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 2020  ottobre 30 Venerdì calendario

Quattro italiani su dieci dicono ancora No al vaccino

Quanto efficace e duraturo si rivelerà lo scudo immunitario? Quando saranno finalmente disponibili, per tutti, le dosi? Fra i tanti interrogativi che alimentano l’ansia da vaccino, uno rischia di essere forse sottovalutato: quanti, fra quei tutti, saranno effettivamente disponibili a sottoporsi al trattamento anti-Covid? I risultati dell’Atlante politico rilevano che la maggioranza, oggi, si metterebbe in lista, ma registrano anche una crescente diffidenza.
Quasi sei italiani su dieci si dicono pronti a vaccinarsi il prima possibile (59%): non appena saranno terminate le sperimentazioni e completato l’iter di autorizzazione. Il flacone, tuttavia, è ancora per oltre un terzo vuoto, almeno negli orientamenti dell’opinione pubblica. Anzi, è andato svuotandosi negli ultimi mesi. Il 37% degli intervistati non è intenzionato a vaccinarsi, e tale quota è lievitata di oltre dieci punti rispetto alla scorsa primavera (26%). Già allora si discuteva della possibile obbligatorietà, riportando in superficie – anche sulla scena politica – la contrapposizione tra pro-vax, no-vax e free-vax.Il numero delle persone propense al vaccino cresce tra chi si dice vicino al governo Conte, che ha ipotizzato l’avvio della distribuzione entro l’anno. Ancor di più sembra però contare la scelta di voto. Se una netta maggioranza, tra gli elettori del Pd (81%) e di FI (71%), è pronta a sottoporsi alla profilassi vaccinale, si scende intorno al 50% presso l’elettorato della Lega e di FdI (53%), addirittura al 46% nel caso dei 5 Stelle.
Sotto il profilo socio-demografico, la disponibilità risulta molto più ampia tra gli uomini (70%) rispetto alle donne (50%); tra gli under-30 (68%) e gli over-65 (67%), mentre si contrae leggermente nelle fasce centrali d’età. Si tratta di coordinate sociali che riproducono, in parte, il diverso impatto del virus. Ma anche il desiderio, da parte dei settori più giovani, di tornare a una condizione di normalità. Meno stretta appare l’associazione con il livello d’istruzione. A contare sono sicuramente le diverse “prospettive” sulla pandemia. Tende a respingere il vaccino soprattutto chi minimizza la gravità del contagio e chi ne ha meno paura – ma, con ogni probabilità, ha timori di diverso tipo. Oltre ad affrontare i problemi di approvvigionamento e distribuzione, la campagna vaccinale dovrà dunque dedicare la massima attenzione alle strategie di comunicazione. La sua efficacia inciderà, in modo determinante, sulla lotta al Covid. Ma anche, più in generale, sulla reputazione dei vaccini: quindi, comunque, sulla nostra salute.