Corriere della Sera, 26 ottobre 2020
Galapagos nella morsa dei pescherecci cinesi
NANCHINO Il primo allarme è stato dato all’inizio dell’estate (ne ha scritto anche il Corriere ): una flotta di 300 pescherecci cinesi scoperti al limite della zona protetta delle isole Galapagos, al largo dell’Ecuador nel Pacifico.
Tre mesi dopo i 300 razziatori dei mari sono ancora lì. Stanno catturando migliaia di tonnellate di pesci e danneggiando l’ecosistema della meravigliosa riserva naturale dichiarata nel 1978 patrimonio dell’umanità dall’Unesco. L’arcipelago era rimasto quasi intatto dopo aver ispirato due secoli fa a Charles Darwin la teoria dell’evoluzione delle specie.
Lo schieramento di pescherecci cinesi è predisposto per una campagna prolungata, tanto che al seguito dell’armata è stata inviata una nave cisterna per il rifornimento di carburante in alto mare e diversi vascelli-fabbrica per processare il pesce, surgelarlo e permettere alla flotta di tornare a caccia. La concentrazione di queste grosse navi, che possono contenere ciascuna fino a 1.000 tonnellate di prodotto, costituisce una sorta di città galleggiante al largo delle Galapagos. Una città industriale che produce anche scarti: sulle spiagge si ammassano bottiglie e cassette di plastica facilmente identificabili perché hanno scritte con caratteri cinesi.
Il governo di Quito ha chiesto aiuto anche alla Guardia costiera degli Stati Uniti, che ha inviato una unità da ricognizione. Ma apparentemente i cinesi non violano le acque territoriali dell’Ecuador, restano a 200 miglia dalla costa continentale. «E quando penetrano per incursioni illegali spengono i radio segnalatori della loro posizione, oppure la falsificano, facendo figurare per esempio di essere in Alaska», ha detto all’agenzia Associated Press il capitano Brian Anderson, comandante del guardacoste Bertholf della Marina Usa.
Solo a settembre la flotta «pirata» ha operato per complessive 73 mila ore di pesca intensiva, denuncia il gruppo ambientalista Oceana, violando le norme internazionali contro l’eccesso di sfruttamento di un tratto di mare. I cinesi aspettano anche il passaggio di grandi tonni e pescispada, che in questa stagione si spostano in branchi verso mari più caldi e con l’imponenza del loro sistema integrato di pesca sono in grado di spazzare via la concorrenza dei pescatori locali. Un danno all’ecosistema e una rovina economica per i lavoratori del mare dell’Ecuador.
I conservazionisti avvertono che purtroppo il caso delle Galapagos è solo la punta dell’iceberg del gigantesco setaccio degli oceani condotto dalla flotta d’alto mare cinese, la più vasta del mondo con le sue 17 mila unità.
Le Galapagos stanno soffrendo anche per la crisi del turismo, causata dalla pandemia. La mancanza della consueta folla di visitatori ha reso meno timidi pinguini, testuggini, foche, delfini, squali, tonni che di solito stanno in zone riparate o al largo in acque profonde, mentre da mesi si vedono in gran numero nel porto di Academy Bay liberato dai battelli dei tour organizzati di visitatori stranieri.
Ma scarseggiano i calamari, che sono tra le prede catturate dalle grandi reti dei pescherecci, e costituiscono anche la dieta preferita di foche e squali martello, una specie già in pericolo di estinzione.