il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2020
Macché guru, Foti scambiò Dragon Ball per un pene
Chi conosce a fondo la vicenda di Bibbiano e la lunga scia di accadimenti che per 25 anni circa ha condotto fin qui, non può non ritenere una sinistra coincidenza l’inizio del processo a Claudio Foti e a molti dei suoi “seguaci” nel pieno di una pandemia.
Perché quello che è stato il metodo definito di “ascolto dei bambini” del fondatore del centro Hansel e Gretel ha effettivamente contagiato psicologi, assistenti sociali, pm, giudici di mezza Italia. E Bibbiano è stato il primo focolaio isolato, dopo anni di diffusione perniciosa e inarrestabile. Certo, Claudio Foti, in questo processo, non ha la sfilza di accuse da cui difendersi che hanno altri protagonisti di questa vicenda. Non li ha, ma resta il fulcro ideologico della storia, colui che ha trasmesso l’imprinting metodologico ai suoi “allievi”, agli psicologi che lo hanno affiancato, qualcuno perfino sposato.
E in fondo, comunque vada il processo, per chi ritiene Bibbiano la punta dell’iceberg perché conosce i tragici pregressi di Rignano Flaminio, Sagliano Micca, la Bassa modenese e molte altre vicende meno note, è evidente che l’inizio di questo processo rappresenti comunque una luce accesa su un approccio accusatorio e dogmatico alla questione minori abusati che ha sconvolto la vita a troppi innocenti.
È questo il passaggio su cui dovrebbe soffermarsi il Partito radicale il quale ha deciso di sostenere, con la sua apprezzabile linea garantista, l’imputato Claudio Foti. E non solo imbastendo una conferenza stampa alla vigilia del processo senza uno straccio di contraddittorio, senza nessuno che potesse rappresentare la memoria storica di quel che Foti è stato in 25 anni di indagini e processi condizionati da perizie che somigliavano ad accuse di un pm, ma garantendo a Foti anche la difesa dell’avvocato Giuseppe Rossodivita, avvocato e uno dei principali esponenti del Partito radicale. Bizzarro che l’uomo che per anni ha firmato perizie in cui non si lasciava spazio al dubbio, in cui i bambini diventavano portatori di una verità unica e assoluta, in cui un disegno, un silenzio, una vivacità, perfino una bugia o una contraddizione diventavano prove schiaccianti e insindacabili di colpevolezza, abbia chiesto aiuto al partito garantista per eccellenza. La psicologia giustizialista che si aggrappa alla politica garantista. Chissà se i radicali, quelli che sono stati accanto ai Tortora e ai Negri, hanno mai letto una perizia di Claudio Foti. Chissà se sanno che per provare gli abusi sessuali ai danni di un bambino, Claudio Foti individuò nel disegno del minore la chiara, minacciosa raffigurazione di “un pene con dei denti”. Chissà se sanno che l’avvocato dell’uomo accusato ingiustamente e poi assolto, durante il dibattimento, spiegò al giudice che quel “pene dentato” era invece Goku, un personaggio del cartone animato Dragon Ball. E di aneddoti simili, perfino ai limiti del grottesco, ce ne sono tantissimi, andando a spulciare nella storia delle consulenze e perizie di Foti. Come quella volta in cui inviò un fax con la dicitura “urgente” al pm del caso Sagliano Micca, quello in cui ben quattro persone – che poi si suicidarono insieme – furono accusate di aver abusato di due bambini. Su quel fax Claudio Foti scrisse che il bambino (presunto) abusato gli aveva svelato l’esistenza di una botola nella casa dei suoi aguzzini. Una botola che conduceva in chissà quale luogo degli orrori. C’era perfino una mappa disegnata alla buona. Scattò subito una perquisizione per incastrare gli orchi. Non fu trovato nulla.
Ecco, i Radicali potrebbero ripercorrere la storia di Hansel e Gretel, del suo fondatore, dei suoi adepti. La storia che conduce a Bibbiano. Scoprirebbero che il processo a Claudio Foti deve ancora iniziare, ma quello a tanti padri, madri, nonni, maestre accusati ingiustamente di aver abusato di minori si è già celebrato. E Foti, quel giorno, non sedeva al banco dei garantisti.