Corriere della Sera, 29 ottobre 2020
Alessia Korotkova, campionessa di taekwondo, sogna l’Italia
Cinque titoli nazionali di taekwondo conquistati nelle categorie giovanili non erano stati sufficienti per vestire l’azzurro perché non aveva la cittadinanza. Ma per Alessia Korotkova, 22 anni, origine russa (è nata a Krasnojarsk, Siberia centrale) e residente a Reggio Emilia da quando ne aveva tre, da martedì è cambiato tutto. È ora coltiva addirittura la speranza di agguantare la maglia azzurra da difendere ai prossimi Giochi. Olesya (questo il nome all’anagrafe e che comparirà sulla carta d’identità) ha infatti giurato per la Repubblica, diventando un’italiana con evidente accento emiliano. «Ma per forza: qui a Reggio sono cresciuta dopo che i miei vi si stabilirono lasciando la Russia allora attraversata da una pesante crisi, qui ho studiato, qui ho la mia vita...». Assieme ad altre nove persone – indiani, ghanesi, kossovari – Alessia ha pronunciato le parole «lo giuro» nella sala dove si riunisce il consiglio comunale e dove soprattutto campeggia il primo Tricolore ufficiale della nostra storia: quello della Repubblica Cispadana, il «rosso bianco verde» a strisce orizzontali che sta lì dal 1797.
Ora la foto del drappo è sul profilo Facebook della ragazza, accompagnata da queste parole. «Mi sembra un sogno! Non mi sarei mai immaginata così tanta gioia. Mi sono sempre sentita italiana e ora lo sono per davvero».
Alessia racconta di aver cominciato a praticare il taekwondo – sempre più diffusa arte marziale nata in Corea e sport olimpico dal 2000 – «abbastanza per caso, a 13 anni, dopo che un istruttore della società per la quale sono tesserata venne a scuola per una dimostrazione. Provai e mi piacque». In seguito ha inanellato, tra le categorie giovanili, quattro vittorie in Coppa Italia e un campionato. Titoli che, da maggiorenne, non le sono bastati per indossare la maglia azzurra per la quale «serve la cittadinanza». Ma per ottenerla, anche pervia dell’entrata in vigore del decreto Salvini che ha allungato la pratica con controlli più stretti, i tempi si sono dilatati arrivando fino a quattro anni di attesa prima di poter giurare.
Nel frattempo Alessia, stanca di aspettare, si era piuttosto scoraggiata e aveva abbandonato i combattimenti sul tatami. «Non aveva senso: non potevo essere sostenuta dalla Federazione e senza aiuti proseguire con gli allenamenti era una perdita di tempo e soldi: una trasferta costa...». Ma quando, qualche mese fa, dalla prefettura di Reggio è arrivato il via libera alla cittadinanza «l’entusiasmo è tornato e ho ripreso a frequentare la palestra». «Il sogno che desiderava da una vita si è realizzato – racconta il sindaco di Reggio Luca Vecchi —. Le ho chiesto scusa per il ritardo con cui l’Italia si muove sulla strada dei diritti, lasciando per anni le persone in un limbo di incertezza». Ma adesso? Alessia, Covid permettendo, ha le idee chiare: «Il prossimo obiettivo saranno i campionati assoluti. E magari i Giochi. Sì, vorrei indossare l’azzurro...».