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 2020  ottobre 31 Sabato calendario

Intervista ad Alberto Matano

La lunga conversazione a distanza obbligata con Alberto Matano sortisce una senso di empatia. Ti piacerebbe far parte del gruppo di amici che frequentano la sua casa, ti sembra quasi di sentire il profumo della sua «cacio e pepe» di cui si parla in giro col dovuto rispetto. Vacanze in famiglia unitissima, confidenze, risate, scherzi e messaggi per commentare uno show tv. Un ragazzone atletico nato a Catanzaro, simpatico, dalla battuta tagliente, colto, riservato, con una conoscenza dei fatti maturata sul campo. Tanta gavetta durante e dopo la laurea in Giurisprudenza, tributo ai desideri paterni, l’esordio con articoli a tema sociale (tutti conservati), il corso di Perugia e l’entrata in Rai, primo contratto nel 1999, l’esperienza formativa in Radio, ambito politico, che lo fa notare e chiamare al Tg1 a 33 anni e già formato al mestiere. Le conduzioni a notte fonda prima di approdare all’edizione nobile delle 20 per diventare il volto del tg e prendersi lo sfizio di partecipare come giurato esterno allo show del sabato sera. Un successone che gli ha aperto le porte di un programma che si è lentamente cucito addosso, La vita in diretta, con cui batte regolarmente la concorrenza di parecchi punti di share, facendo record di ascolti. Alle spalle un lungo contenzioso con Lorella Cuccarini di cui non vuole assolutamente parlare. Pena la fine della succitata bella conversazione.
Che cosa le piace de La vita in diretta?
«La possibilità di esprimere il mio punto di vista. Sperimentare nuovi linguaggi come non avrei mai potuto al Tg. Muovermi oltre la scrivania. La libertà di espressione e di racconto al di là della notizia».
La popolarità però è arrivata grazie a Luciana Littizzetto che dal balconcino dell’Ariston a Sanremo disse a Mollica che lei era un gran figo, sintetizzando.
«Espresse il desiderio di conoscermi. Devo dire grazie a lei e a Mollica, che in Rai chiamiamo "Presidente". Fu lui a pronosticarmi quello che è puntualmente accaduto. Dopo andai a Che tempo che fa per incontrare Luciana con un mazzo di fiori, mai immaginando che quei due episodi avrebbero acceso un faro su di me. Di ritorno da Milano, scendendo dall’aereo, accesi il telefono, avevo migliaia di messaggi. Due mesi dopo conducevo il Tg delle 20».
Da quell’apprezzamento estetico, il lancio. Lei si sente bello?
«Mai sentito tale. Mai fatta la vita facile dei belli. Una scoperta recente, anche se fin da ragazzo non ho sofferto problemi sentimentali dati dall’aspetto fisico. Non so se mi ha aiutato essere percepito come tale, ma non l’ho presa come un punto di forza».
Poi la proposta di Ballando con le stelle. Come le è venuto in mente di accettare?
«Infatti ero indeciso. Chiesi a Milly, che insisteva, di alternarmi da giurato con i colleghi del Tg1. Poi è andata diversamente. Da lì la direttrice della rete ebbe l’intuizione che potessi reggere un programma pomeridiano vario come La Vita in diretta. Era solo lo scorso anno».
Il programma è molto cambiato e non solo perché oggi lei è l’unico conduttore. Il che peraltro è un bene per la continuità di linguaggio.
«Ha avuto una virata giornalistica, i temi più leggeri sono venuti meno a favore di cronaca, attualità e analisi».
Una virata dovuta anche alla situazione drammatica che stiamo vivendo. Si è posto il problema di come parlarne?
«Quotidianamente. Abbiamo raccontato il dolore senza drammatizzare il dramma. Mi sono messo nei panni di chi guarda la televisione, ho cercato di porre agli esperti le domande più assurde ma che sentivo urgenti, mi sono azzerato per offrirmi come tramite. Non amo la televisione del dolore, di mio sono sobrio ma sento tanta disperazione e ho tentato di gestire al meglio la mia e le altrui emozioni. In 32 puntate il mondo è cambiato».
Lei è perseguitato dalle fake news in rete, migliaia al giorno.
«Un incubo. Una pandemia di notizie non vere. Sono felice della popolarità ma tanti falsi scoop mi sommergono».
Tra l’altro si parla di lei come dell’uomo che farà le scarpe ad Amadeus per Sanremo.
«Appunto. Fake news. Il Festival non è neppure nei miei sogni».
Mi perdoni se vado nel personale, ma lei è impegnato sentimentalmente?
Lunghissimo silenzio con sospiro finale: «Non sono single. È fondamentale ritagliarsi degli spazi propri. Famiglia, punti di riferimento, affetti importanti. Trovo spazio per i nipoti che crescono, per i genitori a Catanzaro, per la mia vita affettiva. Se non stacchi, muori. Ma non mi piace dire di me. Non mi voglio sentire obbligato a regalare brandelli di intimità. Deciderò io quando e se parlare di me».
Che vita le piace fare?
«Oggi purtroppo dobbiamo usare il passato: mi piaceva avere persone a casa, fare da mangiare per loro. Da solo neanche accendo i fornelli, neanche bevo un bicchiere di vino. La convivialità è una grande mancanza. Come l’allenamento fisico che faccio ogni mattino appena sveglio, senza insegnanti mi stimola meno».
Progetti?
«Sto scrivendo un libro. Questa estate complicata l’ho passata con i miei genitori, fratelli che venivano da fuori. Era da tempo che non accadeva. Ero contento. Ho ripescato sul computer un vecchio file e ho ricominciato a scrivere. Una storia d’amore complessa. Il mio primo romanzo».