Avvenire, 28 ottobre 2020
Giancarlo Pedote, il filosofo della vela
Il filosofo del mare ha scelto l’avventura estrema per allenare la sua mente. Quasi tre mesi da solo su una barca a vela, per fare il giro del mondo senza scalo né assistenza tecnica esterna. Non vedrà nessuno, ma dialogherà a distanza sfruttando le nuove tecnologie. Sarà concentrato a studiare le mappe, ma dovrà anche evitare incontri ravvicinati con oggetti non identificati. E se tutto andrà bene potrà raccontare la leggenda del filosofo sull’oceano.
Il quarantaquattrenne fiorentino Giancarlo Pedote – da un decennio di stanza a Lorient, in Bretagna, dove vive con moglie e figli – sarà il quinto italiano ad affrontare la Vendée Globe, regata ribattezzata l’Everest dei mari per la sua difficoltà. «Tutti i velisti – racconta Pedote – sognano di affrontarla, ma solo in pochi riescono a disputarla. Ho navigato tanto per essere pronto all’appuntamento con la storia». Il toscano ha cominciato col windsurf, poi ha scalato le classi oceaniche, fino all’Imoca 60. Ha già vinto la Transat Jacques Vabre nella Multi 50 nel 2015, stagione in cui è stato eletto per la seconda volta velista dell’anno, e adesso il suo primo giro del mondo si concretizzerà grazie alla collaborazione con Prysmian Group. «La partnership si fonda su valori come la performance, la ricerca dell’eccellenza e il superamento di sé stessi, perciò la Vendée Globe rappresenta l’occasione perfetta per diffondere la nostra cultura comune». Mangerà per lo più cibo liofilizzato («Ma qualche volta cucinerò pure la pasta e il riso. Non ho il frigo, ma ho il fornello»), schiaccerà qualche pisolino durante il tempo libero e manterrà il suo ritmo biologico impostato sull’ora di Greenwich: sveglia alle 7.30, gran parte della giornata dedicata all’analisi meteorologica e alla regolazione della barca, e poi comunicazioni con la base e la giuria attraverso il telefono satellitare. Nella play-list da ascoltare a bordo c’è tanta Italia, a cominciare da Franco Battiato, perché il sottofondo musicale stimolerà la riflessione di un padre di famiglia laureato in Filosofia all’Università di Firenze: «Per buona parte del tempo il mio cervello sarà invaso da numeri per decidere la rotta o per valutare e controllare le impostazioni, ma quando potrò permetterlo resterò immobile a sentire i rumori della barca. Le regate in solitaria spostano più in alto il cursore dei tuoi limiti, ti fanno sperimentare situazioni nuove, esponendoti però anche a rischi». Numerose infatti saranno le insidie da schivare. «L’oceano è pieno di oggetti galleggianti, dai container abbandonati fino ai pezzi enormi di legno o metallo, per non contare poi i mammiferi di svariate tonnellate che dormono tranquillamente. Basta una distrazione e la collisione può essere fatale. Ma non è detto che i tranelli siano solo nel profondo Sud, l’imprevisto può esserci pure nel golfo di Guascogna a poche miglia dalla costa». Si partirà domenica 8 novembre da Les Sables d’Olonne, in Vandea, dove i concorrenti sono stati blindati per scongiurare un possibile contagio: «Le restrizioni dentro il villaggio sono tantissime, ci mancherà l’applauso della gente al via (nel 2016 c’erano 300mila persone), ma una volta partiti ci si potrà togliere la mascherina e il Covid sarà solo un’onda lontana». Il suo habitat sarà una barca di 8 tonnellate, lunga 18 metri e larga poco meno di sei, con un albero alto 27 metri e capace di raggiungere una velocità di 33 nodi (più di 60 chilometri orari). «L’imbarcazione non mi appartiene, ma ne sono il custode, la gestisco col mio team, composto da cinque persone fisse e un centinaio di fornitori esterni. Lavoriamo al progetto dal 2018 e adesso dovremo capitalizzare quanto è stato investito». L’obiettivo è semplice: concludere la traversata senza velleità di successo. «Ci sono barche più nuove e più veloci della mia, alcune anche dotate di foil di ultima generazione, pertanto non penso a vincere, ma voglio arrivare al traguardo, portare la pelle a casa e diffon- dere il mio messaggio umanitario». Pedote è infatti ambasciatore di Electriciens sans frontières, la Ong francese di solidarietà internazionale che, da più di 30 anni, opera per garantire l’accesso all’elettricità e all’acqua alle popolazioni più povere del mondo. «In base al numero dei “like” raccolto sui social dai nostri post, Prysmian donerà una determinata quantità di cavi elettrici alla Ong», spiega il velista azzurro, che in attesa di scalare metaforicamente il suo Everest non pone limiti alle sue avventure future: «Chiusa la Vendèe Globe vorrei prima di tutto godermi per qualche mese gli affetti più cari, che per forza di cose ho dovuto tralasciare in questo periodo delicato. Dopo una bella vacanza deciderò come sviluppare il progetto». Non è da escludere quindi una nuova partecipazione al giro del mondo anche tra quattro anni: «È stata una scommessa, che mi ha assorbito tante energie nervose e fisiche, ma anche fatto crescere e apprendere molte cose. Ora sono pronto a farmi sorprendere dalla vita».