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 2020  ottobre 26 Lunedì calendario

Milano deserta e silenziosa

Milano, domenica; piazza Sant’Alessandro, ore 11: tempo sereno, aria tiepida, una mamma seduta sulla bella panca di marmo che muove una carrozzina-tandem, con una copertina rosa e una azzurra, dentro due testoline gemelle rosee di sonno. Qualche ragazzo seduto sulla scalinata della bella chiesa, portoni serrati, mi chiedono quando c’è la messa, cosa che naturalmente ignoro.
Sulla piazza danno un ristorante che questa estate la riempiva di tavoli e di first lady del passato dal prestigio perduto, oggi chiuso (però di domenica sempre), come due bar, mentre sulla stretta via Lupetta è già aperto il paninaro del momento, davanti a cui verso mezzogiorno comincerà a formarsi una coda interminabile oltre via Torino di ragazzi: tutti ordinati, tutti distanziati, tutti con mascherina. Adesso c’è solo una coppia di mezza età che con quel paninone grandioso (6 euro) mangerà in due a casa: lui e lei hanno ciascuno una potente moto, casco su mascherina, sederone sul sedile, e schizzano via.
Non passa una macchina, si respira silenzio e aspetto da un momento all’altro un tintinnare di campanelle delle mucche che tornano dal pascolo come se fossi in un paesino di montagna. Allucinazione certo, ma confortante. Sfuggita per poco agli ordini del dottore, me la godo coi giornali (comprati e subito mani disinfettate); tra occhiali, maschera e altro sarei pronta oggi per dolcetto scherzetto. Ma intanto chiusure, proteste, rivolte, pianti di cinema e teatri, suppliche, minacce, la Scala che almeno il museo lo aprirà tra pochi giorni, con ingressi contingentati: e poi terrorismi di ulteriori iniquità sia di qua che di là, e il Covid fregandosene di ogni umana reazione se la spassa in tutto il mondo, con interventi e risultati peggiori dei nostri (silenzio dalla Cina) e ha liberato la terra, sino a ieri, di 1.152.215 incolpevoli con una preferenza per il sovrappiù dei vecchi però del tutto a casaccio.
Che fare? Visto che le buone maniere democratiche non solo non migliorano la situazione ma consentono a una quantità di pazzi di dire la loro diventando star del web e della televisione e peggiorando quindi sia il morbo che le persone, oso pensare che senza arrivare a Beria (che risolverebbe tutto in mezza giornata), un polsino meno fragile si potrebbe immaginare, per esempio: tralasciando oltre all’avanti e indietro di chiusure e aperture a vari orari, smettere di fantasticare-promettere quando questa vita di nebbia finirà: tra una settimana, tra trenta giorni, a Natale, la prossima estate… Non lo sappiamo noi sempliciotti, non lo sanno i cretini e i saccenti, non lo sanno i governi, non lo sa la scienza, forse non lo sa nemmeno il Covid-19 stesso.
Nei secoli ci si è abituati a vivere con le guerre di religione, le guerre tra nazioni, le carestie, la peste e tutte le maledizioni della terra, perché non attrezzarsi anche adesso per convivere con questa pandemia, difendendosi al meglio sino a quando, se gli umani non troveranno un’arma definitiva, per ignoti incantesimi riprenderà la sua astronave e se ne andrà a far fuori gli abitanti, animali o vegetali o minerali di un altro sistema solare? Ci vorrebbe però quella disposizione d’animo ignota agli italiani che si chiama disciplina, e una anche peggio, detta ubbidienza: ma pure, e qui siamo dei maghi, una delle nostre virtù massime è proprio quella di violare anche la legge meno fastidiosa, perché fregare gli altri ci rende importanti, in quanto siamo quelli che non si fanno fregare. Oppure seguire l’istinto di sopravvivenza, non ritenere uno stupro disinfettarsi spesso le mani, una galera star qualche sera a casa, un attentato alla libertà portare la mascherina (quando per la moda si è disposti a ogni tortura tipo tacco a spillo o tatuaggio anche nei luoghi meno esposti allo sguardo). Sarà mortalmente noioso tanto da creare depressione e violenza rinunciare alla movida, quando a noi vecchi pare noiosissimo stare in piedi con un bicchiere in mano davanti a un bar a chiacchierare con uno sconosciuto di cose prive di interesse e rigorosamente solo dopo mezzanotte.
E le palestre? Non ne ho mai vista una in tutta la mia vita, ma nella pubblicità e nei film si vedono ambosessi di ogni età solitari, senza nessuno vicino, che sudano orribilmente sballonzolando su congegni da tortura: se però poi fanno una doccia con qualche disinfettante bruciantissimo sono a posto. E i teatri e i cinema e i musei e quei luoghi dove si fa cultura presentando libri o altro? Si sa che non contano nulla perché non interessano a chi conta ma proprio per questo perché chiuderli? In pochi, immobili, distanziati, con ingegnose mascherine-casco che qualche maghetto sta già inventando, che consentirebbero magari di respirare attraverso le orecchie, dico per dire.
E gli inviti a casa? Chi ha saloni di 200 metri quadri con tavoli come quello su cui cenavano contente una cinquantina di signorine alla volta nel palazzo Berlusconi, potrebbe invitarne quattro? E chi vive in due locali in otto? Meglio in questo caso stare fuori all’addiaccio? Ci vuole pazienza ma se si decide di trovare davvero almeno dei rammendi a questa vita sfilacciata, in attesa del vaccino che poi in milioni non vorranno fare, ci sarà un’altra guerra che in quel caso dovrà essere spietata. Intanto, tornando al caro Beria, i primi passi verso la convivenza con la peste e derivati sarebbero: chiudere la bocca a qualsiasi virologo o altro autonominatosi specialista, oscurare tutti i commentatori, multare chiunque dice che tanto la pandemia non esiste, chiudere i siti di chi continua a occuparsi solo di sbarchi di milioni di africani col Covid, raccontando di nigeriani che si tolgono le mutande davanti a un asilo nido, di marocchini che schiaffeggiano passanti, di ministre dell’Interno che proibiscono le case popolari ai vecchi italiani messi sul lastrico per affittarle a trans brasiliani. C’è su Facebook con molto altro. Non si vorrebbe esagerare chiedendo l’impossibile: ma insomma tutti questi chiacchieroni della politica che ormai sono diventati noiosissimi, non potrebbero rispettare cinque minuti, dico cinque minuti di silenzio, giusto per immaginare i modi, che forse ci sono, per instaurare una resa, addirittura una collaborazione tra chi non vuole morire di contagio e chi se non proprio di miseria, di guadagni ridotti? Azzardo, magari non chiedendo come sempre aiuto al miserando Stato, ma a se stesso?