il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2020
Biografia di Giorgio Heller (nuovo presidente del Livorno)
A Livorno, fino a pochi giorni fa, il nome di Giorgio Heller non diceva niente a nessuno. Oggi invece nella città più rossa d’Italia dove nacque il Partito Comunista con la scissione del 1921, dell’imprenditore romano che ieri è risultato positivo al Covid parlano tutti: da una settimana è il nuovo presidente del Livorno calcio dopo 21 anni di era Spinelli e il breve traghettamento dell’imprenditore Rosettano Navarra. Solo che tra i bar dell’Ardenza frequentato dai tifosi della Curva Nord, si parla poco della prossima sfida con la Pergolettese o della campagna acquisti annunciata dalla nuova proprietà, ma solo del passato e delle simpatie politiche di Heller. Oltre a essere entrato con tutti e due i piedi nel mondo del calcio – nel 2019 aveva comprato anche il Trapani prima del fallimento –, Heller è tutt’oggi presidente della Roma Capital International srl, una fondazione che si occupa di individuare progetti innovativi per Roma Capitale. La sede dal 2012 è in un palazzo del 700 in Santa Maria del Popolo, a pochi passi da Villa Borghese e con affaccio su una delle piazze più famose di Roma, ottenuta in comodato d’uso gratuito. Da chi? Dall’ex sindaco di Roma con un passato nel Fronte della Gioventù e nel Msi, Gianni Alemanno, con cui Heller è legato da una stretta amicizia. E, il paradosso che sta imbarazzando una delle curve più di sinistra d’Italia, è proprio il background di Heller: la destra romana che negli anni ha avuto come padre Giorgio Almirante e Pino Rauti e come successori Francesco Storace e appunto Alemanno. Il Tirreno ha anche scovato un dettaglio particolare del nuovo presidente amaranto: in uno dei suoi profili Facebook, Heller nel 2012 condivideva link del blog atuttadestra.net con una riflessione di Assunta Almirante: “L’Italia non è razzista, semmai lo sono alcuni ebrei”. Ma Heller è anche vicino al mondo dell’ebraismo: nel 2019, durante l’acquisizione del Trapani, l’imprenditore si candidò alla presidenza della comunità ebraica di Roma con la lista “Ebrei per Roma” (arrivata solo quinta) con un messaggio chiaro: la difesa delle “radici giudaico-cristiane dell’Europa” perché “tra trent’anni l’Europa rischia di essere a maggioranza musulmana”. Un messaggio che non piacerà ai tifosi del Livorno: le bandiere del Che e il pugno chiuso di Cristiano Lucarelli rischiano di diventare un lontano ricordo.