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 2020  ottobre 27 Martedì calendario

Mrs B, coi camaleonti sul Nilo

Una donna così sulle rive del Nilo, dalle parti di Tebe, non si era vista da secoli. Nell’estate del 1816 sbarca dal fiume una signora trentacinquenne di carnagione chiarissima, lunghi capelli neri, abbigliata come un maschio, dal tratto cordiale ma capace di farsi rispettare, portatrice di un piccolo tesoro di perline e specchietti che fa impazzire le indigene. Si chiama Sarah Parker-Brown, è inglese, la moglie del «signor Belzoni», il viaggiatore padovano che è arrivato sin lì come cacciatore di antichità egizie. Lui la chiama «Mrs. B», o anche «la Donna». È una D maiuscola che Sarah si merita tutta, per il coraggio, lo spirito intraprendente, l’occhio acuto. È la prima di tante intrepide viaggiatrici-scrittrici otto e novecentesche, in tutto degna del consorte, quel Giovanni Battista («Jovanni», per lei) che era arrivato a Londra nel 1803 in cerca di fortuna. È alto due metri e dieci, capelli rossi e occhi azzurri, barba da Mangiafuoco, colosso di spirito gentile che si diletta di idraulica, giochi acquatici e lanterne magiche. Si esibisce in un teatro di varietà come «Sansone Patagonico». Il suo numero si intitola profeticamente «La piramide umana».
Con l’aiuto di un’imbragatura metallica, porta a spasso per il palcoscenico una dozzina di persone aggrappate a lui. Per una decina d’anni gira il regno nei ruoli di giovane selvaggio allevato da un’orsa, temibile corsaro, Sansone, Ercole, persino Macbeth. La svolta della sua vita, nel 1815 a Malta. Un emissario di Mehmet Alì, pascià d’Egitto, lo assume come un ingegnere idraulico per modernizzare l’agricoltura, ma l’operazione è osteggiata dai notabili e fallisce. Non gli resta che improvvisarsi archeologo e cacciatore d’antichità, con risultati sbalorditivi. A Tebe riesce a recuperare e trasportare sul Nilo il colossale busto del Giovane Memnone (impresa che quasi vent’anni prima non era riuscita al generale Desaix e a Vivant Denon), scopre sei tombe nella Valle dei Re e la città di Berenice, libera dalla sabbia il tempio di Ramses II ad Abu Simbel, ricupera l’obelisco di File, trova l’ingresso della piramide di Chefren, sino ad allora ritenuto inesistente. Tutto questo superando invidie e calunnie, e lottando con un concorrente molto aggressivo, il canavesano Bernardino Drovetti, console di Francia, a caccia degli stessi tesori, che lo fa minacciare con le armi dai suoi agenti. Tornato in Inghilterra, nel 1821 dedicherà ai tesori della tomba di Sethi I una mostra epocale, e racconterà le sue avventure in un volume destinato a grande successo.
Sarah, sempre accanto lui, tiene un diario gustoso, che ora ci viene offerto in traduzione italiana con gli scritti di Marco Zatterin, biografo di questo antenato di Indiana Jones (il suo Il gigante del Nilo è negli Oscar Mondadori) e di Francesca Veronese, curatrice della recente mostra padovana sull’Egitto di Belzoni (In Egitto e Terrasanta, traduzione di Loredana Fenoglio L’Erma di Bretschneider, pp. 128, € 20).
L’imperturbabile «Mrs. B» annota inquietanti pratiche alimentari, culture materiali, rapporti sociali e parentali: case che assomigliano a stalle a cielo aperto, esposte ai venti infuocati del deserto; mogli trattate con disprezzo e sempre in lotta tra loro, dai capelli ricoperti di grassi puzzolenti e polveri nere (perché così proteggono anche dal caldo).
Assalita dalle febbri, prostrata dalle oftalmie, Sarah – protofemminista senza retorica- è bravissima a tenere relazioni con le donne dei villaggi mescolando solidarietà, empatia, rispetto, e quella che deve rimanere una giusta distanza. E visto che «Jovanni» è sempre troppo occupato, mentre infuria la peste decide di andarsene da sola a Gerusalemme, scende fino al Giordano, visita Nazareth. È sempre vestita da uomo, intimidisce con il suo piglio deciso giannizzeri e marinai («la gente ti teme quando ha capito che non hai paura»), fraternizza con le signore cristiane e turche. Appassionata di camaleonti, ne alleva una cinquantina (ne tiene uno in spalla) e ne studia i comportamenti (sono molto permalosi); curiosa di botanica, ci descrive quello strano frutto setoso che è il cosiddetto Pomo di Sodoma.
Quando Belzoni muove nel 1823 cercando di raggiungere la mitica Timbuctu passando dal Niger, Sarah affronta con fermezza gravi difficoltà economiche. Si riduce a vivere in Belgio con la sola compagnia di tre mummie perfettamente conservate, ma continua a sognare di viaggiare. Benché in ristrettezze, finanzia con cento franchi la causa dei mazziniani, magari in odio ai «piemontesi» che avevano comperato le collezioni di Drovetti per il loro museo. Aveva scritto nel diario: «Gli uomini sono egoisti e volgari se la loro vita non è temprata dalla presenza delle donne».