la Repubblica, 30 ottobre 2020
Le donne perdono 5.700 euro l’anno se hanno un figlio
Non è un Paese per donne, meno ancora per madri. A 15 anni dalla nascita di un figlio una lavoratrice perde 5.700 euro lordi all’anno di salario annuo rispetto a una donna senza figli, a parità di età, competenze e retribuzioni. Un impatto c he dunque non si osserva solo nell’immediato – primi 24 mesi, come testimoniano diverse note analisi – ma che incide sulla carriera, senza parlare delle donne costrette a lasciare il posto. È la “child penalty”, la tassa sul figlio: fenomeno osservato in tutto il mondo. Le ragioni? Il passaggio scelto o forzato delle neo mamme al part-time. Le difficoltà a conciliare vita e lavoro, laddove sono meno diffusi servizi di cura. Aziende restie a riservare uguali opportunità di lavoro e promozioni alle madri come ai padri che infatti conservano salari e scatti.
A rivelarlo un nuovo studio inserito nel Rapporto 2020 dell’Inps, illustrato ieri dal presidente Pasquale Tridico alla Camera. L’analisi va oltre. Si scopre così anche un ruolo giocato dal Jobs Act del 2015. La riforma del lavoro del governo Renzi, secondo un altro studio Inps, ha ridotto non solo le tutele abolendo l’articolo 18 e la reintegra in caso di licenziamento illegittimo. Ma anche – e di un punto percentuale – la fertilità delle lavoratrici nelle aziende con più di 15 dipendenti. Questo perché esiste una correlazione inversa tra i due elementi. Le lavoratrici – specie se giovani, al Sud, con bassi salari o istruzione inferiore – pur avendo un contratto stabile “a tutele crescenti” si sentono meno protette, a rischio licenziamento e rimandano la maternità (o vi rinunciano).
La pandemia non può che aver peggiorato lo scenario, visto che le lavoratrici sono di gran lunga – a differenza della doppia crisi 2008-2012 – le più colpite dai contraccolpi sociali ed economici del Covid: contratti precari, nei servizi, nell’economia informale, nei settori non essenziali. Uno studio di genere ancora non c’è. Fanno però impressione i numeri snocciolati da Inps sugli aiuti erogati in questi mesi per sostenere i redditi di lavoratori, poveri, disoccupati: 26,2 miliardi stanziati dai tre decreti di emergenza (Cura Italia, Rilancio e Agosto) distribuiti a 14,3 milioni di persone. Oltre 4,1 milioni di beneficiari dei 600 euro, 1,6 milioni di congedo parentale Covid e bonus babysitting, 6,5 milioni della Cig, 275 mila indennità ai lavoratori domestici, 600 mila famiglie destinatarie del Rem (Reddito di emergenza). Quasi 3 miliardi di ore di Cig Covid autorizzate, ma solo metà usate poi dalla aziende (e un terzo di quelle non essenziali ha preso la Cassa pur senza riduzioni di fatturato). «Le misure introdotte hanno ridotto la perdita netta di reddito dei lavoratori del 55% ed evitato 302 mila nuovi poveri», dice Tridico. «Senza gli interventi del governo il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe potuto salire fino al 25%», aggiunge la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.