La Stampa, 28 ottobre 2020
Conte e i microfoni all’opera
Il premier ha risposto sul Corriere a Riccardo Muti che aveva chiesto pietà per la cultura. La lettera è un perfetto esempio di «contese»: molte parole per dire nulla, con una prosa che oscilla fra il mattinale della Questura e il filosofumo, tipo «il comune destino di finitudine dell’essere umano», boh. Poi, sul gran finale, una gaffe piramidale: «Con il ministro Franceschini siamo già al lavoro per far riaccendere al più presto i microfoni», che ai concerti «classici» e all’opera, com’è noto (almeno a chi ci va), non si usano, anzi sono visti con orrore. Musicisti basiti. Anzi, muti.