelligenza artificiale; è stato risposto da Carl Benedikt Frey, sociologo, Paolo Magri, direttore Ispi, Carmen Reinhart, capo Economista della Banca Mondiale, Alec Ross, esperto di politiche tecnologiche, Italo Rota, architetto, Guido Silvestri, virologo, e gli scienziati della base italo-francese Concordia in Antartide...
E poi, gli interventi di 100 numeri uno in Italia, da Marco Tronchetti Provera a Luigi Gubitosi, da Corrado Passera a Carlo Salvatori, da Pietro Giuliani a Giuseppe Bono, da Domenico Dolce a Michele Norsa, a Maurizio Tamagnini, a Diego Della Valle e Luca Montezemolo, a Paolo Bertoluzzo, a Piero Antinori e Danilo Iervolino, a Enzo Manes e Giampiero Maioli, a Carlo Rosa, a Isidoro Lucciola... e a tutti gli altri veri #1, che ringraziamo.
Anch’io ho cercato una risposta alle tre domande fondamentali: Cosa c’era, Cosa non c’è più, Cosa ci sarà. E, per me, c’era una volta l’America. Per questi 23 motivi:
1) l’America, non è una scoperta, non è più il padrone del mondo, ma non solo e non tanto perché la Cina sta crescendo fino a essere la prima economia del mondo;
2) l’America, oltre che il più potente dei paesi del globo, era un modello per il mondo perché si reggeva su due democrazie: quella politica, con l’alternanza del potere al massimo ogni otto anni, e quella economica, con la libera concorrenza sui mercati, garantita dalle leggi antitrust, in vigore fin dalla fine del 1800, allora per contenere il potere dei petrolieri;
3) la democrazia politica è stata deformata e stravolta dai social che hanno portato al potere un uomo come Donald Trump, che li ha usati per fare leva sugli effetti negativi della globalizzazione (senza riconoscerne gli effetti positivi) e solo alla fine della campagna elettorale si è reso conto delle deformazioni che gli Ott introducono nella democrazia classica;
4) i social e la possibilità di usarli senza limiti sono l’effetto della sospensione della democrazia economica, iniziata con la presidenza democratica di Bill Clinton, proseguita di fatto con la presidenza repubblicana di G. W. Bush, ed esaltata con la presidenza democratica Obama;
5) la decisione di passare la tecnologia internet dall’uso militare a quello civile è stata vissuta dalle tre amministrazioni come uno strumento per rendere ancora più potente, in primo luogo sul piano commerciale, l’America. Quindi la Silicon Valley è stata libera di far crescere giganti, gli Ott, oggi più potenti della stessa amministrazione americana;
6) l’ultima, fondamentale operazione di applicazione delle leggi antitrust è stata lo smembramento del colosso tlc At&t in dieci aziende locali. Fu fatta perché l’amministrazione riteneva che i Laboratori Bell potessero essere autosufficienti per l’avanzamento tecnologico e quindi At&t poteva essere smembrata;
7) così è stato permesso che Google potesse conquistare il 94% di quota di mercato del search, con il secondo operatore, nientemeno che Microsoft, che ha solo il 4% di quota; si è permesso che Google diventasse il monopolista del sistema operativo per gli smartphone; si è permesso che Facebook potesse crescere a dismisura ed entrare nel campo della comunicazione gratuita con WhatsApp e poi comprasse Instagram; si è consentito che Amazon diventasse padrone dell’e-commerce e il suo fondatore l’uomo più ricco del mondo oltre che editore del giornale della capitale americana, The Washington Post, che grazie alla sua coraggiosa e vero editore Catherine Graham fece dimettere Richard Nixon;
8) si è visto qual è il potere di questi giganti, più Apple, per come hanno risposto alla agghiacciante audizione al Congresso, convocati dalla sottocommissione Antitrust;
9) per come gli Ott possono operare per la potenza che hanno, per il sistema di comunicazione che è nato, sono loro che determineranno le scelte politiche del popolo;
10) il 10 giugno gli studiosi di Big data hanno accertato che le fake news hanno superato nella rete le notizie vere e come ha spiegato il professor Rasetti sul Covid circola il 67% di fake news;
11) il presidente dell’Armenia, Armen Sarkissian, che nasce come fisico e poi professore all’Università di Cambridge, ha sintetizzato così la fine della democrazia che abbiamo conosciuto fino a poco tempo fa: «...Oggi un politico viene giudicato dopo due secondi da quando ha operato. E i giudizi possono basarsi su notizie vere o false. Così il politico reagisce con metodi altrettanto antidemocratici». Quindi, come dice Sarkissian, dobbiamo ripensare la democrazia classica, instaurando nuove regole;
12) se a tutto questo, rispetto all’America, si aggiunge la gestione del presidente Trump e l’esplosione della protesta sociale e razzista, che ha anche la sua base nella caduta di potere d’acquisto della classe media americana che per mandare un figlio al college privato (sono solo, o quasi, privati) deve disporre di almeno 60-70 mila dollari all’anno, si comprende perché le elezioni che si terranno fra tre giorni saranno decisive non solo per l’America ma per il mondo occidentale di cui l’Europa è parte essenziale essendo anche la parte più colta e storica. Anche senza elencare i numerosi errori, soprattutto di Trump, si capisce perché il mondo, non solo per effetto della tecnologia, è a una svolta;
13) per secoli la Cina e la Russia sono stati nemici, come lo sono tutti i Paesi confinanti. Le sanzioni imposte dal presidente Obama alla Russia per la guerra in Ucraina, nata dal tentativo suggerito all’Europa di cooptare il paese ucraino nella Ue, ha avvicinato alla Cina quella che è stata, come Unione Sovietica, l’alternativa al mondo occidentale. Con anche, nel patto sottoscritto dai due Paesi confinanti, che i pagamenti fra i due Paesi avvengano con la moneta di ciascuno di essi, per fare in modo che il dollaro non sia più la moneta universale del commercio;
14) così la Cina che dal 1978, con la svolta imposta dall’allora vicepresidente Deng Xiaoping, ha fuso i principi del socialismo con gli strumenti capitalisti, è oggi l’alternativa vincente agli Usa;
15) prima della creazione della Nuova Cina da parte di Deng, più di un miliardo di cinesi faceva letteralmente la fame. Il fattore demografico era il dramma del Paese. Un solo figlio per coppia, e maschio, con aborti preventivi se il nascituro era una femmina. Ora la demografia, con 1,4 miliardi di cittadini, è uno dei fattori vincenti dell’ex Impero celeste, anche perché formano il più grande mercato del mondo, e chi fa meno di due figli paga più tasse;
16) gli Usa hanno 300 milioni di abitanti, di cui almeno 80 milioni poveri, poverissimi ed emarginati. In Cina ci sono oltre 280 milioni di ricchi. Ma soprattutto 1 miliardo di persone usano lo smartphone. In Usa sono meno di 250 milioni. La Cina produce ogni giorno una quantità di dati pari a quattro volte quelli dell’America. E il progresso tecnologico, per la AI, e non solo, passa attraverso la possibilità di avere e saper usare quanti più dati possibili, i Big data;
17) il tentativo di Trump, e quindi degli Usa, di limitare lo sviluppo tecnologico della Cina con la messa al bando di Huawei per il 5G è quasi ridicolo, come è quasi ridicola l’ubbidienza di Boris Johnson a espellere Huawei a partire dal 2027, quando Trump in ogni caso non ci sarà più. La Cina è già al 6G e si prepara al 7G, perché ha un chip che può svolgere enne funzioni;
18) Ericsson e Nokia, le aziende europee di cui gli Usa non possono fare a meno, non solo sono indietro, ma hanno costi di produzione stratosfericamente più alti;
19) poiché la globalizzazione sta per finire, il mondo occidentale dovrà produrre da solo le componenti varie anche nel campo tecnologico. Ma alcuni Paesi, come l’Italia, non hanno né una fabbrica di cellulari né una fabbrica di computer. C’è solo Stm, la jv fra Italia e Francia. Sarà bene promuoverne lo sviluppo;
20) le guerre di oggi e di domani sono e saranno tutte tecnologiche. Se chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti non saprà ricompattare il mondo occidentale, che Trump ha attaccato facendosi terra bruciata intorno, saranno guai per tutto il mondo occidentale. Per capire gli errori di Trump, basti pensare ai dazi doganali del 25% minacciati sulle auto europee, che sono l’asse portante dell’industria, e alla annunciata decisione di trasferire 12 mila militari dalla non amata Germania di Angela Merkel ad Aviano. Tutto ciò fa capire che gli Usa, a parte Giappone e Australia, non hanno più amici. Per contro, di scelte come quelle del trasferimento dei militari dalla Germania, non può che godere il nemico di sempre, la Russia;
21) ultimo macro-fenomeno: l’Africa. Il primo presidente afroamericano, Obama, in otto anni è andato solo tre volte in Africa, evidentemente per il complesso di non apparire pro Africa. Ha fatto un bellissimo e profondo discorso al Cairo, poi più niente, ha lasciato il campo libero alla Cina, che ha comprato l’Africa, il continente dove dovrà avvenire lo sviluppo futuro del mondo. Basta dire che la Cina ha monopolizzato le terre rare dell’Africa che servono, per esempio, per la tecnologia digitale. E poi miniere di tutti i tipi, reti ferroviarie, autostrade, reti digitali... Tutto cinese;
22) l’Italia non può, pur rispettando gli impegni occidentali, non guardare alla Cina come il partner economico e tecnologico che può consentire di superare la crisi e di ritornare a uno sviluppo che non c’è da quasi vent’anni, a prescindere dal Covid;
23) certo, se l’America, dopo le elezioni, vorrà recuperare un ruolo guida quantomeno del mondo occidentale, in primo luogo dovrà ripristinare la democrazia economica. Proprio a pochi giorni dalle elezioni, il Dipartimento della giustizia ha avviato l’azione contro lo strapotere di Google. Speriamo che non sia solo una mossa elettorale e che i principi sacrosanti sanciti dalle leggi antitrust siano applicati anche agli altri Ott. Su questa linea, la Ue, con Margareth Vestager, può essere decisiva. E anche così l’Europa potrebbe riconquistare un ruolo fondamentale per i valori del mondo occidentale.