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 2020  ottobre 29 Giovedì calendario

Trump e Biden hanno speso almeno 10 miliardi

Una campagna da 10 miliardi di dollari, forse 11: la campagna 2020 è la più costosa di sempre, nonostante si faccia in uno degli anni più disgraziati per l’economia statunitense, pandemia e tracollo della ricchezza e del lavoro. Dieci miliardi è la spesa complessiva in vista dell’Election Day sostenuta non solo da Donald Trump e Joe Biden, i candidati alla Casa Bianca dei due maggiori partiti, ma da tutti gli aspiranti alla nomination – i Democratici erano una trentina – e dai candidati alla Camera (435 seggi) e al Senato (34 seggi in palio). Complessivamente, il 50% in più di quanto si spese nel 2016.
E dire che l’inflazione in questi anni è stata rasoterra. Cifre molto approssimative e da prendere con beneficio d’inventario, un po’ perché le somme – si sa – si tirano solo alla fine e un po’ perché sarà sempre difficile collocare certe poste. Ad esempio, i soldi investiti in se stessi da magnati in cerca di politica: Donald Trump da una parte, una pletora dell’altra, tra cui Michael Bloomberg, che avrebbe speso almeno cento milioni di dollari per ballare – e maluccio – un solo giorno, il Super-Martedì delle primarie democratiche il 3 marzo, e i miliardari filantropi Tom Steyer e Andrew Yang. Chi ha raccolto di più e ha speso di più sono Trump e Biden. Ma si sa che arrivare alla Casa Bianca – o anche solo provarci – costa un sacco di soldi: la campagna elettorale perdente più onerosa nella storia Usa è finora stata quella di Hillary Clinton nel 2016, 621 milioni di dollari, davanti a quella di Mitt Romney nel 2012, 536 milioni di dollari. Trump e Biden hanno speso in modo equivalente, ma il magnate, che vanta un patrimonio personale forse superiore alla realtà – ma lui tende a ingigantire tutto – ha incassato molto meno. La raccolta di Biden superava i 784 milioni di dollari, stando agli ultimi dati disponibili: 531 milioni ricevuti tramite il comitato elettorale e 253 milioni di dollari per altre vie; quella di Trump non andava oltre i 685 milioni di dollari, un centinaio in meno. 476 tramite il comitato e 208 per altre vie. A inizio ottobre, Trump risultava avere già speso 538,5 milioni e Biden circa 549: il democratico ha dunque affrontato il rush finale con un gruzzolo di oltre 235 milioni, ben superiore a quello di Trump, poco meno di 164 milioni. Fra le curiosità d’un percorso non sempre oculato, i 10 milioni circa spesi da Trump e Bloomberg per uno spot durante il Super Bowl, la finale del campionato di football Usa disputata a febbraio. E il fatto che Kamala Harris dovette abbandonare le primarie per mancanza di fondi, rifacendosi, però, poi, con la candidatura a vice-presidente.
Biden ha speso più di Trump in spot televisivi. Trump ha invece investito più di Biden sui social: quasi 240 milioni contro poco più di 180, un quarto in meno. Ma ciò non ha evitato al presidente litigi quasi quotidiani con Facebook e Twitter, che spesso consigliano agli utenti di usare cautela con i suoi post e tweet più spericolati. Sia a Biden che a Trump, i mega-doni sono giunti aggirando la legge che prevede un tetto massimo di 250 mila dollari a donatore. Ed entrambi hanno beneficiato della prassi delle grandi aziende dell’industria manifatturiera ed energetica e delle tele-comunicazioni di foraggiare sia Repubblicani che Democratici, per evitare di finire in castigo per un quadriennio. Biden è il beniamino delle aziende che controllano i social network e in genere dei protagonisti della Silicon Valley: investono su di lui Alphabet, che controlla Google (3,7 milioni), Microsoft (2,6 milioni) e molte altre imprese high-tech. Il suo maggior benefattore è però un gruppo fondato da un ex dell’Amministrazione Clinton, Eric Kessler: l’Arabella Advisors, 18,9 milioni di dollari.
Trump ha dalla sua Sheldon Adelson, il re dei casinò, uno degli uomini più ricchi del mondo, che, di riffa o di raffa, gli ha fatto arrivare 75 milioni. Fra i top contributors del magnate candidato c’è pure il Blackstone Group, tre milioni. Ieri, è stato il giorno del voto per Biden, in Delaware, di persona, mentre i Democratici avvertivano: stop al voto per posta, c’è il rischio che le schede non siano più recapitate in tempo utile. Trump, per la prima volta nella media dei sondaggi di RealClearPolitics, supera Joe Biden in Florida, uno degli Stati in bilico, anche se con un esiguo +0,4%: 48,2% a 47,8%.