la Repubblica, 25 ottobre 2020
Il Giro d’Italia deciso negli ultimi 15 km e 700 metri
Dopo 3.348,2 km, dopo un intreccio di cadute, crisi, abbuoni e vittorie di tappa, due ex gregari di due capitani crollati in modi diversi sono appaiati in testa alla classifica del Giro. Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart hanno impiegato 85 ore, 22 minuti e 7 secondi per completare tutte le venti tappe, e ora ne manca una sola, la cronometro da Cernusco sul Naviglio a Milano, 15 km e 700 metri (meglio essere precisi, potrebbero fare la differenza anche i centimetri). Hindley è in rosa per 86 centesimi, i decimali delle due cronometro, che si conteggiano solo in caso di pari merito, ed è questo il caso, una situazione unica nella storia del ciclismo, a una tappa dalla fine di una grande corsa a tappe. Non fosse stata una cronometro, l’ultima tappa, con le sue differenze nette, ma una frazione in linea, sarebbero stati decisivi i traguardi volanti. Ma chi può dire, adesso, come finirà. Sulla carta Geoghegan Hart è più cronoman di Hindley, ma nella Monreale-Palermo l’australiano ha battuto l’inglese per 49”. Nella Conegliano- Valdobbiadene, al contrario, Tao ha dato 1’15” a Jai. Quindi, come dice Hindley, «conteranno le gambe, quello che ci resta dopo un Giro incredibile, e io darò tutto fino alla morte». Entrambi lottano anche per la maglia bianca, quella del miglior giovane, e anche questo è un fatto notevole: «Nelle ultime due stagioni stiamo assistendo a una rivoluzione» racconta Geoghegan Hart, «noi ragazzi stiamo scombinando i piani di tutti, ci siamo fatti largo noi, e prendete ad esempio quello che è successo al Tour, con Pogacar, vincitore a meno di 22 anni». Ne hanno 24 (Jai) e 25 (Tao).
Ad Alba, alla partenza della tappa, Hindley era avanti di 3” su Tao, entrambi erano dietro Kelderman. Durante la scalata al Sestriere, mentre la maglia rosa affondava sotto i colpi della Ineos di Tao, Hindley ha guadagnato un altro secondo in un traguardo volante. All’arrivo, Geoghegan Hart ha vinto, prendendosi i 10” di abbuono contro i 6 di Hindley. Parità, con quei centesimi che comunque mettono la maglia rosa sulle spalle di Hindley e gli regalano un piccolo vantaggio: nella crono finale Tao partirà alle 16.09, Jai alle 16.12. Teoricamente, ma è quasi impossibile, l’australiano potrà correre sui tempi del rosso di Hackney. Il vincitore, ma anche lo sconfitto di oggi, potrebbero insieme entrare nella storia, togliendo a Fiorenzo Magni e Ezio Cecchi (1948) il record di minor distacco di sempre tra i primi due a fine Giro: 11”. Il Sestriere, scalato tre volte, ha fatto gli stessi danni dello Stelvio e ha riunito assieme gli stessi protagonisti, compreso Rohan Dennis, gregario extralusso della Ineos, una squadra costruita per vincere il Giro con Geraint Thomas e abbandonata troppo presto dal gallese, caduto su una borraccia rotolante a Enna. Da allora il Giro dei granatieri (Grenadier è il secondo nome, da quello di un fuoristrada prodotto proprio da Ineos) si è trasformato in una ricerca continua di occasioni, di tappe (sono già sei quelle vinte), e poi Tao è rientrato in classifica: «Ci siamo reinventati, ma non penso al tempo perso in Sicilia ad aspettare Geraint, lui era il nostro capitano, e così va il ciclismo. Ora siamo qua». Tao ha vissuto una parentesi americana nella Axeon Hagen Bermans, di Axel Merckx, il figlio di Eddy. La figlia di Axel, Athina, lotta da un anno con un tumore al ginocchio e quasi ogni giorno Tao le manda un video con Whatsapp, per farla sorridere. Le dedicherà la maglia rosa, se sarà. A Piancavallo aveva dedicato la vittoria a Nico Portal, il ds della Ineos scomparso improvvisamente nella primavera scorsa, a 40 anni. «La persona più importante per me».
Più rusticano, al gusto di arrosticini, il passato di Hindley, arrivato in Italia grazie alla collaborazione tra Shayne Bannan, il grande capo del ciclismo australiano, e la Aran Cucine di Umberto Di Giuseppe, detto Umbertone: «Sono cresciuto a casa sua, a Montesilvano, è uno di famiglia per me, mi piaceva cucinare per lui». Si è appassionato al ciclismo a 6 anni, dopo aver visto in tv il Tour 2002, uno dei sette mai esistiti per gli albi d’oro: «I miei idoli erano McEwen e O’Grady», due velocisti, «ma anche Cadel Evans». Dopo Evans sarà il secondo australiano sul podio del Giro. Ma il podio, a questo punto, non basta più: «Correre contro Tao è bello, siamo amici, ma adesso tocca batterlo. Sarà comunque meraviglioso». Sarà unico.