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 2020  ottobre 31 Sabato calendario

Il vero Election day americano è già avvenuto

Lo scenario peggiore – che non piace a nessuno, né ai mercati né alle cancellerie – è che la mattina del 4 novembre non si conosca il nome del vincitore delle elezioni. Vuoi per il voto postale: la Corte Suprema, contro i ricorsi repubblicani, ha appena riconosciuto la legittimità delle leggi elettorali di Pennsylvania e North Carolina che spostano il termine di scadenza di ricevimento dopo l’Election Day, con la giudice Amy Coney Barrett che non ha partecipato alla decisione. O vuoi per le contestazioni: i team legali dei due candidati, con decine di agguerritissimi avvocati e migliaia di volontari nei seggi, sono pronti a presentare valanghe di ricorsi, con lo sfondo preoccupante di un esito incerto da repubblica africana. Si spera, dunque, che sia vittoria piena. Di uno dei due.
Più di 83,5 milioni di americani hanno già votato con il voto anticipato o per posta: rappresentano già il 61% dei votanti totali delle elezioni 2016. La maggioranza ha già scelto. Molti di questi voti arriveranno dopo il 3 novembre. Si potrebbe verificare lo scenario di un “red mirage”, con una vittoria repubblicana la notte elettorale, e un “blue shift”, un capovolgimento totale dei risultati i giorni successivi.
Joe Biden guida i sondaggi nazionali da marzo. Ma negli stati chiave, determinanti per raggiungere i 270 grandi elettori necessari per conquistare la presidenza, il margine non è così ampio.
Il suo comitato elettorale ieri ha attaccato Facebook denunciando i «problemi tecnici» che hanno bloccato la diffusione delle pubblicità democratiche per il fundraising, con 500mila dollari di raccolta stimata in meno, dando un vantaggio al rivale a quattro giorni dalle elezioni, come ha scritto in una nota al vetriolo Rob Flaherty, digital director della campagna. Nelle pubblicità Biden chiede agli elettori di fare uno sforzo aggiuntivo mostrando alcuni sondaggi che lo vedono sotto il rivale in ben quattro swing states.
Donald Trump a sorpresa ieri ha cancellato i festeggiamenti previsti la notte elettorale nel suo quartier generale al Trump International Hotel di Washington, accanto alla Casa Bianca, in caso di vittoria. Resterà chiuso dentro la residenza presidenziale, blindata ancora da un doppio anello di alte inferriate, dopo le proteste del movimento Black Lives Matters. Non è chiaro se Trump abbia cancellato la festa per via dei sondaggi che lo danno perdente. O piuttosto perché si prepara ad attuare i suoi piani di contestazione dei risultati. Il presidente non ha mai risposto a chi gli chiedeva garanzie per una normale transizione pacifica di poteri in caso di sconfitta.
Da mesi lancia allarmi sulle frodi del voto postale, nonostante la storia elettorale dica che la percentuale di schede contestate sia irrilevante. I sindacati americani hanno cominciato a discutere la possibilità di uno sciopero generale se Trump rifiuterà l’esito del voto e resterà chiuso nella Casa Bianca. Sarebbe la prima volta.