Tuttolibri, 31 ottobre 2020
Stroncatura di "Fu sera e fu mattina" di Ken Follett
Giuro che l’ho aperto a caso. Ed ecco quello che ho trovato: «Lei si slegò il fazzoletto, sciogliendo i capelli, quindi si tolse la veste con un unico, rapido movimento e si sdraiò nuda sul letto. Wilf fissava il suo corpo con gioia e desiderio. Sembrava un assetato che si accinge a bere da un ruscello di montagna. Si gettò su di lei con ancora indosso la corazza di pelle e le brache di tela. Lei lo circondò con le gambe e le braccia e lo attirò dentro di sé».
A questo punto, per quel che mi riguardava, l’avrei richiuso, e finita lì. Perché se uno scrive così, che motivo c’è di sorbirsene quasi 800 pagine? Ma avevo promesso di recensirlo, e quindi l’ho riaperto dall’inizio e sono andato avanti.
La prima cosa che va riconosciuta è che Follett, per scrivere il prequel del suo fortunatissimo I pilastri della terra, ambientato in Inghilterra a cavallo dell’anno Mille, ha fatto i compiti. Sa che i tavoli erano fatti di assi appoggiate su cavalletti, e che i nobili non mangiavano mai senza una tovaglia di bucato; sa che i religiosi portavano la tonsura; sa che la Chiesa non c’entrava niente con il matrimonio. E ad ogni occasione provvede coscienziosamente a informare anche il lettore delle tante cose che ha imparato, in forma di pillole («persino chi abitava in città sapeva come era fatto un aratro. Doveva avere un bastone verticale appuntito per smuovere il terreno», ecc.), o a volte diciamo pure di supposte, come quando si propone di insegnare le sottigliezze del sistema monetario: «un penny pesava un ventesimo di oncia. In una libbra c’erano dodici once, quindi una libbra equivaleva a duecentoquaranta penny. Il metallo non era puro: trentasette parti su quaranta erano d’argento, il resto era rame. Con un penny si potevano comprare sei galline», e via calcolando.
Va a lode di Follett anche l’aver notato che all’epoca il taglio di barba e capelli rispecchiava una moda diversa da un paese all’altro, anche se poi di questa scoperta si innamora tanto da insistervi un po’ troppo («Tutti e tre avevano folti baffi chiari ma non la barba, come andava di moda fra gli inglesi di rango», p. 37; «sfoggiavano grandi baffi ma non la barba, e questo le fece capire che erano inglesi», p. 91; «al centro c’era un nobile con i baffi, ma senza barba, con ogni probabilità un inglese», p. 140; «le piaceva con la barba, ma sapeva che l’indomani se la sarebbe tagliata: i nobili inglesi non la portavano», p. 366). Si sa che il passato è un luogo straniero dove si fanno le cose in modo diverso, ed è un’ottima cosa che un autore di romanzi storici ne sia consapevole; ma la «coperta di legno pesante» appesa a un gancio in casa della ricca Bebbe è probabilmente il frutto di un momento di stanchezza della valorosa traduttrice (scommetterei che l’autore intendeva wool, non wood).
Follett ha anche scoperto che la vita sessuale del Medioevo era assai più libera di quel che crediamo, a dispetto dei divieti del clero, perché «non sempre le persone seguivano le regole». Molto giusto: mi viene in mente quel penitenziale il cui autore lamenta le enormità che si ascoltano in confessione e la difficoltà di convincere i credenti a comportarsi in un altro modo, perché «la gente dice: io faccio quello che voglio». È vero che questa scoperta serve a Follett soprattutto per moltiplicare le scene di nudo e di sesso, anche in pubblico, sfidando ogni verosimiglianza anche medievale, ma pazienza; la rappresentazione della comunità di chierici sposati che vivono nella collegiata di Dreng’s Ferry con mogli e bambini, preoccupandosi della famiglia assai più che degli uffici divini, è una delle invenzioni più godibili del romanzo.
Alla fine, è sul piano stilistico che la lettura rischia di diventare faticosa. Follett è uno di quegli autori di best-seller che agli esordi hanno scritto libri davvero belli, e che poi sono rimasti incatenati per contratto alla tastiera producendo ogni giorno il minimo sindacale, e si vede. Non c’è il minimo tentativo di far parlare questa gente di mille anni fa in modo diverso da noi; certo, nessuno dice «l’ho visto su internet» o «mandami un whatsapp», ma ci sono personaggi che dicono «Vi assicuro che è mia ferma intenzione assicurare il colpevole alla giustizia», e perfino «Felice di conoscervi, monsieur». Perché per il pubblico inglese un francese, anche nell’anno Mille, veniva presentato come «Monsieur Robert»! Non meno comico è il fatto che Follett, conoscendo la scarsa pazienza dei suoi connazionali nei confronti delle parole lunghe, e terrorizzato dall’accoglienza che faranno a personaggi chiamati Ragnhild o Wilwulf, si affretta a precisare che erano tutti chiamati con diminutivi di sapore stranamente moderno «Io sono Saemar, ma tutti mi chiamano Sam»).
Però il romanzone è pieno di roba, che dico pieno?, traboccante: inglesi, francesi, vichinghi, gallesi, vescovi, preti, abati, monaci, chierici, nobili, contadini, pescatori, tavernieri, armigeri, briganti, schiavi, e donne in pari numero, dalla principessa alla prostituta (più numerose, però, le prostitute), e bambini, adolescenti, cani e cavalli e cinghiali, botte, torture, impiccagioni e morti ammazzati, sesso praticato in tutti i modi e in qualsiasi combinazione possibile (vescovo con schiava, badessa con monaca, e via proseguendo), città e villaggi e fiumi e foreste, botteghe e laboratori d’ogni genere, e relative informazioni, da come si fabbrica un cordino a come si scava un canale a come si edifica una chiesa. I protagonisti non sono, temo, «indimenticabili personaggi» come garantisce il risvolto di copertina, ma il minestrone è così denso che alla fine risulta anche gustoso, e pazienza se in realtà ogni tanto sembra fatto con la risciacquatura dei piatti, come la pappa al pomodoro di Gian Burrasca. Il ritmo con cui l’autore ci conduce in questa cavalcata interminabile non è il galoppo di un cavallo di razza, ma il passo di un ronzino un po’ sfiancato, che però tira bravamente il suo carretto fino alla fine. Il viaggio è lungo, i paesaggi pittoreschi, birra e sidro scorrono a fiumi, e ogni poche miglia si intravvedono donne nude o coppie che fanno i loro comodi all’aperto. Quindi, alla fine, perché no?
Però La cruna dell’ago era un’altra cosa.