Il Messaggero, 29 ottobre 2020
Hollywood finanzia Biden, i casinò puntano su Trump
Due miliardi e duecento milioni di dollari. Questo, secondo il Center for Responsive Politics, è il totale raccolto dalle campagne elettorali di Donald Trump e Joe Biden. Cifre che non hanno precedenti nella storia politica Usa. Il Center è un’associazione indipendente che mantiene un database sui finanziamenti politici, aperto al pubblico. Le cifre che i due candidati hanno ricevuto sia direttamente nelle loro casseforti che nei Super Pac, i gruppi di appoggio esterni, sono comunque spalmati diversamente nei mesi della campagna. Donald Trump li ha raccolti con un lavoro da certosino sin dal primo giorno dopo la sua elezione del novembre del 2016. Joe Biden li ha raccolti negli ultimi mesi dopo aver vinto le primarie, durante le quali anzi le sue casse erano semivuote.
I DONATORI
Sia Trump che Biden hanno alle spalle grandi donatori, la cui generosità sembra inestinguibile. Il presidente conta sugli assegni del miliardario dei casinò, Sheldon Adelson e di sua moglie Miriam, fedelissimi repubblicani, che si valuta abbiano un patrimonio di circa 39 miliardi di dollari. Joe Biden dal canto suo ha alle spalle Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York e lui stesso ex candidato alla presidenza, che dall’alto di una fortuna di oltre 56 miliardi di dollari si è buttato a capofitto nella battaglia contro Trump e il trumpismo. Nel corso di questa campagna gli Adelson hanno già sborsato 180 milioni di dollari per aiutare il partito repubblicano, e ultimamente hanno staccato un altro assegno di 75 milioni di dollari per Trump, inaugurando con questa cifra il nuovo super Pac, Preserve America (Proteggi l’America). Solo il fondatore della catena di grandi magazzini Home Depot, Bernie Marcus compete vagamente con Adelson per generosità verso il presidente. Tutti gli altri finanziatori di grosso peso specifico sono in genere nel settore dell’energia, ma raramente superano i due o tre milioni di dollari di donazione.
Lo sfidante democratico attrae invece finanziamenti dal settore tecnologico, ma il più generoso è stato sicuramente Bloomberg, che ha cominciato lo scorso febbraio con un regalo di 18 milioni di dollari per il partito democratico e ha poi dedicato l’incredibile cifra di 100 milioni di dollari per cercare di portare la Florida nel campo di Biden. Ultimamente, il magnate dell’informazione ha sborsato altri 15 milioni di dollari per finanziare una serie di spot tv pro-Biden in Ohio e in Texas, attraverso il super Pac Independence USA. Al suo fianco c’è un altro miliardario, il produttore cinematografico israelo-americano Haim Saban, anche lui donatore molto generoso.
Hollywood in verità è scesa in campo piuttosto tardi in queste elezioni, contrariamente a quanto era successo sia con Barack Obama che con Hillary Clinton, e a mobilitarla è stata più Kamala Harris che Joe Biden. Cene di fund-raising hanno raccolto fino a 5 o 6 milioni a sera, grazie a Kamala, che ha potuto contare sull’appoggio di Reese Witherspoon e Kate Hudson per l’organizzazione e la mobilitazione. Ma fra tanti milioni e miliardari, non bisogna dimenticare che sia Trump che Biden hanno anche raccolto cifre altissime anche sotto forma di piccole donazioni di singoli individui. Nel mese di settembre, dopo la morte dell’amata giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg e dopo il dibattito in cui Trump si mostrò aggressivo e intollerante, i piccoli finanziamenti sono piovuti nelle casse di Biden a ritmo record, portandolo in un sol mese a mettere da parte 363 milioni di dollari.
LA VOLATA FINALE
Ma dove vanno questi soldi? A pagare sondaggi interni, a mantenere squadre di esperti, e a mettere in onda valanghe di spot tv e pubblicità digitale. Non è chiaro però se la volata finale di spot tv negli Stati in bilico come Wisconsin, Michigan e Pennsylvania potranno ancora influire sul voto. A tutt’oggi sono oltre 70 milioni gli americani che si sono avvalsi del voto anticipato, e i sondaggi si sono mantenuti molto costanti, con Biden in vantaggio nazionale fra gli 8 e i 10 punti e favorito in alcuni degli Stati in bilico. Trump tuttavia risponde che i sondaggi interni del suo partito offrono un quadro diverso e assicura: «Stiamo vincendo, vinceremo alla grande!»