Il Sole 24 Ore, 25 ottobre 2020
Merkel e l’appello al lockdown individuale
«Il politico trova sempre parole nuove ma per me vale ancora, parola per parola, quello che ho detto nel mio podcast lo scorso sabato, e sarei felice se lo riascoltaste e se lo faceste ascoltare ai vostri amici. Eccolo». Angela Merkel ieri, nel suo messaggio pandemico del sabato mattina, ha spiazzato chi si aspettava un’alzata di tono dopo l’impennata dei nuovi contagi che in una settimana in Germania sono passati dai 7.830 resi noti il 17 ottobre ai 14.714 ieri, sforando la soglia dei 10.000 decessi saliti a 10.003. La cancelliera, nel suo noto stile senza giri di parole, ha deciso di riaffermare ieri quanto già detto, di rilanciare la sua «convinzione» così centrale all’appello accorato dello scorso sabato: la forza e la rapidità del virus viene decisa dal comportamento individuale, «da ognuno di noi». «Ogni individuo può fare moltissimo», ha esortato. “Einzelne” è la parola usata, è all’individuo che Merkel si rivolge: ridurre i contatti, rimanere il più possibile a casa, coprire naso e bocca, mantenere il distanziamento, osservare le norme igieniche.
Il lockdown in Germania, dunque, prima ancora di essere federale, regionale, locale, capillare, mirato e circoscritto ai focolai, è e vuole essere, e per la Merkel deve essere, principalmente un lockdown individuale. Per questo la cancelliera insiste nel lanciare appelli incentrati sul comportamento dei singoli, chiamando così in causa quel senso del dovere e della disciplina, quel senso di colpa e di rispetto reciproco e quel senso di appartenenza alla comunità che contraddistinguono la popolazione tedesca. Perchè «tutti insieme», dice Merkel con espressione seria come per guardare negli occhi uno ad uno i cittadini, «possiamo spezzare le catene dei contagi limitando i contatti, in famiglia e fuori».
Il governo federale, i presidenti dei 16 Länder, i sindaci di città grandi e piccole sono tutti impegnati in questa seconda ondata come nella prima ad adottare via via misure di contenimento efficaci, interventi economici e finanziari straordinari senza precedenti per salvaguardare posti di lavoro e sostenere l’economia, per rafforzare il sistema sanitario: e soprattutto per infondere fiducia, iniettare ottimismo nel futuro. «Non siamo impotenti contro il virus», ha rassicurato ieri la Merkel: il governo federale in modalità pandemica ha già accumulato oltre 300 miliardi di nuovo debito pubblico nei due anni 2020-2021, ha varato manovre straordinarie anti-Covid mettendo sul piatto 800 miliardi tra garanzie pubbliche e prestiti, ha potenziato gli investimenti pubblici a colpi di 50 miliardi circa l’anno. Ma conta sul cittadino che deve fare la sua parte, una parte decisiva. E la Merkel insiste nella sua campagna di responsabilizzazione del singolo.
Perchè aggiungere parole nuove quando basta quel che è stato già detto? La cacofonia rallenta quando la pubblica amministrazione deve essere più veloce per battere sul tempo il coronavirus che ha una paurosa rapidità di diffusione. Angela Merkel può permettersi di ripetersi, non ha bisogno di trovare slogan nuovi: è in uscita definitivamente dalla scena politica, non è più leader della Cdu da due anni e lascerà la cancelleria l’anno prossimo. Questa sua posizione politica, anomala per il suo alto standing, invece di indebolirla l’ha rafforzata in pandemia, rendendola neutrale e sopra le parti, in grado di esercitare così una leadership totale.
La Merkel è diventata nella sua ultima veste politica la leader della lotta al coronavirus: accorciata così la catena della comunicazione, passaggio fondamentale in pandemia, i messaggi arrivano, a una popolazione spaesata e impaurita, in maniera asciutta, diretta, chiara, rassicurante.