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 2020  ottobre 25 Domenica calendario

Parte la super rompighiaccio russa, ma il ghiaccio è sciolto

La missione era raggiungere il Polo Nord e testare tutte le capacità del vascello. Il mezzo prescelto è l’Arktika, ultimo gioiello della flotta di rompighiaccio nucleari della Russia, capace di sbriciolare lastre spesse tre metri. Partito dai cantieri navali di San Pietroburgo lo scorso 22 settembre, è arrivato questa settimana alla sua destinazione finale di Murmansk, in tempo per la cerimonia di entrata in servizio alla presenza del premier Mikhail Mishustin. Ma a vanificare il progetto è intervenuto il surriscaldamento globale. «I test veri andranno ripetuti, probabilmente quest’anno, perché le prove attuali non sono servite: lo spessore del ghiaccio era di 1,1-1,2 metri. Era sottile e frastagliato, il rompighiaccio non ha incontrato alcuna resistenza», afferma il capitano Oleg Shchapin. Il viaggio a vuoto dell’Arktika è l’ultimo preoccupante segnale dell’incipiente crisi climatica nell’artico.
SFIDA MONDIALE
La Russia è infatti uscita dal suo settembre più caldo mai registrato da 130 anni e tutti gli indicatori segnalano che il Paese è a un punto di svolta. Tanto che persino il presidente Vladimir Putin, noto per l’atteggiamento alquanto scettico sul contributo dell’uomo al cambiamento del clima, è intervenuto sostenendo la necessità di proteggere il pianeta e criticando il modello ultra consumistico. «Questo problema richiede un’azione pratica e molta più attenzione da parte nostra», ha detto. «È una sfida enorme per il mondo, per tutta l’umanità, anche per noi, per la Russia, dove il permafrost occupa il 65% del nostro territorio nazionale». Il presidente ha ricordato ciò che alcuni scienziati russi ripetono (inascoltati) da anni. «È possibile una sorta di reazione a catena perché la fusione del permafrost stimolerà emissioni di metano, che possono produrre un effetto serra 28 volte più massiccia dell’anidride carbonica», ha rimarcato Putin. «Vogliamo che il nostro pianeta diventi come Venere?». In realtà lo scioglimento del permafrost mette la Russia di fronte a problemi immediati. «Questi cambiamenti possono causare conseguenze negative sull’economia e sulle infrastrutture, perché colpiscono i sistemi di condutture e i quartieri residenziali costruiti sul permafrost. Dunque si tratta di una minaccia diretta per le persone». Un riferimento al disastro ambientale del fiume Ambarnaya, dove nel maggio scorso si sono riversate 20 mila tonnellate di diesel, e la tragedia è stata probabilmente causata proprio dal cedimento di una cisterna costruita sul permafrost. Ora l’Arktika pattuglierà le acque della rotta di nord-est, che collega l’Europa all’Asia lungo le cose artiche della Russia. L’idea è di renderla navigabile tutto l’anno e per questo da qui al 2027 entreranno in servizio altri quattro super-rompighiaccio nucleari. Sempre che ci sia ghiaccio da rompere.